Famiglia arcobaleno. La serenità è di casa

di Alessia Da Canal

Miriam e Silvia si sono innamorate e sposate. Nel frattempo hanno avuto una bambina, Emily, che porta il cognome di entrambe

Ho conosciuto questa famiglia, che definirei senza dubbio felice, due anni fa.
Per una mia forma mentis ho estremo rispetto per le scelte di ciascuno, ma confesso che un mix di imbarazzo e curiosità inizialmente lo avevo e nel mio reportage giornalistico non sapevo fino a che punto mi sarei potuta spingere con le domande. Invece… invece è stato tutto sorprendentemente facile. Normale, direi, in una situazione certamente non comune.

Ho seguito MiriamSilvia e la loro piccola Emily , che al tempo aveva sette anni, in alcuni momenti della giornata.

Silvia che porta a scuola la bimba e parla con gli altri genitori, Miriam che va a riprenderla nel pomeriggio e la porta al parco a giocare con le amichette, mentre sua moglie è al lavoro.

 Silvia che ritorna dal suo turno verso cena ed Emily che le corre incontro e le salta al collo come molti bambini sono soliti fare. Un bacio discreto tra i genitori e poi Emily a fare un po’ di sano casino: risate, giochi, carezze agli animali di casa e tutto quello che puoi aspettarti da una bambina simpatica e intelligente. Tutto naturalissimo.

Anche se questa famiglia è in realtà un piccolo caterpillar, con il loro fedele avvocato Valentina Pizzol sempre accanto.

Miriam e Silvia si sono sposate nel 2016, ma avevano già fatto da “apripista”. Cinque anni prima avevano scelto di avere un figlio e si erano dovute recare all’estero per la fecondazione assistita, perché in Italia non era – e ancora non lo è – possibile. Miriam Rizzi è la mamma biologica di Emily. Ѐ la più giovane tra le due e la scelta è ricaduta su di lei. Silvia Pasetto è mamy.

Contro il parere di tutti, ma con grande tenacia, ha voluto adottare la loro bambina e assieme all’avvocato Pizzol è riuscita nell’impresa, nella primavera del 2019.

La sentenza del Tribunale dei Minori di Venezia ha creato un precedente, dal momento che anche nella legge sulle unioni civili non è stato inserito alcun riferimento alle adozioni gay, neanche la cosiddetta “stepchild adoption“, ovvero l’adozione del figlio del proprio partner.

Il giudice in questo caso, ha dato il consenso all’adozione, purché la bambina crescesse frequentando contesti normali, ovvero ambienti etero, per salvaguardarne l’identità di genere. Per effetto della sentenza l’Ufficio Anagrafe del Comune di Venezia aveva ufficialmente anteposto il cognome di Silvia a quello di Miriam sull’atto di nascita della loro figlia, che ha preso il il doppio cognome.

La stessa cosa è avvenuta anche recentemente, dovendo fare la carta d’identità alla bambina per una breve vacanza all’estero. Il doppio nome delle madri figura nella versione cartacea del documento, mente su quella plastificata pendono le regole dettate dal decreto Salvini nel 2018: niente più genitore 1 e genitore 2. Quindi, al momento, nessuna possibilità di rilascio della versione più aggiornata del documento.

Altra piccola soddisfazione, essere riuscite a far fare alla loro bambina la Prima Comunione.
Era lei che ce lo chiedeva – raccontano Miriam e Silvia – Fin da piccolina ha voluto frequentare il Catechismo. Siamo riuscite a farla accettare, ma lei aveva già ricevuto il Battesimo”.

Ma com’è il rapporto con gli altri bambini?

“Gli altri bambini chiedono e a volte lei è in difficoltà, ma solo perché non capisce cosa loro ci vedano di strano! Ci dice che la stressano, le domandano… – racconta Miriam – Difficoltà perché siamo due donne non ne abbiamo trovate, ma i bambini sono cambiati, stanno diventando un po’ più aggressivi tra di loro”.

Anche perché noi insegniamo a Emily che si gioca con tutti, non si esclude nessuno, non si dicono le parolacce – aggiunge Silvia – un po’ quello che tutti dovrebbero insegnare e non sempre è così”.

“E allora pensi: li cresco sensibili all’altro o un po’ più furbi e lascivi sulle cose… Gli faccio conoscere la serenità prima o dopo?”.
Discorsi che ogni genitore fa. Ogni bravo genitore.
“L’importante è che Emily sia serena e abbia le tutele. Se facciamo le battaglie è perché vogliamo garantirle i diritti che hanno tutti i bambini. Lei c’è già, perché non deve avere le stesse opportunità degli altri?”

Siete una famiglia arcobaleno. Questo termine fotografa la situazione?

“Sì, perché siamo felici. Questi bambini li vogliamo tanto, non che in una coppia tradizionale non sia così, ma noi dobbiamo fare un percorso complicato e ci uniamo tanto anche come coppia”.

Questa famiglia è riuscita a trovare un bell’equilibrio. In questi giorni d’estate mamma Miriam, che in gioventù ha giocato a calcio, insegna a Emily qualche fondamentale in giardino. Le piace, ma lei è una bambina con una forte identità femminile!

Ha trucchi, smalti, mollette, rossetti – sorride Silvia.

Ѐ la prova vivente che l’ambiente in cui cresci influenza per l’educazione, ma poi l’identità è personale.

E lei ce l’ha forte, marcata, differente dalla nostra – aggiunge Miriam – Noi gliel’abbiamo detto: sei fortunata perché puoi essere ciò che vuoi”.

Nei piani della famiglia ci sarebbe anche un fratellino o una sorellina per Emily. Ma organizzarsi non è facile.

Già adesso si fanno tanti sacrifici per stare insieme. Vogliamo essere sicure di poterlo seguire come abbiamo seguito lei. Non puoi avere un figlio e poi farlo crescere ad altri e vederlo solo alla sera”. Insomma, è proprio vero, come dicono Miriam e Silvia: c’è famiglia dove c’è amore!

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