Gli odori che ci indicano lo stato di salute

di Micaela Faggiani

Il segreto dietro gusto e olfatto, carta d’identità del nostro stato di salute o malattia.

“Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini”

Odori e gusto possono essere dei chiari segnali di difficoltà sanitarie e psicologiche.

Lo sapevate?

A provarlo sono studi scientifici e ricerche cliniche realizzate negli ultimi trent’anni, soprattutto in Germania e negli Stati Uniti. Ma non solo.

C’è un professwore ordinario di psicologia all’Università di Padova che ne ha fatto il suo cavallo di battaglia o meglio la sua passione di ricerca, se così possiamo definirla, che elargisce gratuitamente a chi ne ha bisogno.

Lui è Gesualdo Zucco, professore ordinario di Psicologia generale presso la Facoltà di Padova.

Da più di trentacinque anni è studioso ed esperto nel campo dell’olfatto-gusto, che dice essere due sensi per troppo tempo trascurati dalla ricerca scientifica, più attenta ai sistemi sensoriali visivo e acustico.

Due sensi però cruciali in salute e in malattia, in relazione sia agli aspetti cognitivi ed emotivi della nostra vita quotidiana sia a quelli legati alle più svariate condizioni patologiche. Come il famigerato Covid-19.

È noto dalla letteratura scientifica, infatti, che deficit olfattivi sono presenti in svariate sindromi neurodegenerative, psichiatriche, infettive e di altra natura. In molti casi sono uno dei primi marker pre-clinici del disturbo, così come un possibile premonitore della sua evoluzione.

In particolare è stato riscontrato che i pazienti parkinsoniani, i malati di Alzheimer, le persone affette dal virus dell’HIV, da encefalopatia spongiforme di Creutzfeldt-Jakob (più nota come sindrome della mucca pazza), così come da schizofrenia, depressione e disturbi Alimentari hanno deficit più o meno marcati nelle prove di rilevazione, memoria e identificazione degli odori.

Per avere un quadro della situazione esistono in commercio numerosi kit olfattivi, che consentono di valutare le funzioni sia sensoriali che cognitive e olfattive; così come esiste un metodo riabilitativo delle abilità olfattive residue che è possibile attuare anche con semplice fai da te.

Gli strumenti in commercio sono gli Sniffin’s Sticks, bastoncini odorosi  sviluppati dal professor Thomas Hummel dell’università di Dresda.

Una sorta di batteria di odori, che consente la valutazione di più capacità olfattive: quella di detezione, cioè la misurazione della soglia olfattiva, ossia della pura sensibilità sensoriale; così come delle capacità più cognitive di discriminazione tra odoranti diversi e di identificazione (denominazione) di odoranti; a tutto questo si aggiunge la valutazione della capacità di memoria ideata proprio dal professor Zucco.

Sei invece gli odori primari suggeriti da Henning nel 1916: eucaliptolo, chiodi di garofano, rosa e limone.

Tra questi quattroeucaliptolo, chiodi di garofano, rosa e limone – vengono utilizzati per effettuare un training olfattivo volto alla riabilitazione della funzione deficitaria.

http://recoversmell.com/odori-primari/#:~:text=Henning%20(1916)%2Cdopo%20un,insieme%20in%20un%20unico%20odore

Ai pazienti ogni giorno, la mattina e il  pomeriggio, si chiede di annusare queste sostanze, che possono essere messe in una boccetta dove viene impregnata una garza e si chiede loro di soffermarsi sulle sensazioni che questi odori provocano. Questo per stimolare  e nutrire i ricettori.

Questo allenamento con le quattro sostanze è quello che suggeriamo anche ai pazienti post-Covid – ci spiega il prof Zucco – una sorta di training olfattivo fai da te, che si può eseguire  acquistando gli oli essenziali di queste sostanze. Sarebbe importante garantire queste prove in maniera gratuita perché curano le conseguenze del virus, così come ci sono i vaccini gratuiti. Sicuramente con questo metodo un miglioramento ci può essere, in tempi variabili ovviamente, in tempi variabili che risentono delle differenze individuali e dello stato di salute del paziente.”

Il professor Zucco ci racconta anche un ulteriore esperimento che guarda alla “combinazione uomini-donne e relativi odori”.

Questo è un esperimento fatto da alcuni ricercatori svizzeri alla fine degli  anni ’90,  con donne e uomini ai quali è stato detto di indossare delle magliette. Chi ha condotto l’esperimento ha quindi esaminato il corredo cromosomico di queste persone, il genoma. Dovete sapere che l’odore che ognuno di noi ha dipende dai geni presenti nel cromosoma 6, in particolare quattro geni che conferiscono il nostro odore personale e che sono anche l’identikit del nostro sistema immunitario. Quindi c’è una stretta relazione tra il nostro odore e il nostro sistema immunitario”.

Quando alla prova, ai partecipanti uomini era stato chiesto di indossare le magliette per alcune ore; successivamente queste venivano presentate alle donne con la richiesta di annusarle ed esprimere una valutazione del loro gradimento .

La scelta preferita della donna corrisponderà ad un omonimo sistema immunitario tra la donna e l’uomo che indossava questa maglietta?

La prima risposta, in automatico, sarebbe affermativa, eppure non è così.

E a spiegarlo è la biologia: se io ho 100 difese dal mio sistema immunitario, da 1 A a 100 A, per dirla con i numeri, e il mio partner ha le mie stesse difese immunitarie da 1 A a 100 A, la somma di 100 A+ 100 A  non farà 200 ma sempre 100 A; se invece il mio partner ha difese immunitarie diverse, da 1 B a 100 B il figlio che nascerà avrà doppie difese immunitarie, perché sommerà le mie 100 A con le 100 B del mio partner.

La natura insomma – conclude il professor Zucco – ha fatto in modo che sistemi immunitari opposti fanno sì che il suo odore piaccia all’altro proprio perché deriva da un sistema immunitario diverso, ciò favorisce la sopravvivenza. Insomma

Insomma il simile non è attratto dal simile, almeno biologicamente parlando

”.

Potrebbe interessarti anche...

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da parte di questo sito web.