In un paese in cui i dati ISTAT segnalano che il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 ha subito una qualche forma di violenza fisica e/o sessuale, che vede il 28% delle donne non parlarne con nessuno e una percentuale tra l’88% e il 96% non denunciare, è fondamentale conoscere quali siano i servizi e le modalità per ricevere aiuto. Per questo noi vogliamo riassumerne alcuni.
Chiamare il 1522
Il 1522 è il numero gratuito di pubblica utilità, attivo h24, 365 giorni l’anno. Contattando questo numero si passa da una fase di accoglienza al contatto con i centri antiviolenza presenti sul proprio territorio.
Chattare con il 1522
In caso non si abbia la possibilità di fare telefonate, si può accedere alla chat presente nel sito del 1522 e passare attraverso gli stessi step per arrivare a ricevere assistenza da parte di un centro antiviolenza.
Utilizzare la App youPOL
Una app pensata per segnalare alla polizia reati di spaccio, bullismo e violenza domestica che si stanno svolgendo in tempo reale. La segnalazione può avvenire attraverso messaggi ed invio di foto/video oppure una chiamata tramite l’app.
In entrambi i casi si viene geolocalizzati e, nel caso, scatta l’intervento delle forze competenti, a seguito del quale si potrà poi decidere di sporgere la denuncia. C’è la possibilità di segnalare anche in forma anonima.
Chiedere informazioni in farmacia
Il 1 aprile 2020 il Ministero delle Pari Opportunità ha sottoscritto con la Federazione degli Ordini dei Farmacisti, di Federfarma e di Assofarm un protocollo d’intesa per potenziare l’informazione riguardo ai servizi contro la violenza sopra citati. Una donna vittima di violenza può quindi recarsi in farmacia e chiedere informazioni riguardo alle strade da intraprendere.
È bene sottolineare però che i farmacisti, pur essendo formati per fornire informazioni rispetto a chi contattare, non sono loro stessi operatori della rete antiviolenza, quindi la richiesta in farmacia non implica l’immediata attivazione di un percorso di fuoriuscita.
È stata però smentita la notizia sulla “mascherina 1522”, che doveva essere un modo per denunciare di essere vittime di violenza. La ministra alla famiglia e alle pari opportunità Elena Bonetti ha infatti sottolineato come non sia stato concordato nessun “codice segreto” che attiverebbe immediatamente un protocollo.
Signal for Help
Lanciato nel pieno del lockdown 2020 da Women’s Funding Network e Canadian Women’s Foundation, il Signal for Help è un gesto dinamico della mano che serve alle donne vittime di violenza che non hanno la possibilità, per via della costante presenza e controllo da parte del maltrattante, di denunciare o chiamare i numeri ufficiali.
Questo gesto è stato pensato per essere rivolto, principalmente in videochiamata, a persone in grado di contattare la rete antiviolenza fornendo informazioni specifiche sulla vittima, al fine di permettere agli operatori di contattarla e fornirle un aiuto.
Come ha sottolineato l’associazione Di.Re – Donne in rete contro la violenza – il Signal for Help è uno strumento fondamentale, che però va utilizzato con cautela, non in maniera generica ma solo negli specifici casi in cui non è possibile contattare direttamente i servizi competenti.
Il nostro +1 da non dimenticare
Altra modalità per ricevere sostegno ed assistenza è chiamare direttamente gli sportelli dei centri antiviolenza presenti sul territorio.