Le parole sono importanti. E gli Emoji?

di Marta Mongiorgi
Gli emoji sono importanti? | Emoji che ride

Gli emoticon che utilizziamo, come le parole, rivelano molte cose di noi, tra cui la nostra età

Hai ricevuto un messaggio che non contiene faccine che ridono fino alle lacrime, cuoricini, pollici in su, ma solo melanzane, teschi e smiley che piangono disperati? La cosa potrebbe farti pensare che chi ti ha scritto stia giocando, in realtà è una questione di allineamento di linguaggi tra generazioni.

I simboli, da sempre, offrono un modo impattante per comunicare trascendendo il linguaggio verbale, può risultare però un’arma a doppio taglio, se non se ne conoscono le corrette interpretazioni.

Il 90% delle persone accompagna quotidianamente i propri messaggi in chat, email, post social, con questi >simboli, che ad oggi possono essere scelti tra oltre tremila

In generale la funzione degli emoji è sempre stata quella di rappresentare il proprio stato emotivo in relazione al contenuto condiviso, di sostituire cioè quello che in presenza viene delegato alla comunicazione non verbale – mimica facciale, gestualità, tono della voce – arricchendo il testo spesso scritto velocemente, soprattutto nella messaggistica.

Negli anni ‘90 ci si ingegnava utilizzando i simboli di punteggiatura, per aiutare un testo a trasmettere il tono di voce desiderato da chi scriveva 🙂

Anche in questa forma di linguaggio digitale i trend scorrono via veloci e i giovanissimi interpretano in modo profondamente diverso dagli adulti questi simboli, forse anche per prendere le distanze da questi ultimi. 

Creare un ponte comunicativo tra generazioni può voler dire trovarsi a metà strada, andare incontro ai ragazzi anche nell’utilizzo del linguaggio, per evitare che, oltre alle fondamenta già presenti – e abbastanza solide – si innalzino alti muri di incomunicabilità. Dedichiamo quindi del tempo a imparare il loro linguaggio, senza giudicarlo, senza doverlo utilizzare, ma con il proposito di comprenderlo per stare più vicini ai nostri ragazzi.

Ebbene, come viene interpretato da persone di età diverse l’utilizzo di questi simboli?

Una recentissima ricerca britannica condotta da Perspectus Global, che ha intervistato 2.000 ragazzi e ragazze di età compresa tra 16 e 29 anni, risponde a questo quesito.

Forse anche voi non ci avevate pensato, ma esistono simboli fuori moda, in particolare secondo la generazione Z, che giudica in modo spietato l’inserimento, per esempio, della faccina a quarantadue denti, interpretata come fortemente maliziosa. Ragazzi e ragazze sotto i trent’anni applicano interpretazioni quindi molto diverse dalla Generazione X (i loro genitori), con grande probabilità anche per non farsi capire dagli adulti.

Il sondaggio ha rilevato che il 78% di noi ammette di aver usato innocentemente e “senza pensarci” un’ emoji, prima di scoprire che aveva un significato diverso.

Ma se è vero che le immagini valgono più di mille parole, non dovremmo forse prestare attenzione anche in queste piccole scelte quotidiane?

Non sono proprio le piccole scelte quotidiane, e reiterate, che fanno di noi ciò che siamo e che determinano il nostro contributo nel mondo?

Gli appartenenti alle ultime generazioni, per offendersi tra loro o rivolgendosi a familiari e insegnanti, utilizzano molto spesso la parola “Boomer” come sinonimo di antiquato – non digital oriented – vecchio. Un termine che insinua che se hai esperienza in svariati campi della vita, ma non le skills digitali (che millennials e Z credono di avere, ma non è esattamente così, approfondiremo il tema prossimamente), e non uno spassionato interesse nei confronti nel mondo online , non hai voce in capitolo. 

Quando vado in aula per iniziare percorsi con classi nuove, trovo sempre ragazzi e ragazze inizialmente molto scettici sul fatto che – una donna, over 30 – possa avere qualcosa da insegnare loro, a proposito di digitale.

La scelta di accompagnare il testo con gli emoticon è comunque generalmente percepita positivamente, anche tra i giovanissimi, allo stesso tempo però, un uso eccessivo di questi simboli può risultare fastidioso (cosa che gli over 50, per esempio, fanno spesso). 

Ragazzi e ragazze under 30, infatti, scrivono poco, inviano molti selfie, e a volte inseriscono emoji in codice, per non far capire ai genitori cosa stanno comunicando agli amici. Ad esempio, a volte il simbolo dei broccoli, significa marijuana, e quello dell’hot dog, vuol dire fare sesso. 

Ecco i 10 emoji in cima alla lista che non devi usare con i ragazzi, se non vuoi essere etichettato come Boomer 🙂 👍 ❤️️️ 👌 ✔️ 💩 😭 🙈  👏 💋 😬 

Inoltre, se usi la faccina che ride fino alle lacrime (😂), sei un boomer, e non ci sono scuse che tengano.

Parola chiave è quindi attenzione, nella scelta delle parole, dei toni di voce, ma anche delle “faccine” che giudichiamo come cose sciocche e futili, ma ne usiamo a centinaia ogni giorno, e che ad oggi, soprattutto per i nostri ragazzi, hanno un loro peso. 

A presto per altre riflessioni digitali 😉

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