Sport, psicologia e salute

di Hellen Magagna

Il ruolo dello sport per lo sviluppo dell’individuo e nella promozione della salute

Assieme alla dott.ssa Elisa Tiberto, Psicologa Clinica per la Salute, abbiamo riflettuto sull’importanza dello sport, in particolare il valore dell’istruttore/istruttrice nella vita di un adolescente. Un tema molto importante che abbiamo affrontato anche grazie alla recente intervista a Tiziana Contin e Maila Lazzarin di Baila Conmigo, e alle loro atlete.

Sorge quasi spondeo chiederci, quindi, come si introduce nella vita di noi esseri umani lo sport? 

L' origine dello sport

L’origine dello sport sta nel gioco.

Come esseri umani abbiamo prima iniziato a giocare – ci spiega la dott.ssa Elisa – e poi a praticare sport tanto che, se ci pensiamo, parliamo di “giochi olimpici”, non sport olimpici. Sin dalla nascita, è attraverso il gioco che il bambino sviluppa le proprie conoscenze e competenze, forma la propria identità, si relaziona con l’ambiente e le persone. Per il bambino il gioco non è una delle attività della giornata, separata da altri momenti, (come invece è per gli adulti, che distinguono tra attività “serie” e “gioco”, inteso come svago e divertimento) ma la modalità stessa con cui conosce il mondo attraverso il proprio corpo, i propri sensi. Giocando, il bambino cresce. Giocando siamo cresciuti e continuiamo a crescere. E tutti ricordiamo i giochi che abbiamo fatto da piccoli e quelli che continuano a fare anche con gli amici, in famiglia. E questo ci fa dire che il gioco cambia con la crescita di noi esseri umani. 

sport e bambini

"Fare sport fa bene"... Perché fa bene? E a che cosa?

Lo sport, dunque, rappresenta una dimensione destinata a essere parte integrante della vita di ciascun essere umano, del percorso di vita personale, sociale talvolta lavorativo e familiare. 

Una dimensione alla quale iniziamo ad appartenere fin da piccoli. Il momento giusto per avvicinare un bambino o una bambina all’attività fisica dipende da vari aspetti, ma in generale questo avviene intorno ai cinque anni. È un momento importante, un’occasione ulteriore per sperimentarsi in diverse attività sportive.

Cresciamo sentendo dire “Fare sport fa bene”… Fa bene perché? A che che cosa?

Praticare attività sportiva, tenerci allenati  – ci spiega la dott.ssa Tiberto – ha un impatto sul nostro organismo. Citando quanto afferma l’OMS l’inattività fisica è il quarto più importante fattore di rischio di mortalità nel mondo, fattore di rischio fondamentale per le malattie non trasmissibili, quali le patologie cardiovascolari, i tumori e il diabete. D’altro canto l’attività fisica è un mezzo di prevenzione nei confronti delle malattie non trasmissibili. Livelli di attività fisica regolari e adeguati: 

  • aumentano il benessere muscolare e cardiorespiratorio;
  • riducono il rischio di ipertensione, malattie cardiache coronariche, ictus, diabete, tumore della mammella e del colon e depressione;
  • riducono il rischio di cadute e di fratture dell’anca o delle vertebre;
  • sono fondamentali per l’equilibrio energetico e il controllo del peso.

Le informazioni e i dati a nostra disposizione mettono in luce anche un impatto sul piano dell’umore e sulla regolarità del sonno.

Dicendo questo, dunque, stiamo dicendo che “Fare sport fa bene alla nostra Sanità” perché contribuisce a mantenere uno stato di equilibrio che si caratterizza per l’assenza di patologie. Quindi lo sport non fa bene alla salute, perché la salute non è uno stato, ma un processo che va promosso nell’interazione. E questo ce l’ha detto anche Maila Lazzarin nell’intervista “Questo lavoro ripaga per l’interazione che c’è”. 

Apple Watch Sport

La salute va oltre il corpo. Si creano legami che vanno oltre la prestazione, l’esercizio in pedana, che vanno al di là delle mura della palestra. Un contesto che non è definito dal luogo in cui praticano sport. Dunque, lo sport fa bene alla salute in quanto nell’interazione contribuisce allo sviluppo individuale e collettivo, consente di crescere come persone oltre che come atleti/e. Fare sport, poi anche a seconda dello sport che si pratica, è un’occasione per imparare a rivestire dei ruoli, apprendere ‘le regole del gioco’, assumersi la responsabilità, contribuire al perseguimento di obiettivi, affrontare le difficoltà.

