Padova Urbs Picta ovvero Padova città dipinta…al femminile

di Micaela Faggiani

Rileggiamo il ciclo pittorico del ‘300 padovano, che ha ottenuto il riconoscimento Unesco attraverso le donne, da quelle del presente alle committenti del passato, alle donne rappresentante negli affreschi

Padova Urbs Picta, ovvero Padova la città dipinta, patrimonio Unesco.

Padova, la città che grazie agli affreschi di Giotto e di tutti gli artisti che ne hanno seguito l’insegnamento nel corso del XIV secolo è entrata nella Lista del patrimonio mondiale Unesco, accanto alle più importanti testimonianze della storia della civiltà del pianeta.

Padova urbs picta noi, vogliamo provare a raccontarvela anche in versione “femminile”, così come da vocazione di Fuori la Voce.

Padova Urbs Picta

Lo facciamo attraverso due donne, due esperte di arte, che metteranno assieme la storia con il presente della cultura italiana, passando attraverso la pittura e la letteratura, attraverso Giotto, ma anche Dante e le collezioni private contemporaneecon un unico filo conduttore, la città di Padova e le sue bellezze, che ripercorreremo dal ‘300 ad oggi, guardando al futuro.

Iniziamo da Federica Millozzi, responsabile per il Comune di Padova dell’Ufficio Patrimonio Mondiale e del progetto “Padova Urbs picta. Giotto e la Cappella degli Scrovegni e i cicli pittorici del Trecento” per l’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO.

Padova Urbs Picta – ci spiega Federica davanti alla Cappella degli Scrovegni – è un progetto per un sito seriale quello che l’Unesco definisce come un sistema di patrimonio mondiale. Non è un solo luogo, ma otto luoghi significativi che conservano i cicli affrescati del XIV secolo, di autore certo, che è poi la grande particolarità di Padova. Si parte da Giotto e si arriva a Jacopo da Verona, dal 1302 con le prime tracce di Giotto nella Basilica del Santo fino a Jacopo da Verona, nell’oratorio di San Michele e siamo nel 1392.

Parlando al femminile di Padova Urbs Picta possiamo iniziare dal fatto che sono tante le donne che si sono occupate della candidature di Padova, donne che hanno fatto parte del comitato per la candidatura della città. Naturalmente accanto a tanti uomini, in primis l’assessore alla cultura del Comune di Padova Andrea Colasio. E queste sono le donne del presenteLe donne del passato, quelle che hanno dato vita alla città dipinta sono invece in particolare due e sono due committenti.

Maurizio L'Altrella, La bestia luminosa, olio su tela, 100x120
Padova Urbs Picta ovvero Padova città dipinta…al femminile
Santiago Ydanez Senza titolo, acrilico su tela 100x210

L’eccezionale valore universale, come lo chiama l’Unesco di Padova, riguarda anche il ruolo e il valore nuovo della committenza. Se poi consideriamo che siamo nel Medioevo e queste committenti sono donne e di cui ne conosciamo i nomi, già questa è davvero una cosa molto particolare.

Le due donne di cui parliamo commissionano le opere a Giusto de Menebuoi.

La prima è Traversina Cortellesi, donna che fa affrescare la cappella privata dentro la Chiesa degli Eremitani,  in ricordo del figlio Tebaldo, giurista molto importante per la Corte dei Carraresi. E siamo nel 1370.

A Giusto de Menabuoi viene sempre commissionato un altro capolavoro dei cicli  pittorici padovani. Questa volta la committente è Fina Buzzaccarini,  moglie di Francesco da Carrara, che fa affrescare il Battistero del Duomo, che ricordiamo tutti per il Cristo pantocratore della cupola.

Nicola Nannini, Si fece buio su tutta la terra (Matteo, 27 - 45), 2020, olio su tela, cm 260x180
Padova Urbs Picta ovvero Padova città dipinta…al femminile
Sergio Padovani, Stelle aperte, 2020, olio, bitume e resina su tela, cm 230x160
Padova Urbs Picta ovvero Padova città dipinta…al femminile
Padova Urbs Picta ovvero Padova città dipinta…al femminile
Padova Urbs Picta ovvero Padova città dipinta…al femminile

Queste stesse donne non solo commissionano, ma si  fanno anche ritrarre. Fina nel Battistero accompagna le storie sacre. C’è lei con le figlie, nella scena della nascita del Battista, ma anche la sorella,  la Badessa Anna Buzzaccarini, che era a capo del Convento Benedettino di Padova del ‘300.  C’è addirittura chi vede anche la moglie di Enrico Scrovegni, Jacopina D’Este. nella scena della natività di Maria nella Cappella.”

E ancora la bellezza femminile si ritrova nel ciclo pittorico padovano.

