Aiutarsi a Vivere

di Redazione
aiutarsi a vivere | le emozioni dei ragazzi

Una riflessione sulla difficoltà di esprimere le proprie emozioni a parole.

Chiara Allegro
 
 
 
Ciao a tutti! Sono Chiara, ho 18 anni e frequento il liceo scientifico. Gioco a pallavolo, sono Scout e amo leggere… ma soprattutto scrivere!
 

Sono innamorato ma ho paura.

Non so cosa fare.

Voglio piangere.

Sono f*****amente triste e confuso. 

Aiutami.

Mi vergogno.

Scusa.

Ti amo.

Un sondaggio che ha ricevuto risposte da 366 ragazzi da tutta Italia. Cos’hanno in comune tutte queste espressioni, chiedete? Ecco, se le parole avessero delle dimensioni, queste sarebbero enormi. 

Certo, ora potreste dirmi: “Com’è possibile? Esistono parole molto, molto più lunghe”.

Ebbene sì, è vero, ma queste sono parole la cui importanza fa in modo che ci sia sempre un punto non ben definito, all’incirca in mezzo alla gola, in cui, inevitabilmente, si bloccano. Si invia un segnale al cervello che in primis ti obbliga a ragionarci per un po’, poi ti costringe a compiere un enorme sforzo per cercare di farle uscire. 

Talvolta diventa troppo tardi. Talvolta preferiamo deglutire e ricacciarle giù, in fondo, dove nessuno può vederle. E se nessuno le ha mai viste, allora non sono mai esistite, io non le ho mai pensate e di sicuro non le stavo per pronunciare. Non siete d’accordo?

Le emozioni

Le emozioni sono così complicate. Tremendamente complicate. Senza un apparente motivo. Non c’è nessun senso logico per cui proviamo amore, gioia, serenità con la stessa facilità e frequenza con cui siamo invasi da rabbia, tristezza, indifferenza. Siamo introversi o estroversi? È possibile essere solo una delle due cose, o talvolta è necessario essere entrambe? Troppe, troppe domande. D’altronde, i motivi che ci portano ad essere capaci di parlare o meno dei nostri sentimenti sono gli stessi: l’ambiente familiare, l’educazione, l’infanzia, i traumi

Estroversi o no, a tutti corre un brivido, seppur leggero, su per la schiena, sentiamo tutti quella vocina nell’orecchio che ci bisbiglia che no, all’altro non interessa quello che abbiamo da dire… che è imbarazzante… che non è da noi esporci a tal modo.

Carattere, abitudine, vergogna. Sono argomenti troppo preziosi, che però facciamo troppa fatica a esprimere, a mettere in ordine. Ci sentiamo “un casino”, un disastro, inadatti, fastidiosi, deboli, sbagliati, stupidi. Noi, a cui non piace essere al centro dell’attenzione, ci sentiamo a disagio.

La paura

Abbiamo il terrore di essere giudicati da chi ci troviamo davanti e di deludere. In qualche modo, vorremmo fidarci ma allo stesso tempo abbiamo paura di sentirci un peso. E allora tendiamo a reprimere tutti i nostri sentimenti, perché non sempre chi ci troviamo davanti ascolta davvero, e allora ci sentiamo esposti, vulnerabili alla crudeltà del mondo

Abbiamo paura di disturbare, di appesantire; tutto dettato dal nostro spirito eccessivamente autocritico, o dalla certezza, che certezza non è, che l’altro andrà a sminuire quello che proviamo. Paura che tutto quello che ci è successo possa accadere di nuovo. Paura del futuro, paura di illuderci, paura di noi stessi, paura di quelle verità che ti lasciano l’amaro in bocca. Paura che prima o poi se ne vadano tutti. Paura di non riuscire a stare da solicome si può sopravvivere in questo mondo che fa così paura? Paura perché ci vergogniamo, di tutto, di niente. Vergogna, ecco di cos’è fatto quel filetto prepotente che, agganciato al centro del petto, ci ferma dal fare molte cose. Tira indietro, zittisce. Ma, come tutti, abbiamo bisogno di provare ad esprimere i nostri sentimenti, anche se non riusciamo a darci un nome, a descriverli a parole, anche se l’ansia ci soffoca, ci uccide. Mi uccide.

Sono triste. La maggior parte delle volte cerco di nasconderlo…tendo ad isolarmi quando avverto di non sentirmi bene…se devo parlarne, lo faccio con i miei amici più stretti, al massimo con i miei genitori. Ma perché non può semplicemente accorgersene qualcuno, quando sto male? Provo a distrarmi, preferisco ascoltare musica, trasferirmi in un altro mondo…allenarmi, sfogarmi un po’... o leggere, scrivere, disegnare, suonare…se non riesco a parlare delle mie emozioni, posso sempre esprimerle in un altro modo. Certo, consolarmi mangiando è sempre una valida opzione…come sparire dalla realtà per un po’, addormentandomi sperando di sognare qualcosa di bello, o di non sognare affatto. Piango. Piangere è sempre una liberazione. È come se tutte le parole che non riesco a dire trovassero una via di fuga nelle lacrime. Si preparano, salgono su una bella barchetta, si imbarcano sulla gocciolina, prendono fiato e…scivolano, verso la libertà.

L' amore

Trovo che essere sinceri e aprirsi con noi stessi sia il primo ostacolo. È fondamentale amarsi per chi si è veramente, per godersi le cose belle della vita, ma non solo… si vive solo una volta, e troppa tristezza può fare male. Il secondo è esserlo anche con gli altri: è solo dal confronto che si può crescere e imparare. Abbiamo tutti bisogno delle persone giuste che ci aiutino a capire come stiamo, per capire e accettare, di conseguenza, noi stessi, che ci consiglino e ci diano la sicurezza e la possibilità di poter essere sinceri, aprirci, mettere un attimo da parte la timidezza ed essere spontanei e genuini. Ogni tanto può bastare uno sguardo, un abbraccio, un sorriso. Amore.

Pensavo di non essere capace di provare amore, non avevo mai provato nulla di simile, ma… 

provare l’amore è molto più facile che avere il coraggio di chiamarlo “amore”.

 

da questo giorno osiamo chiamarlo “amore”.

 

Non so se proverò mai questo per qualcun altro, e spero segretamente che non succeda mai…

 

Insieme abbiamo un motivo di continuare a vivere…

 

Non c’è nulla che merita di essere nascosto. 

 

Tutto questo per aiutarsi, aiutarsi a vivere.

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