Roserosseperte, in scena la violenza dell’uomo sulla donna

di Micaela Faggiani
roserosseperte violenza sull'uomo

Sul palco del liceo Modigliani di Padova, in anteprima, uno spettacolo con gli uomini maltrattanti al centro della scena.

La violenza sulla donne raccontata dagli uomini, di chi agisce violenza sulle donne, a partire dai testi classici della letteratura, da Shakespeare a Verga solo per citarne alcuni.

E’ “Roserosseperte” il nuovo spettacolo scritto da Loredana D’Alesio, per la regia Alberto Riello, che è anche l’attore principale assieme a Stefano Corbo, spettacolo andato in scena, per la prima volta, in anteprima, al Liceo artistico Modigliani di Padova, davanti ad una terza e una quarta dell’istituto e alla dirigenza della scuola.

In anteprima proprio per sperimentare, sul campo, l’emozione dei ragazzi e delle ragazze, per capire cosa arriva agli spettatori, cosa aggiustare dello spettacolo che ora vuole girare scuole, patronati, appuntamenti, luoghi di incontri di adulti e ragazzi, per sensibilizzare ed educare alla “non violenza di genere”, al rispetto dell’altro.

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Lo spettacolo mette in scena infatti la violenza dell’uomo sulla donna, nelle sue varie forme: manifesta o malcelata, eclatante o silenziosa.

Attraverso i tanti modi di agire violenza, indaga la complessità del sentire maschile all’interno dei rapporti di coppia e nei rapporti con l’altro sesso in genere.

Sul palco emergono con forza temi come la gelosia, il potere, il bisogno di controllo, ma anche la fragilità, l’impotenza, la tendenza manipolativa ad addossare le responsabilità dell’agito in chi subisce e non in chi agisce.

La drammaturgia nasce dal libero adattamento e montaggio di brani di letteratura classica con frammenti di cronaca nera reale” – ha spiegato ai ragazzi Alberto Riello Responsabile dell’Ufficio Politiche Giovanili UAT Padova, lui che da anni, assieme a Loredana, sua moglie, si occupa di teatro della scuola e di teatro civile, passando da temi quali il disagio sociale, le dipendenze ,i disturbi comportamentali, il bullismo e il cyberbullismo, la legalità e le mafie.

Assieme hanno prodotto laboratori, spettacoli, animazioni, hanno collaborato con associazioni culturali, biblioteche, amministrazioni ed enti pubblici.

I frammenti portati in scena con “Roserosseperte” arrivano da William Shakespeare, Lev Tolstoj, Joseph Roth, Luigi Malerba, George Simenon, Giovanni Verga.

La consulenza e l’aiuto pratico sono arrivati dall’esperienza del gruppo Uomini Maltrattanti del Gruppo R, Gruppo Polis di Padova, presenti allo spettacolo con la responsabile e un’educatrice, rispettivamente Alice Zorzan e  Mariasole  Ricci.

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Per affrontare un tema così complesso – continua Riello –  è stato scelto il punto di vista degli uomini, sia nella finzione letteraria che nella realtà. Uomini che parlano della loro idea di essere uomini e del loro modo di sentire e amare le donne. Di chiamare amore ciò che amore non è”

Il tutto in una scenografia povera e scarna, con pochi elementi in scena, in un’alternanza di musiche dedicate all’amore degli anni 70/80, di monologhi 

Al centro della scena un mazzo di rose , da cui prende il nome anche lo spettacolo, rigorosamente rosse come l’amore…ma con le spine.

E’ stata una precisa scelta registica anche questa – continua Riello – per simboleggiare quella che è anche una povertà spirituale e sociale degli uomini protagonisti. Uomini forse normali che, in un momento diventano dei killer, uomini della porta accanto che non riescono a reggere l’abbandono o una scelta diversa da parte della loro donna

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Una scelta, quella di portare l’amore malato degli uomini in scena, discussa con gli studenti e i professori dopo lo spettacolo, nel dibattito, che si è subito animato dopo il rigoroso silenzio che ha regnato durante la rappresentazione.

Alcune scene forti sono state vissute così dai ragazzi e dalla ragazze e in molti hanno proposto di mostrare lo spettacolo anche ai più piccoli perchè bisognosi di comprendere e capire.

Così come una ragazza ha proposto agli autori di andare ad analizzare e mettere in scena, magari nella prossima occasione, anche quella violenza sottile ma importante, che non arriva al femminicidio ma che rovina l’esistenza a molte donne.

Di diversa interpretazione invece la “normalità” di questi uomini maltrattanti e omicidi.

Per qualche ragazzo si tratta di persone matte o comunque non normali che arrivano poi in alcune occasioni a compiere quegli atti efferati, per altri invece si tratta di persone come tutti,  che ammattiscono in alcuni casi.

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Alberto Riello e la sua “squadra educativa” non sono appunto nuovi a queste iniziative.

Fuori la Voce lo aveva già seguito nella primavera scorsa con https://www.fuorilavoce.news/la-parita-per-crescere/ la pièce teatrale ”Ogni 8 minuti”, scritta sempre da Loredana D’Alesio e messa in scena da un gruppo di studenti.

Uno spettacolo misto di ironia e tristezza sulle violenze sulle donne, sulla disparità e l’importanza anche economica della donna nella nostra società.  Dove però in scena c’erano molte donne, che denunciavano proprio le differenze di genere.

Questa volta abbiamo voluto solo gli uomini in scena – ha concluso Riello – proprio per sottolineare quel particolare punto di vista, per capire cosa scatta nella mente dell’uomo maltrattante, facendoci aiutare anche da chi ha a che fare ogni giorno con queste persone, nella riabilitazione delle stesse o con le donne che finiscono nelle Case Rifugio.

E’ un’occasione per capire, per analizzare, per dare spazio alle domande interiori, per estirpare questa violenza, iniziando proprio dai giovani

E per non perdere il fil rouge del loro intento educativo, come tecnico delle luci e del suono di questo spettacolo c’è uno dei ragazzi protagonisti dello spettacolo precedente , Luca Torassa, che proprio al Modigliani, ha spiegato come ha vissuto “Ogni 8 minuti” e come sta vivendo questa ulteriore rappresentazione educativa.

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