Yassine Rachik, sempre in corsa verso il traguardo successivo

di Francesca Campanini

Dai campi della scuola a Tokyo 2020: la storia del maratoneta Yassine Rachik

Yassine Rachik, classe 1993 e maratoneta delle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato, ha iniziato a correre in cerca di una strada e i suoi successi suggeriscono che l’abbia trovata proprio nell’atletica. Dopo essersi guadagnato più volte il titolo di campione italiano ed europeo è arrivato anche alle Olimpiadi di Tokyo 2020.

Ma qual è stata la partenza, nella corsa della sua vita? E quale è stato, fino ad ora, il percorso? Yassine Rachik ce lo racconta.

Quando viveva in Marocco, prima del trasferimento in provincia di Bergamo nel 2004, praticava il karate, una volta arrivato in Italia invece ha iniziato a correre, a scuola, e a gareggiare nei campionati scolastici provinciali. Da lì la via era segnata, anche se su di essa gli ostacoli non sono certo mancati.

Prima facevo karate, era completamente un altro ambiente. Poi venendo in Italia ovviamente ho lasciato il karate e mi sono ritrovato… Sai mi ero appena spostato, avevo cambiato paese, dovevo imparare la lingua, dovevo fare tante cose… L’ultima cosa che mi veniva in mente era andare subito a praticare sport, appena trasferiti era l’ultimo sforzo che potevo chiedere a mio papà quello di pensare allo sport. Prima di tutto dovevo imparare la lingua. All’inizio si fa fatica: bisognava studiare, fare i compiti, insomma non era tutto così semplice… Però lo sport mi ha aiutato davvero tanto: mi ha dato la possibilità di crescere, di raggiungere miei obiettivi. Per raggiungere i tuoi obiettivi o puoi fare un percorso scolastico o, se sei fortunato e adatto puoi fare sport ad alto livello, per renderti ‘utile’ e spiccare in questo mondo. Lo sport ha cambiato davvero la mia vita”.

Te la immaginavi una vita da atleta? Come è iniziato tutto?

Yassine Rachik

Sì e no, tutto è dipeso dal fatto che ho capito una cosa: l’atletica è uno sport individuale, quindi più le dai più lei ti dà. La corsa è qualcosa in cui se ti impegni e hai la fortuna di trovare persone che possono aiutarti e sostenerti, puoi ottenere grandi risultati. Io ho avuto fortuna. Ho avuto questo professore di educazione fisica in terza media che mi ha detto ‘Yassine secondo me tu puoi fare bene, puoi fare grandi risultati, se ti impegni e hai voglia di fare.

Mi ha detto di provare a fare questo campionato provinciale delle scuole, mi allenavo due volte a settimana. Per questi allenamenti questo mio professore si faceva aiutare da quello che sarebbe poi diventato il mio coach e che è morto un anno fa, Arrigo Fratus. Questo allenatore veniva e ci allenava al campo, vedeva se qualche ragazzo o ragazza era portato a fare sport e lo portava a fare gare”.

Tu all’inizio correvi perché ti piaceva e ti hanno dovuto convincere che potesse essere la tua strada, quando hai realizzato che volevi puntare tutto su quello?

Dopo aver vinto i campionati provinciali delle scuole Arrigo Fratus, mi ha detto ‘Yassine guarda che ora ci sono le vacanze ma a settembre dobbiamo riprendere gli allenamenti, così ti tessero con noi, devi iniziare a correre!’. Dopo le vacanze si è presentato a casa mia e mi ha detto ‘Yassine allora quando iniziamo a correre?’. All’inizio io gli dicevo ‘Ma sì dai, aspetta un attimo, facciamo settimana prossima…’. Poi abbiamo iniziato ad allenarci due volte a settimana al campo, a due o tre minuti da casa mia, abbiamo fatto qualche gara e siamo anche riusciti a vincerla. Più passava il tempo più lui era convinto che io potessi esprimermi ancora meglio e correre ancora più forte. Un giorno mi dice ‘Yassine guarda che ci dobbiamo preparare, perché se riesci a vincere i campionato regionale vai a rappresentare la Lombardia ai campionati italiani’. Quindi abbiamo fatto queste tre gare prima dei regionali per farmi capire meglio come era l’ambiente, per farmi adattare, la prima di queste gare era a Salò, ho fatto circa 2.47 sui mille metri e ho vinto, poi ho fatto un’altra gara provinciale e sono arrivato terzo, sono stato battuto da due ragazzi fortissimi. Poi sono arrivati i regionali, nessuno si aspettava che io, che ero agli inizi, potessi vincere. Negli ultimi 150 metri sono riuscito a fare una volata finale e ho vinto“.