La bellezza femminile nei dipinti c’è attraverso i ritratti– continua Millozzi – opere spesso religiose, ma dietro ci sono rappresentazioni di persone realmente vissute, in perfetto stile giottesco.

A proposito di donne e di Sante. L’oratorio di San Giorgio ci racconta in particolare la storia di tre santi. Di questi due sono proprio donne ossia Santa Lucia e Santa Caterina.

E ancora. La Cappella degli Scrovegni è dedicata a Santa Maria della Carità. Non è un caso che nell’arco trionfale spicchi l’immagine dell’annunciazione e che il giorno della consacrazione della Cappella sia stato il 25 marzo, festa dell’annunciazione di Maria.

Ecco qui la lettura di Padova Urbs Picta femminile, dal ‘300 fino ad oggi”

https://www.padovaurbspicta.org/

E chiudiamo il cerchio con Barbara Codogno giornalista, Critica d’arte e curatrice di mostre, in particolare di “A riveder le stelle” visitabile fino alla fine di gennaio nei Musei Eremitani di Padova, proprio a fianco, e non è un caso, della Cappella degli Scrovegni.

Padova è ed è stata crocevia di cultura, potremmo dire – spiega Barbara Codogno –  La città, dove due geni coevi della cultura italiana quali Giotto e Dante, ognuno nel suo campo, hanno intrecciato le loro produzioni e le loro anime.

Giotto viene infatti chiamato da Enrico degli Scrovegni a Padova ad affrescare la cappellaDante mette nel suo inferno il padre di Enrico, Reginaldo, tra gli usurai, nel settimo cerchio.

Si narra che Enrico degli Scrovegni fece costruire la cappella proprio per redimere il padre dai peccati. Le coincidenze si infittiscono visto che la Cappella degli Scrovegni viene consacrata il 25 marzo  e il 25 marzo è anche la data nella quale Dante inizia a scrivere la Divina Commedia partendo dall’inferno. Non si sa però se Dante e Giotto si incontrarono mai a Padova, ma quel che è certo è che  sicuramente Dante e la sua Divina Commedia vivono negli affreschi della cappella degli Scrovegni. I punti di contatto tra le due concezioni d’arte  sono evidenti. A partire dalla  struttura a spirale di entrambi i componimenti artistico e letterario e al loro sguardo verso il futuro.

Giotto infatti anticipa la prospettiva e mette i sentimenti nella sua pittura, Dante cambia la letteratura, apre alla modernità e crea la lingua volgare.

Ecco che , in un balzo, siamo alla contemporaneità, che si lega a braccetto con la storia, non sono due elementi sganciati ma l’eredità pittorica e letteraria continua e vive nel presente. La mostra “A riveder le stelle” nasce proprio da qui, dalle stelle di Giotto che troneggiano nella volta azzurra degli Scrovegni, le stelle dorate a otto punte simbolo dell’eternità, alle stelle di Dante quando esce dall’inferno e chiude il primo canto dicendo …e quindi uscimmo a riveder le stelle”

Questa eredità la troviamo nella pittura contemporanea, grazie a collezionisti e mecenati che comperano e propongono la grande pittura figurativa contemporanea come lo è “The Bank Contemporary Art Collection ”, la collezione bassanese ospite dei Musei civici degli Eremitani https://www.thebankcollection.com/

La grande figurazione italiana contemporanea porta alla ribalta artistica i punti di contatto tra i due geni, anche in qualche caso su commissione.

“Non a casa l’opera icona della mostra è “Stelle aperte” di Sergio Padovanispiega la curatrice – che ci racconta, in maniera ascensionale, i tre cantici danteschi. Il quadro si sviluppa in alto, però nella prima fascia c’è una presenza bulimica con personaggi infernali e delle strisce rosse, così simili al giudizio universale rappresentato in Cappella degli Scrovegni, con la schiera angelica e Lucifero e dove dalla croce escono 5 fiumi dell’inferno.

La fascia poi si allarga verso un limbo con il purgatorio, dove troviamo figure indistinte che cercano di tornar a galla e riemergono con una loro fisicità umana, per poi arrivare alla volta celeste, come quella degli Scrovegni, con le famose stelle a 8 punte e la grande mandorla iridata , quella stessa che nella cappella rappresenta il Dio Padre . E così, anche in questa carrellata di opere di pittura contemporanea, troviamo quel rimando della creatura umana che risorge, dopo un percorso di patimento . L’uomo come specchio del divino, da Giotto e Dante, fino ai giorni nostri, che risplende nella nostra bella Padova Urbs Picta”

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1 commento

Elisabetta Antoniazzi 16 Gennaio 2022 - 10:47

Bella, nuova e interessante interpretazione al femminile: tanti volti di donne dimenticate un po’ alla volta riemergono, finalmente.

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