Chiesa, LGBT+ e DDL Zan

di Francesca Campanini

Secondo Daniela Notarfonso nella “sfida” del confronto con il mondo LGBT+ ci vuole dialogo

I temi LGBT+ sono oggi motivo di discussione, l’esporsi del Vaticano in merito al DDL Zan in giugno e il dibattito che ne è seguito lo dimostrano. Daniela Notarfonso, medico, bioeticista, specialista in consulenza familiare e membro del Movimento dei focolari ci racconta come vede il rapporto tra dottrina cattolica, vita pratica e nuove “sfide” dell’attualità. “Sicuramente in questo momento c’è un grosso dibattito, una grossa riflessione, anche all’interno della Chiesa cattolica, sull’accoglienza e l’accompagnamento pastorale di persone del mondo LGBT+. Ovviamente è un ambito che ha creato anche difficoltà, proprio perché esiste tuttora una minoranza che fatica a confrontarsi su queste tematiche, ma sempre di più c’è una volontà di accoglienza”.

Rispetto alle posizioni ufficiali sul tema LGBT+, recentemente la Chiesa si è esposta riguardo al DDL Zan, con una nota che faceva riferimento al Concordato con lo Stato Italiano. Secondo lei perché il Vaticano ha sentito questa necessità?

“Naturalmente questa è una questione di diplomazia tra due stati, quindi sarei presuntuosa a dire di poter entrare pienamente nei particolari. Certo il DDL Zan prende le mosse da una questione giusta, che è la lotta alle discriminazioni contro qualunque tipo di differenza. Ma poi il DDL fa un passo ulteriore: cerca di entrare dentro le definizioni di sesso, identità di genere, orientamento sessuale, quindi in una questione che travalica il senso di una legge. Questa è la prima cosa, che però ha delle conseguenze importanti perché va a definire anche delle pene. Il problema è capire poi cosa succederebbe quando io dovessi esprimere una mia perplessità sulla questione dell’identità di genere, da parte di alcuni c’è questo orientamento secondo cui non esistono il sesso maschile e femminile ma c’è un continuum in sviluppo per cui non niente che può essere definito” – spiega Notarfonso.

“Questa è una riflessione importante che tra l’altro attiene anche a tutta una discussione e un malessere presente in molti altri mondi, come quello femminista, perché negherebbe l’importanza dell’identità sessuale. Immagina tutta la lotta per la considerazione delle donne e per la parità sessuale, di fronte a ciò in qualche modo è come se venisse svilita” – sottolinea Daniela Notarfonso facendo riferimento alla corrente del pensiero della differenza di genere, che, aggiungiamo, convive nel complesso mondo femminista accanto a molte altre. Tra quelle che vi si confrontano, ad esempio, c’è il transfemminismo, il quale invece fa della fluidità di genere e dell’approccio intersezionale i suoi punti fondamentali. 

Sempre rispetto alla questione del DDL Zan molti hanno parlato di ingerenze. Lei crede che ci sia un’attenzione particolare della Chiesa nei confronti del contesto italiano?

“Roma non sarebbe la Roma che conosciamo se la pensassimo senza il Vaticano. Io credo che sia fondamentale per lo Stato il rapporto con le Chiese, con la Chiesa cattolica come con le comunità islamiche e delle altre confessioni… Ѐ importante quando ci sono gruppi che mettono insieme tanti cittadini che in qualche modo possano essere rappresentati allo Stato per portare le loro istanze. Anche nel caso specifico del DDL Zan nella nota vaticana non viene messa in dubbio l’importanza dell’approvazione della legge, quello che viene detto è che la legge così com’è potrebbe avere ripercussioni negative. Va fatto un lavoro di approfondimento, in questo non credo che ci sia un rischio di ingerenza: non è che lo stato italiano si fa dettare legge dalla Chiesa. Come trovare il compromesso su questi temi è tutto qualcosa da scoprire”.

Quindi qual è il rapporto con le posizioni istituzionali? Cioè secondo lei ci si può dire “autenticamente cattolici” pur avendo opinioni opposte a quelle della dottrina?

“Questo discorso mette in evidenza ciò che si è sempre chiamato una sorta di “schizofrenia” tra i contenuti del catechismo e i contenuti della vita concreta delle persone. Quando vengono fuori tematiche nuove la prima cosa da fare è informarsi, aggiornarsi, cercare di capire come si può essere più autenticamente cristiani secondo le sfide dell’oggi. Quindi c’è necessità di una maggiore responsabilità da parte dei cattolici per poter esprimere coerentemente il proprio essere cristiani, però nella complessità in cui oggi viviamo”.

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