L’amore spiegato a mia figlia

di Alessia Da Canal

Arianna Prevedello ha scelto di andare a vivere in un borgo di montagna per rinascere dopo un tremendo lutto. Qui, in Alto Adige, sono nati gli ultimi due libri. Un inno all’amore, al cinema e alle donne.

Arianna Prevedello è una di quelle persone che vale la pena conoscere, non fosse altro che per il suo sorriso e il suo modo di fare avvolgente. Di lei sapevo che aveva perso suo marito quando aveva trentasette anni e una bimba di cinque e che ha scelto di curare quel grande vuoto cambiando aria, trasferendosi per qualche anno dalla sua Padova in un piccolo borgo dell’Alto Adige. Lei e la sua Viola. Scrivere e stare con la gente della montagna, quando si spengono le luci degli hotel e i turisti se ne vanno, è stato un modo per ripartire.
Consiglio a tutti, se possibile, anche come esperienza per i figli, di avere il coraggio di realizzare piccoli cambiamenti, anche temporanei, che sono in grado di strutturare in positivo la nostra vita. Dipende da noi rimetterci in piedi, pur con tutta la  fatica del cuore.

Anna Prevedello
Arianna Prevedello

Scrittrice a tempo pieno, Arianna è da sempre attiva nell’organizzazione di eventi con taglio artistico e culturale, cosa che le permette di impegnarsi nei temi che più le stanno a cuore.

Uno di questi è la questione femminile in tutte le sfaccettature. Il mio genere è quello dei saggi, che mi piacciono tanto sia come lettrice che come autrice. Gli ultimi due libri sono un frutto – positivo – della pandemia”.

Periodo difficile che Arianna Prevedello ha vissuto nella “sua” montagna.

Sono stati anni di distacco. Continuavo ad occuparmi delle mie cose ma poi tornavo nel bosco, dove c’è un modo di vivere differente. Non so se si possa fare per tutta la vita rispetto ai lavori che uno ha, ma è andata benissimo”.

Hai mai sentito il bisogno di riconnetterti con il mondo?

Io sono una persona molto socievole, andavo a suonare i campanelli, per dirla in modo simpatico. Sui monti vivono tante persone che noi spesso frequentiamo per turismo, ma le comunità residenziali compiono lì tutta la loro vita, legata non solo alla pastorizia, ma a tutta una serie di professioni. Ѐ un mondo di bellezza per tanti – ricorda Arianna – del quale abbiamo una percezione di efficienza e perfezione, ma forse non conosciamo la vita che si apre quando le vacanze si spengono. Ho conosciuto quel tempo e mi è piaciuto tantissimo. Sono stata con le persone, ho fatto la loro vita oltre l’alpinismo, il turismo, i prodotti tipici. Ogni territorio ha un segreto e si scopre solo così. C’è una storia che non impariamo neanche nei corsi più specialistici. In questo caso una storia sotterranea dell’Italia e del Sud Tirol. Qui c’è molto altro da scoprire, come in altre terre di confine. Capire perché, ad esempio, questo tedesco lo difendono tanto. Mia figlia ha fatto la scuola tedesca. Penso che bisogna andare oltre la tolleranza, riconoscersi dentro una fratellanza contemporanea” – ammonisce Arianna. “Credo che abbiamo bisogno di conoscere le nostre radici, anche le piccole patrie, che sono le nostre province. Ora che non vivo più in montagna mi chiedono se mi manca… Rispondo che le montagne restano dentro, sono uno stile di vita anche rispetto al legame con l’agenda, la notte. Poi si può rientrare con nuove competenze interiori”.

Lo tsunami della vita ha colpito anche Viola, sua figlia, che sta diventando grande e che si prepara ad una nuova vita, in quel di Ferrara. Ed è pensando a lei che Arianna ha scritto il suo ultimo libro “L’amore spiegato a mia figlia. Con Audrey Hepburn”.

Niente di più naturale per lei che per professione mastica da sempre pane e cinema.

Ho scoperto  quante persone, anche uomini, sono affezionati a questa donna meravigliosa. Non parlo solo di lei, nel libro, ma di tante sue colleghe di quel cinema che non c’è più, ma che non deve essere perso, perché ha la possibilità di aprire molti argomenti nell’ambito dell’affettività, della sessualità, della questione femminile, della dignità della donna. Sono dialoghi pieni di modernità, se abbiamo la capacità di rimetterli in moto, in grado di farci riflettere. Erano donne che lottavano per la loro dignità, per conquistarsi un posto che non fosse solo la colazione da Tiffany, sebbene così affascinante. Noi sappiamo bene che quel momento così forte finisce e che tante ragazze devono tornare a casa a studiare. Abbiamo imparato a pensare che nessuno ci regalerà il nostro futuro, che siamo in grado di potercelo conquistare”.

Penso che l’amore sia quella cosa che ci fa svegliare al mattino – prosegue la scrittrice – non solo in termini di coppia, ma parlo di una relazione con qualcuno della nostra famiglia, con un amico, un collega, qualcosa che profumi di vero. E questo è un po’ anche il sottotitolo dell’altro libro uscito nel 2021: ‘Di fronte all’Amore tutto quello che ci resta da vivere’. Ok, l’amore è la cosa più autentica, ma che sia dentro a paradigmi, rispetto e dignità della donna, sempre. Uno dei primi capitoli si intitola ‘L’epoca delle donne impertinenti‘. E qui recupero l’ultima edizione cinematografica del romanzo ‘Piccole donne’ per parlare della difesa della professione della donna. Quando Jo March chiede per un’amica se può pubblicare il suo racconto, l’editore le dice che la protagonista deve o morire o sposarsi. Questo ci dice da dove veniamo…e io con mia figlia, dentro una sorellanza, non voglio dimenticarmi di queste cose. Proprio ieri una suora che ha una comunità in Mozambico mi raccontava che le donne a cinquant’anni sono considerate vecchie, inutili e a volte vengono sgozzate, cancellate. Ci sono uomini e anche donne che ancora si perdono dentro i rischi delle trappole da cui veniamo. O spose o morte. No, c’è molto altro e  questo non inficia la nostra capacità di amare e di costruire delle famiglie, bellissime lo stesso”.

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