La storia di Carolina Picchio

di Francesca Campanini
La storia di Carolina Picchio

ll cyberbullismo provoca tragedie.
Una fondazione lavora per disinnescare questo meccanismo fatale. Porta il nome di Carolina Picchio, una quattordicenne di Novara che ci ha lasciati nel 2013 dopo la diffusione di un video che la ritraeva incosciente ad una festa e alla mercé dei coetanei. È il padre Paolo a decidere di voler reagire e creare uno strumento per combattere ciò che gli ha strappato via la figlia, quindi di fondare l’associazione no profit.

“Ciao ragazzi, grazie del vostro bullismo, ottimo lavoro, voglio solo dare un ultimo saluto.
Perché questo? Il bullismo, tutto qui.

Non capite che le parole fanno più male delle botte? Cavolo se fanno male. Ma io mi chiedo, a voi non fanno male? Siete così insensibili? A voi cosa ne viene in tasca oltre a farmi soffrire?

Spero che adesso sarete tutti più sensibili sulle parole.”

È il messaggio lasciato da Carolina Picchio poco prima di andarsene.
“Quando si è vista attrice in un filmato in cui lei non si riconosceva, ma era la sua persona, si è sentita perforata nella sua intimità, nella sua vulnerabilità, nella sua reputazione” – ricorda il padre Paolo.

“Il mondo le ha sputato addosso il peggio, perché il video è diventato virale fra like, approvazioni e insulti del tutto gratuiti. Carolina non ha retto, aveva solo 14 anni e pur essendo una ragazza forte, con la gioia di vivere, ha deciso di togliersi la vita”.

Educare i giovani all’empatia, all’utilizzo del web e all’importanza della parola, è la chiave per porre un freno agli episodi di violenza online che spopolano tra i nativi digitali, perché le parole fanno più male delle botte.

Come ha spiegato il segretario generale della Fondazione Carolina Ivano Zoppi in un incontro di formazione promosso dal Comune di Venezia, i pilastri fondamentali di un’azione efficace contro il cyberbullismo sono molteplici e connessi tra loro.

In primis la continuità e la prossimità delle iniziative di sensibilizzazione, che devono strutturarsi in progetti a lungo termine ed essere diffuse sul territorio in maniera capillare. In secondo luogo il lavoro deve vedere partecipi tutti gli attori che costituiscono la comunità: le famiglie, la scuola, i centri sportivi, gli oratori e gli educatori in senso lato, la cui categoria comprende non solo insegnanti ma anche allenatori, catechisti e formatori di qualsiasi genere.

“Dobbiamo portare i nostri ragazzi a pensare alle parole, a come utilizzano le parole. Mettere in fila una parola con l’altra crea un messaggio e un messaggio crea sempre delle emozioni. Che queste emozioni siano positive o negative sta a noi scegliere le parole giuste per creare l’emozione giusta.”

Tra gli strumenti che la fondazione mette a disposizione per combattere il cyberbullismo troviamo il Rescue Team: un’equipe interdisciplinare che svolge interventi di assistenza in ambito educativo, psicologico, legale e comunicativo nei casi di bullismo online, contattabile alla mail rescueteam@fondazionecarolina.org.

E la guida “Minori online” in costante aggiornamento.

www.fondazionecarolina.org

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