Graziano Turrini e i suoi thriller sociali

di Alessia Da Canal

“Barnaba Zago e la chiavetta del male” è il quinto romanzo dello scrittore che vive in Valpolicella. Protagonisti un moderno Robin Hood e un bottino inatteso, che scotta e grida vendetta

Secondo Missing Children Europe – la federazione europea che collega 31 organizzazioni non governative in 27 Paesi europei – ogni anno scompaiono in Europa per i più svariati motivi circa 250 mila bambini… un bambino ogni due minuti! Alla loro memoria – e alla speranza di ritrovarli tutti sani e salvi – dedico questo romanzo.

Con queste parole Graziano Turrini ci assesta un bel pugno nello stomaco, già prima di cominciare a leggere il suo quinto romanzo, “Barnaba Zago e la chiavetta del male” edito da Panda Edizioni. Il protagonista è Barnaba Zago, abilissimo ladro, novello Robin Hood, che ruba solamente nelle case di chi si sia arricchito illecitamente e a scapito dei più deboli. In una di queste sue incursioni notturne si imbatte in una cassaforte che, oltre a gioielli e denaro, custodisce anche una serie di chiavette USB dal contenuto estremamente pericoloso…  Riflettevamo sul fatto che, soltanto nel tempo intercorso per salutarci e preparare l’intervista via zoom, già di tre bambini si erano perse le tracce… E’ terribile, quasi inimmaginabile, perché intorno a queste sparizioni si formulano le ipotesi più inquietanti, soprattutto che queste creature, spesso tra le più povere o arrivate per vie traverse da altri paesi, siano vendute nel mercato del sesso e come ricambi per i loro organi. Sul web, ed oggi sul dark web, questo commercio si alimenta, allargando i suoi confini con linguaggi criptati che solo esperti hacker, spesso tra le forze dell’ordine, riescono a decodificare. 

Scrivere, attraverso una scrittura avvincente come i suoi personaggi, è il mezzo con il quale Graziano Turrini ci fa conoscere delle realtà scomode che in qualche caso ha toccato con mano, perché se è vero che da dieci anni lo scrittore vive con sua moglie in Valpolicella, in una casa in pietra del 1500, circondato dal verde di un pendio e da tanti animali, è altrettanto vero che la sua vita è stata un romanzo costellato da innumerevoli viaggi. “Già subito dopo l’università ho fatto un viaggio da solo e per tre mesi sono andato in America Latina – racconta lo scrittore – e quando sono tornato ho messo in pratica quello che avevo imparato, cercando di porre rimedio alle ingiustizie che facciamo noi del primo mondo nei confronti del terzo mondo. Mi sono collegato ad associazioni, ho fondato associazioni e abbiamo costruito scuole, asili, pozzi, finanziato la riforestazione, insomma abbiamo fatto quello che la coscienza ci spingeva a fare. Con mia moglie siamo stati un anno come volontari in Nicaragua, abbiamo passato un anno nella foresta insieme a due missionari brasiliani. A proposito di bambini, abbiamo scoperto che il rapporto genitore-figlio non è il legame che esiste nella nostra società. Sono figli della comunità. Non voglio dare giudizi, ma spesso è interessante capire la differenza nei rapporti”.

Graziano Turrini ha iniziato a scrivere come pubblicista per giornali locali, trent’anni fa. Ha ripreso la penna in mano solo da qualche anno con il suo romanzo d’esordio “Di Sangue e di Sogno“, uno spaccato sul volontariato internazionale e da allora fantasia e realtà continuano a regalarci viaggi ed emozioni. Svelare troppi particolari di un triller non è l’ideale… per questo mi sono trattenuta dal leggere il finale. Vado a scoprirlo, sperando in una qualche forma di giustizia.

Graziano Turrini scrittore

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