Cosa significava per un ragazzo di 16-17 anni avere un impegno così fisso e costante?

Non era semplice all’inizio, poi la corsa è diventato ciò che mi rilassava. Poi non conoscendo la lingua, tra una cosa e l’altra, non è che uscissi tanto. Spostarsi da un paese all’altro non è per niente facile, per questioni di abitudine, diciamo che è stato un percorso un po’… Però la corsa mi ha dato quella spinta, insomma dopo i regionali mi sono detto ‘Devo impegnarmi perché la corsa può cambiarmi la vita’”.

Yassine Rachik
Foto di Giancarlo Colombo

I campionati italiani come sono andati?

Ero tra i primi quattro e negli ultimi 150 metri siamo caduti tutti e quattro, diciamo che è stata una sconfitta per me. Era il mio primo campionato italiano e volevo far bene… Sono arrivato nono dopo la caduta in pista. Allora sono tornato a casa e mi sono detto ‘Bene, ero lì tra i primi fino agli ultimi 150 metri, potevo giocarmi la vittoria!? Mi sono fissato, nella mia testa era come se avessi vinto il campionato e mi sono detto che da lì doveva iniziare la mia svolta.

Solo che ho avuto una sfortuna: il mio allenatore, che mi ha convinto a correre, subito dopo questi campionati italiani ha avuto un ictus ed è rimasto paralizzato, quindi alla fine sono rimasto senza allenatore. Però mi sono ricordato tutto quello che mi ha detto, mi aveva detto ‘Yassine, secondo me tu puoi fare bene, puoi esprimerti tanto e fare tanto, l’unica soluzione è quella di continuare. Lui è stato la persona che mi ha mostrato la strada giusta, io dovevo essere bravo a proseguire. L’anno dopo sono riuscito a vincere, con Alberto Colli, il coach che mi allena ancora adesso, due titoli ai campionati italiani. Negli anni successivi abbiamo vinto tantissimi campionati italiani, sui 34 titoli. Da lì mi sono detto che dovevo essere bravo non solo a vincere i campionati italiani, ma anche a rappresentare l’Italia alle manifestazioni più grosse, internazionali: i campionati europei. Ma non era così semplice, perché non avevo la cittadinanza e ottenerla è un processo lungo”.

campo di atletica

Queste tempistiche ti hanno costretto a posticipare delle gare che magari avresti potuto fare?

Sì, assolutamente, non ho potuto fare certi campionati europei. Magari ero il primo in Italia nella mia specialità ma non potevo comunque rappresentare l’Italia, che è il mio paese. Come ho sempre detto sono arrivato dove sono grazie agli italiani, il mio allenatore in particolare, che mi hanno sempre sostenuto e aiutato a raggiungere certi risultati. Per questo ritenevamo fosse giusto che io gareggiassi per l’Italia, perché è il mio paese. Quindi ho chiesto la cittadinanza e ho chiesto l’intervento del parlamentare Khalid Chaouki. Lui ha chiesto l’intervento al Presidente della Repubblica, che ha accolto il nostro appello. C’era anche una petizione online in cui abbiamo raccolto 22mila firme in meno di 24h. Mattarella mi ha dato la cittadinanza per meriti sportivi e dopo 15 giorni avevo il campionato europeo. Sono arrivato terzo ed è stata la mia prima medaglia a livello europeo. Era il 2015, sono arrivato a casa soddisfatto, i risultati mi avevano ripagato di quello che avevo perso”.

E poi che è successo?

Poi ho continuato a fare i campionati e nel 2017 mi sono buttato sulla maratona, 42 km, prima facevo distanze corte. Ho fatto l’esordio alla maratona di Milano, poi abbiamo fatto gli europei a Berlino nel 2018, il mio primo Campionato Europeo. L’anno successivo ho fatto la maratona di Londra, ho corso 2 ore e 5 minuti e sono arrivato nono. L’anno dopo abbiamo fatto i campionati mondiali a Doha, con 33 gradi, una cosa pazzesca ma era una gara bellissima, lì sono arrivato dodicesimo ai mondiali“.

Poi sono entrato nelle Fiamme Oro, anche quella è stata una svolta e sono molto, molto fiero di far parte di un gruppo sportivo così prestigioso e che dà così tante opportunità. Per quanto riguarda l’esperienza olimpica, a Tokyo nel 2020, è stata semplicemente bellissima. Un’atleta in tutta la sua carriera sportiva riesce di solito a fare massimo tre olimpiadi. Quando sono tornato mi sono caricato ancora di più, sono ancora più motivato di prima, alle prossime Olimpiadi di Parigi spero di fare il massimo, per me e per l’Italia”.

olimpiadi tokyo 2020

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