Un’occasione, dunque, fondamentale per allenare e favorire una visione inclusiva, non esclusiva. Questo aspetto è ulteriormente importante soprattutto in una società che promuove e favorisce una visione egocentrica e individuale, che sempre di più “ce la faccio anche da solo”. No, qui si parla di spirito di squadra. Questo ce lo diciamo anche a fronte dei due anni in cui i livelli di interazione sono diminuiti, le palestre sono state chiuse per molto tempo. 

Quindi, lo sport consente di sviluppare competenze per gestire e governare le interazioni, le relazioni con gli altri. 

Il ruolo dell'istruttore

L’istruttore gioca un ruolo fondamentale, in quanto guida e orienta i ragazzi e le ragazze, giovani, adulti, anziani, in questo percorso di crescita individuale tanto da diventare…un punto di riferimento. “Punti fermi”, come dicevano anche le stesse istruttrici in fase di vita in cui sta prendendo forma la propria identità. 

Un ruolo – ci afferma la dott.ssa Elisa – che si inserisce nei processi di crescita e costruzione dell’identità, anche corporea, dei giovani. ‘Mi aiutano ad affrontare le mie paure’ ci dicono le ginnaste di Baila Conmigo… la paura di ‘salire in pedana’, la paura di sbagliare, la paura di farsi vedere dall’altro, di esporsi.. di fallire.. Ecco l’istruttore è un ruolo che può educare all’etica del fallimento.

Tiziana e Maila baila conmigo

Infatti, Tiziana e Maila ci hanno raccontato che accade che si trovano ad ascoltare e parlare con le ragazze di situazioni complesse e importanti che stanno vivendo, e a volte diventa molto difficile per loro gestire questi momenti. 

Come l’insegnante di danza classifica viene a correggere le linee delle ragazze, la loro postura, ci sarebbe bisogno di una figura che potesse aiutarci a correggere le linee sul versante relazionale ed interattivo” ecco le parole di Tiziana. 

A volte, dunque, si rendono conto che ci sarebbe bisogno di una persona che indichi loro come muoversi con le loro ginnaste. Proprio qui si inserisce l’importanza della figura di uno/a psicologo/a.

La psicologia dello sport

La psicologia applicata allo sport – ci spiega la dottoressa – è un valido strumento per garantire un supporto agli istruttori, che si trovano a gestire situazioni, dialoghi oppure si accorgono di condotte e modalità che potrebbero essere utili e condividere alla famiglia. 

La psicologia applicata allo sport può essere utile sia per rispondere a queste richieste sia per supportare gli atleti/le atlete, la squadra, ma anche per costruire progetti che facilitano l’avviamento allo sport nelle varie fasce di età, in particolare quelle più deboli e il mantenimento dell’attività sportiva nel lungo termine.

Lo psicologo dello sport, infatti, può fornire all’atleta strumenti che gli permettono di migliorare la propria prestazione, affiancando all’indispensabile allenamento fisico e al perfezionamento del gesto atletico, l’utilizzo di tecniche che lavorano sulla dimensione psicologica per ottenere una migliore gestione delle energie e dell’emotività.

sport salute e psicologia

Lo Sport come strumento di inclusione

Lo sport rappresenta inoltre uno strumento che promuove l’inclusione e i legami collettivi. Si tratta però di una dimensione importante non solo per i giovani.  Basti pensare alla stessa Baila Conmigo che offre attività sportive per tutte le età includendo, appunto, giovani, bambini, adulti e anziani.

Gli anziani – ci spiega la dott.ssa Tiberto – sono la porzione di popolazione che assieme ai giovani ha risentito maggiormente di questi due anni di emergenza sanitaria. La solitudine degli anziani è un tema che sempre più sta chiamando l’attenzione di esperti, i quali parlano di solitudine e isolamento sociale come i nuovi giganti della geriatria. Questo ha un impatto sulla dimensione cognitiva e aumentano le probabilità che si manifestino forme di demenza e impoverimento senso-motorio.

Sport è rete

Quindi fare sport …. è fare rete. Fare sport ci mette in rete e ci permette di continuare ad appartenere alla comunità. Mattia Sgrinzato, un ragazzo al quale era stato diagnosticato un tumore durante l’età adolescenziale, ci ha raccontato, in una precedente intervista, come fosse importante, nonostante la malattia, continuare ad appartenere alla sua realtà sportiva.

Quindi una rete che non rimane all’interno del contesto fisico dove alle volte si fa sport, pensiamo a una palestra, ma va oltre perché mette in rete diversi ruoli e diverse persone della comunità, a prescindere dell’età anagrafica.

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