Le soft skills nello sport e nella vita

di Micaela Faggiani

Il Direttore di "Psicologi dello Sport Italia" Alessandro Bargnani ci spiega l’importanza delle competenze trasversali che sono fondamentali anche per una persona talentuosa e come allenarle.

Il talento non basta per diventare un campione.

Sia nello sport che nella vita.

A spiegarlo, mostrandoci anche alcuni schemi,  è Alessandro Bargnani che di qualifiche ne ha molte, tanto che ci stanno a difficoltà in queste righe.

Psicologo dello sport e psicoterapeuta, direttore di Psicologi dello Sport Italia, Amministratore delegato di  Health Human Performance Institute, docente del Coni e Scuola Dello Sport, insegnante al  Master RCS Sport Business Management, Psicologo della Nazionale Maschile Rugby 7s, Psicologo del Rovigo Rugby e Psicologo Human Skills presso H-Farm .

E’ proprio lui a spiegarci che nello sport e nella vita servono le soft skill.

Cosa sono?

Le soft skill sono abilità di base che appartengono a tutte le persone, sia adulti sia ragazzi. All’interno dell’ottimizzazione della prestazione umana e sportiva bisogna svilupparle al meglio.

Per capirsi, la formula della prestazione umana è data dalle competenze tecniche, le hard skill, per la moltiplicazione delle competenze trasversali che sono le soft skill.

Facciamo un esempio con un atleta, magari molto competente nel suo sport, per esempio nel rugby per il placcaggio o il drop…il cross o il rigore per il calciatore.

La sua prestazione va declinata però anche sulla moltiplicazione delle competenze trasversali, come per esempio la gestione dello stress.

Se infatti l’atleta ha una bassa tolleranza allo stress potrebbe fare gesti o falli che potrebbero causare anche la sua espulsione, che tradotto significa prestazione uguale a 0.

Ecco perché è importante allenare anche le soft skill

Un esempio per tutti il calciatore Mario Balotelli.

Super Mario nazionale – continua Bargnani – è un ottimo calciatore con competenze uniche e capacità motorie al di là dello norma, ma ha anche una bassa tolleranza alla frustrazione. Ricordo tra gli episodi quando ha lanciato la maglia per terra nella semifinale con il Barcellona, solo per citare una delle “ballotellate”.

Oppure cito il pilone della Francia che durante il Sei nazioni ha dato una gomitata ad un avversario che ha portato la sua  squadra a giocare in 14 contro 15.

O ancora i giocatori di tennis che spaccano le racchette.

Nadal poche settimane fa stava perdendo 5 a 1  la finale degli Austrialian Open.

Lui stesso ha confessato che, con la forza della mente, è riuscito a non spaccare la racchetta ma a  ricollegarsi alla propria consapevolezza.

Questa è la forza mentale che, attraverso il riconoscimento di queste situazioni, ci può aiutare a performare nel campo e nella vita

Balotelli | soft skills

E questo vale anche in ambito lavorativo.

In studio da me vedo tanti professionisti che magari hanno ottime competenze nella sfera gestionale o amministrativa, ma magari una bassa capacità di comunicare o non hanno empatia con i colleghi o non sanno gestire la frustrazione. E questo li porta piano piano ad allontanarli dal loro lavoro.

Capita che diminuiscano il loro entusiasmo e le energie…arrivano ad un burnout.

E così cambiano magari continuamente lavoro, ma basterebbe lavorare sulle frustrazione, sulle famose competenze trasversali.”

Come lavorare e migliorare le soft skill?

Le soft skill vanno prima riconosciute per essere migliorate. Noi usiamo dei quaderni mentali, che documentano quello che sono dei percorsi mentali mensili.

Qui le persone o gli atleti si danno di volta in volta degli obiettivi, individuano, assieme al professionista, i possibili ostacoli, come può essere per esempio la pigrizia, e così pure i punti di forza, come per esempio l’essere determinato.

All’interno di questi percorsi andiamo ad identificare quelli che sono gli aspetti specifici e misurabili.

E qui arriva lo “start stop carry on” ossia bisogna domandarsi: cosa  devo iniziare a fare oggi per raggiungere il mio obbiettivo?  cosa devo smettere di fare? Cosa devo continuare a fare?

Faccio un esempio. Come obiettivo ho quello di migliorare la mia comunicazione con lo staff e i compagni.

L’ostacolo che devo superare è il mio essere introverso e timido,  la mia forza la determinazione.  

Ecco che devo continuare a impegnarmi, devo smettere di essere timido o di trovare un alibi per uscire dalla mia comfort zone e devo iniziare a fare una strategia.

Tutte queste cose me le segno all’inizio dell’allenamento e alla fine dello stesso vado a chiedere al mio allenatore un feedback. Ci si migliora infatti solo con il confronto esterno.”

Spesso un atleta diventa un ottimo professionista perché?

Perchè soprattutto un atleta professionista deve superare molte prove, vive spesso lontano da casa, con altre persone, deve essere puntuale ed organizzato.  E questo rappresenta un vantaggio e una base ottima sia per il lavoro che per lo studio, nonostante un tempo si pensasse il contrario.

L’atleta è quella persona che, allenandosi tanto, deve riuscire ad accendere il cervello e concentrarsi anche in poco tempo

Torniamo alle soft skill, al talento e alle competenze trasversali.

Se un ottimo pilota si distrae un secondo ed esce di pista la gara è finita.

Il talento è un regalo ma l’atteggiamento è una scelta importante.

Ecco perché è fondamentale educare i ragazzi alle soft skill, perché servirà loro per uno sviluppo sano e per una vita soddisfacente in tutti i campi.

https://www.psicologidellosport.it/

https://alessandrobargnani.com/

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