Dal barcone all’azienda, il riscatto di Cissé

di Alessia Da Canal

Una bella storia di integrazione di un ventenne arrivato dal Mali, assunto da un’azienda di Noventa di Piave. E’ stato premiato per il suo talento e sogna una carriera nella logistica e di diventare cittadino italiano

Si chiama Cissé Bandiougou, ha soltanto vent’anni, ma alle spalle ha una vita di cui si potrebbe essere già stanchi: il distacco dalla sua terra, il Mali, dai suoi affetti più cari, per una fuga dall’Africa che spesso è vista come l’unica via di salvezza. Che per lui è stata la salvezza, perché oggi lo troviamo sorridente, impegnato, amato e carico di sogni per il suo futuro.

Grazie ad una associazione di categoria, Apindustria Servizi, ha potuto beneficiare di un corso di formazione che lo ha portato ad essere assunto alla Tergas di Noventa di Piave, nel veneziano e a ricevere addirittura un riconoscimento per il suo talento. Il premio ‘Artemio Serafin’ è riservato proprio agli allievi che si sono maggiormente impegnati nella loro riqualificazione e si sono collocati nelle aziende del territorio. 

E noi siamo andati alla Tergas proprio per vedere Cissé all’opera. La società si occupa di distribuzione di gas tecnici alimentari e medicali e conta all’incirca una cinquantina di dipendenti. Il titolare, Marco Zecchinel, ci guida nel reparto dove il ragazzo, richiedente asilo, è impiegato. Si percepisce subito che è una cosa di cui va orgoglioso. Quello in cui l’ha inserito è un settore in espansione, quello delle bombole per la gasatura domestica dell’acqua. “Il nostro è un progetto di sostenibilità ambientale e anche in questo caso anche sociale. Il lavoro che fa Cissé è riempire le bombole con il Co2 nella filling station. La macchina a cui lavora è un progetto innovativo, ha una tecnologia completamente italiana che è un’eccellenza nel mondo dell’automazione”.  

Interrompiamo il giovane al lavoro per farci raccontare qualcosa in più della sua storia. Lo racconta in un italiano fluente, quasi perfetto. “Sono in Italia da tre anni. Sono arrivato in Italia nel 2018 da Pozzallo e dopo sono stato trasferito ad Ancona per due mesi. Da Ancona sono stato trasferito a Noventa di Piave dove sono stato affidato ad una cooperativa sociale. E ho avuto questa opportunità di formazione con Apidndustria Servizi, dopo di che sono stato assunto in Tergas, grazie a loro”.

Tu sei uno dei tanti ragazzi che sbarcano nel nostro Paese con tutti i sogni. Com’era la tua vita nel Mali e come è stato il tuo viaggiare qui in Italia?

Allora, la storia in Mali è molto complicata e non mi posso permettere di raccontare tutto qui, ma è una storia molto molto difficile. In Mali la situazione era peggiore e quando sono arrivato in Italia ho avuto tante opportunità di formazione e di scuola che non potevo avere in Mali perché visto la situazione del terrorismo non è facile”.

Il viaggio come è stato?

E’ stato molto duro, ve lo confesso, è stato un incubo molto grande”.

Ma tu hai pagato per venire in Italia?

Sì, diciamo di sì, ma la storia è un po’ lunga e complicata…

Ma sono le famiglie che vi aiutano a cercare fortuna altrove?

Sì, le famiglie e anche gli amici tra di noi ci aiutiamo perché stare in Libia è come un inferno, quindi cerchiamo sempre di venire avanti. Da quando si è  arrivati in Italia tornare indietro è quasi impossibile, quindi l’unica via di fuga è il mare per venire in Italia”.

Anche il viaggio è stato terribile, hai mai pensato di non riuscire a farcela?

E’ stato terribile…quando ero in mare pensavo che non esisteva più la terra piatta ed era la mia prima volta che vedevo il mare”.  

E l’hai visto in condizioni immagino terribili…Quanti eravate nella barca?

Allora, il numero giusto non lo so, ma eravamo in tanti. Per la prima volta ho visto una persona morta…stava male già al momento dell’imbarco. Ne sono morti anche altri…

E invece parlami dell’accoglienza qui in Italia.

Diciamo che l’Italia è un paese molto accogliente. Ringrazio l’Italia per le opportunità che ci danno tutti i giorni

Senti, ma tutto questo razzismo di cui si parla?

Il razzismo c’è dappertutto, anche da noi. Ma c’è gente che ci vuole bene, ho bravi colleghi con i quali ho un bel rapporto e contiamo su questa gente e quelli razzisti li lasciamo con la loro mentalità

Nei tuoi sogni cosa c’è in futuro?

In futuro vorrei diventare responsabile del magazzino e crescere sempre nel mondo della logistica”.

Ti senti un po’ italiano?

Certo, ho imparato la lingua e mi sento un pochino italiano, anche se non ho ancora la cittadinanza. Il mio sogno sarebbe diventare un cittadino italiano, magari”.

L’esperienza di Cissé è un grande esempio di integrazione e potrebbe diventare un modello per molte aziende che faticano a trovare manodopera. Ma è stata complicata o meno quest’operazione dal punto di vista burocratico?

Grazie all’aiuto di un’associazione di categoria siamo riusciti ad inserire questo ragazzo nell’ambito di un progetto di fondo sociale europeo finanziato dalla Regione Veneto – racconta Marco Zecchinel -. Abbiamo avuto il massimo del supporto e grazie all’entusiasmo del ragazzo per noi è stata un’esperienza straordinaria. Le nostre imprese devono diventare per forza multietniche sia per essere più competitive, sia perché la forza lavoro in Italia è una delle problematiche dell’azione imprenditoriale – continua il titolare della Tergas -. C’è un grande mismatch tra le richieste delle aziende e le persone disponibili sul mercato del lavoro. Ad esempio una delle figure professionali più cercate dalle nostre imprese, per il nostro sistema di manifattura, è quella del saldo-carpentiere e proprio per questo noi abbiamo fatto dei corsi dedicati alla formazione di disoccupati o inoccupati”. Chi voglia accedere a questi corsi cosa deve fare?Deve semplicemente mettersi in contatto con le associazioni di categoria, in particolare nel caso nostro Confapi, e dire che ha la volontà di rimettersi in gioco e riprofessionalizzarsi”. Quindi non soltanto giovani ma veramente persone di tutte le età…Il focus più importante sono proprio gli inoccupati over 30 che sono quelli per cui è più difficile ricollocarsi nel mercato del lavoro ed è più necessario cambiare la formazione rispetto al loro percorso di studio”.

E sono percorsi di riscatto simili a quello intrapreso da Cissé che in questo caso ‘ha una vita davanti’! Ma non esistono limiti quando c’è la voglia di crescere professionalmente e nella vita.

Abbiamo scherzosamente detto che quando entrerà in funzione questa linea produttiva completamente automatizzata, che ci consentirà di fare in qualche secondo il lavoro che Cissé impiega diversi minuti a fare manualmente, lo ri-prenoteremo per il Mali! In realtà Cissé è la dimostrazione della crescita che si può fare all’interno di un’azienda. Ne siamo assolutamente orgogliosi, è un bravissimo ragazzo e l’esempio che per le persone come lui che hanno voglia di rifarsi una vita e che hanno desiderio di riscatto, questo può essere un Paese di grandi opportunità”.

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