Doping Society. Una docu-serie tra scienza e coscienza

di Redazione

Ecco l'intervista a Ornella Corazza, Presidente della International Society for the Study of Emerging Drugs ed Enrico Lando, regista e sceneggiatore. Ci raccontano della docu-serie su cui stanno lavorando per fare informazione su sport, doping e condizionamenti sociali

Un terzo del campione mondiale di oltre tremila partecipanti, intervistato dai ricercatori capitanati dalla prof.ssa Corazza durante la pandemia, ha dichiarato di aver assunto sostanze a vario modo dopanti. Il dato è allarmante: di cosa stiamo parlando?

La professoressa Corazza spiega che si tratta di “P.I.E.D., l’acronimo sta per Performance and Image Enhancing Drugs e comprende quelle sostanze delle quali fanno uso o abuso coloro che le associano all’attività fisica eccessiva per ottenere risultati più notevoli. Quando ho iniziato ad occuparmene, circa vent’anni fa, consideravamo ‘droghe’ solo la cocaina e l’eroina, ma oggi la possibilità di rifornirsi attraverso il web le rende facilmente accessibili, quindi abbiamo assistito al loro proliferare. Con il mio team  abbiamo identificato oltre a ottocento sostanze dannose, condividendo informazioni con i governi e l’ONU. Chi ne fa uso inizia con i legalissimi integratori alimentari, che fanno bene e vanno assunti, senza però arrivare alle escalation a cui spesso assistiamo, che portano addirittura all’uso di farmaci senza controllo medico, per culminare con anabolizzanti, steroidi e persino cocaina. Queste sostanze vengono acquistate al fine di perdere peso o aumentare una performance, per migliorare l’aspetto fisico e determinate capacità cognitive”.

Enrico Lando, da regista, commenta e sottolinea come “È un problema legato al mondo dell’immagine, mi sono interessato all’argomento proprio perché nel cinema l’immagine è uno degli elementi fondamentali, parla alle persone e incide sull’immaginario collettivo, arrivando a influenzare anche i comportamenti, per questo ho voluto indagare i meccanismi che muovono le persone. Come operatori del settore abbiamo delle responsabilità, perché se è vero che rischiamo di incidere negativamente sull’immaginario delle persone, è vero anche che possiamo farlo perseguendo un vantaggio collettivo. L’apparire è legato al contesto sociale, migliaia di post sui social propongono modelli fisici irraggiungibili, creando un terreno fertile per il ricorso a strumenti insani per sopperire alla frustrazione che deriva dall’ovvia inadeguatezza di quasi tutti gli utenti”.

Il lockdown ha reso tutti più attenti e preoccupati per il dismorfismo fisico, ci si sente fisicamente inadeguati e il 30% dichiara di aver assunto sostanze. Esistono profili più fragili?

Ornella Corazza
Ornella Corazza

Esistono e sono per lo più gli adolescenti maschi, in precedenza la maggior parte erano donne.

Il meccanismo li spinge a praticare esercizio fisico in modo problematico, fa leva sulla convinzione che il corpo vada esibito.

Spesso si considerano innocui i prodotti di origine naturale, ma se non controllati e garantiti da medici e produttori certificati, si tratta di un claim non safe, perché esistono aspetti chimici rivelati che sono dannosi, o pericolosi per l’interazione con altri farmaci. Quindi è fondamentale conoscere e affidarsi ai canali legali e affidabili.

Proprio per questo ho deciso di collaborare con Enrico Lando: da un lato mi ha sempre affascinato il film making, inoltre questa è un’occasione per fare buona informazione e per rendere comprensibile ad una vasta platea i nostri studi, per questo mi ha entusiasmata” – risponde Ornella Corazza.

Enrico Lando aggiunge, a proposito di questo progetto: “Con Ornella condividiamo un’amicizia ventennale, ma ci accomuna anche la passione per il cinema e le questioni sociali, le nuove dipendenze in questo senso sono cruciali! Abbiamo deciso di sviluppare insieme l’idea di un documentario sul doping e sulla dipendenza da esercizio fisico da parte degli sportivi non professionisti. Il doping però è sempre esistito anche nello sport professionistico, per questo avremo anche il patrocinio della WADA (World Anti-Doping Agency).

Il fenomeno ha assunto oggi dimensioni preoccupanti, in particolare tra coloro che hanno una concezione del corpo come elettrodomestico da usare per raggiungere un fine estetico o di performance”.

C’è un confine misurabile tra l’assunzione di integratori e l’abuso di sostanze pericolose?

Non possiamo determinare un dato quantitativo preciso che valga per tutti per definire la pericolosità, è una questione di qualità dei prodotti e di misura, ciascuno ha la propria. Anche bere acqua in eccesso può essere dannoso. Le droghe invece sono un limite invalicabile sempre, perché sono dannose e pericolose, non c’entra la ‘dose’. Certo è che la continua ricerca dell’appagamento di sé attraverso la conta dei like è una spirale pericolosa, il desiderio continuo di assenso del prossimo può solo condurre a nuove insoddisfazioni. La chiave è la ricerca del balance: facciamo sport e assumiamo integratori, ma solo da canali ufficiali di cui conosciamo produttori e fonti” – spiega Ornella Corazza. 

Enrico Lando

Enrico Lando conclude spiegando con chiarezza gli obiettivi: “Cercheremo di trasformare i risultati di ricerche scientifiche in un prodotto cinematografico che punti sulla chiarezza e l’onestà, attraverso il racconto di storie comuni e di percorsi di guarigione, perché i casi più disperati ci sono accanto e spesso si fatica a identificarli prima ancora che a guarirli.

Condivideremo contenuti che possano suscitare nel pubblico empatia, sarà un lavoro utile anche alla prevenzione.

È un tema internazionale e trasversale, ma anche di prossimità territoriale, a Padova esiste uno dei centri d’eccellenza al mondo per la cura di queste dipendenze, la clinica Parco dei Tigli, che collaborerà al progetto con un apporto decisivo”.

Intervista di Pamela Ferlin

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