Rinascere dopo la violenza – La storia di Eugenia

di Micaela Faggiani

SCAPPA DAL COMPAGNO VIOLENTO, VAGA PER UN MESE PER ALBERGHI POI TROVA CASA VIOLA

Il racconto di Eugenia, fuggita dal compagno violento, ospite per un anno di una casa di accoglienza per donne vittime di violenza.
Il suo percorso di rinascita.

Un anno in una casa protetta con le figlie, dopo aver vagato per un mese di albergo in albergo per scappare dal compagno violento.

Oggi ha una sua casa in affitto, una macchina e un paio di lavoretti che le permettono di sbarcare il lunario. E di vivere senza paura.

Eugenia è una delle donne che sono state ospitate in questi anni in Casa Viola, struttura di accoglienza gestita dal Gruppo Polis, a indirizzo segreto, che offre alle donne vittime di violenza e ai loro bambini un alloggio protetto e un percorso di accompagnamento all’inserimento lavorativo e abitativo.

Eugenia ha deciso di parlare anche a volto scoperto perché oggi non deve più nascondersi e vuole testimoniare il suo percorso per dare forza ad altre donne che potrebbero trovarsi nella sua stessa situazione.

Donne le più diverse – ci spiega Eugenia – che non hanno bisogno di aiuto solo perché magari non hanno un’indipendenza economica come invece è capitato a me, ma anche donne istruite che hanno un lavoro, che non riescono però più né a lavorare né ad avere una vita sociale a causa di mariti o compagni gelosi e violenti.
Per salvarsi devono scappare, ma soprattutto devono trovare qualcuno che le aiuti, sia sul versante economico, almeno per un periodo, ma anche e soprattutto su quello abitativo, psicologico e lavorativo in un secondo momento

Rinascere dopo la violenza - La storia di Eugenia

“Quando sono arrivata in Casa Viola mi sono trovata subito bene, mi sono sentita al sicuro, protetta, non mi  dovevo finalmente preoccupare più di niente. Sono arrivata lì dopo un mese in cui ho girovagato per alberghi nascondendomi dal mio compagno, che avevo lasciato. Non riuscivo però ancora a denunciarlo, avevo troppa paura, perché pensi… se lo denuncio lo faccio arrabbiare veramente.

E non potevo alloggiare da nessuno, amici o parenti perché li avrei messi in pericolo.
Ricordo di essere stata accolta per una notte da un’amica che però all’alba mi ha mandata via proprio perché non si sentiva tranquilla. Il mio compagno infatti era violento, per fortuna se la prendeva con me e non con le mie figlie. Quando sono arrivata a casa Viola…è uscito l’arcobaleno”.

Eppure, come racconta bene Eugenia, per legge il padre, prima di un regolare processo e di una sentenza definitiva, rimane comunque il padre dei bambini e come tale ha diritto di vedere i propri figlio.

Tanto che, una volta ospitata in Casa Viola, la bambina di Eugenia ha continuato a vedere il genitore, anche se in uno luogo protetto e sempre alla presenza di altre figure.
Con il sorriso di chi ce l’ha fatta e ora finalmente può vivere, Eugenia racconta il suo percorso in Casa Viola.

“In realtà sono stati vari percorsi. All’inizio infatti devi decomprimere, non devi più pensare a niente se non a ricostruirti. Non devi pensare a trovare il lavoro, come mantenerti. Solo in un secondo momento, quando stai meglio, allora le operatrici ti aiutano a cominciare a risolvere alcuni problemi, cominciando da quelli burocratici, perché ci sono tante cose da sistemare. L’ultimo step è quello del lavoro. Prima, quando vivevo con il mio compagno, facevo le pulizie nelle case, lui mi permetteva di fare solo quello. Qui in casa Viola mi hanno fatto fare due corsi di contabilità, perché mi hanno detto che potevo fare qualcosa di meglio piuttosto che le pulizie. Certo, io anche adesso se c’è bisogno le pulizie le faccio, ma giustamente bisogna guardare avanti, migliorarsi.
Grazie a questi corsi di formazione sono riuscita ad iniziare un tirocinio retribuito in una bellissima azienda… andava tutto a gonfie vele, stavo per finire di essere assunta, quando è arrivato il Covid e ha fermato tutto. L’azienda infatti ad oggi è chiusa e sono tutti in cassa integrazione. Nel frattempo però non mi sono persa d’animo e ho continuato a lavorare per una pizzeria e in un ristorante anche se per asporto e come badante part time.
Con questi lavori e un piccolo aiuto economico iniziale di Casa Viola sono riuscita a prendere in affitto una casa e una piccola utilitaria con la quale spostarmi, per il cosiddetto sgancio. Ossia mi hanno detto: ‘Ora sei pronta e puoi andare avanti con le tue gambe’.”
Un’ultima considerazione Eugenia la fa rivolta a tutte le donne che potrebbero vivere un incubo come il suo.
“Ho consigliato questo percorso anche ad un’insegnante con uno stipendio considerevole, che veniva da una buona famiglia, ossia ad una persona non in difficoltà economiche. Ma il suo compagno era ancora più aggressivo del mio e faceva danni in casa, le ha tagliato le gomme della macchina, l’ha messa in difficoltà anche in ambiente lavorativo, insomma non le permetteva di vivere. Questo per dire che Casa Viola può essere utile per qualsiasi donna con alle spalle le storie più diverse, ma tutte accomunate da violenza e prevaricazione.”
“Io voglio che la gente sappia – termina Eugenia – che, adesso che è tutto finito, quell’uomo che mi terrorizzava ora lo vedo piccolo piccolo. Ecco perché ribadisco che non serve solo l’aiuto economico o una casa dove andare, ma anche delle persone che ti aiutano e ti motivano… che ti dicono che vali di più, che puoi farcela. Perché la violenza inizia da quella psicologica, questi uomini fanno di tutto per farti sentire inferiore a loro, quando in realtà i problemi di inferiorità ce li hanno loro e quindi hanno bisogno di un altro che si senta più piccolo per sentirsi grandi.
E quindi quando tu capisci che la cosa si è rivoltata, allora ti chiedi come hai fatto ad aver paura di questa piccola cosa… Ecco perchè dico che ora non ho paura di niente”.

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