Di padre in…

di Micaela Faggiani

Un business family tra famiglia e impresa

Una riunione di famiglia allargata per discutere di soldi, impresa e rapporti familiari.
Per decidere chi fa e farà cosa, senza intaccare l’equilibrio familiare e per non disperdere il patrimonio aziendale e fiscale.

Dovrebbe essere una regola di buona condotta per tutti gli imprenditori che governano un’azienda e che vogliano pensare ad un passaggio di consegne intelligente, indolore e fiscalmente ineccepibile.

Eppure non sempre lo è, soprattutto a Nordest dove il modello del “paron” regna sovrano, dove spesso il passaggio generazionale è visto solo come un grosso problema per l’imprenditore che rimanda la questione a data da destinarsi.

Ancora una volta però il Covid ha rotto gli schemi ed ha portato necessariamente a molte riflessioni, anche rispetto alla questione del passaggio generazionale e patrimoniale. Perché si pensa di vivere fino a 100 anni, ma il virus ha dimostrato come nessuno è esente e può davvero colpire chiunque e a qualsiasi età, all’improvviso.

Ecco perché il paron, per dirla tutta, conviene che pensi a come e a chi lasciare l’azienda in futuro, per non perdere tutto il lavoro fatto e senza creare inghippi familiari che potrebbero rischiare di far saltare azienda, rapporti e conti in banca.

Da qui nasce anche una nuova figura professionale, un consulente patrimoniale di famiglia che ha lo scopo di aiutare gli interessati a governare questo meccanismo.
Silvia Trentin è proprio una di queste nuove figure professionali, già consulente finanziario di Sanpaolo Invest – Gruppo banca Fideuram Intesa Sanpaolo in quel di Vicenza e oggi anche consulente patrimoniale che, come dice lei, “segue le famiglie”.

“Un lavoro più emozionale che finanziario – racconta la Trentin – molto complesso che va a toccare corde molto delicate e rapporti interpersonali. Non è un passaggio matematico, ma bisogna letteralmente mettere attorno ad un tavolo i senior e gli junior della famiglia, chi ha magari fondato l’attività e chi in futuro la porterà avanti, farli guardare negli occhi con molta franchezza, cercando i talenti e le potenzialità di ognuno per metterli a disposizione dell’azienda”.

Il passaggio generazionale è anche e soprattutto una questione di valori di famiglia.

“Quando metto queste famiglie attorno ad un tavolo e le intervisto – continua la consulente – deve uscire la storia della famiglia, quelli che sono i principi che ruotano attorno a quel nucleo, così come le differenze di vedute. Da lì andiamo a trovare il punto in comune e andiamo a scrivere una vera e propria carta dei valori per un passaggio generazionale corretto da tutti i punti di vista, che abbracci la famiglia, compresi figli, nipoti, nuore e cognati e che possa dare adito e spazio a litigi e disgregazioni”.

Purtroppo è di questi ultimi tempi il caso di un imprenditore veneto che ha deciso da solo, bypassando le esigenze dei figli.

“L’azienda è stata venduta – racconta la consulente – e ora l’imprenditore deve gestire da solo la liquidità. I figli si sono sentiti estromessi e questo ha compromesso i rapporti familiari che ora difficilmente potranno essere ripianati.”

Un passaggio generazionale che può riguardare in tutto e per tutto anche la parte femminile della famiglia.

“Nella nostra cultura – conclude Silvia Trentin – c’è ancora l’immagine del maschio, del capo famiglia che prende le redini dell’azienda, ma appunto è un retaggio culturale superato, soprattutto perché oggi ci sono donne che hanno oltre che capacità anche percorsi di studi specifici e assolutamente adatti alla gestione di un’azienda.

Certo ci sono alcuni vuoti ancora da colmare, ma siamo sulla buona strada”.

www.alfabeto.fideuram.it/web/silvia.trentin

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