Parità sportiva

di Viola Scotto di Santolo

Il calcio apre al mondo della disabilità

Il 18 settembre 2019 è una data storica per il calcio e per lo sport in generale.

È proprio in quella giornata, infatti, che viene siglato il protocollo d’intesa tra FIGC e CIP (Comitato Italiano Paraolimpico), con lo scopo di intraprendere un cammino virtuoso che sappia aprire in maniera reale le porte del calcio al mondo della disabilità.

Quali sono gli obiettivi?
Lo abbiamo chiesto a Marcello Mancini, Presidente di A.I.A.C. Onlus (Associazione Italiana Allenatori Calcio).

“Gli obiettivi sono semplici ma di grandissima portata: far fare attività ai ragazzi disabili, consentirgli di vivere un sogno, di emulare i loro miti, aumentare il loro benessere fisico e psichico, contribuire alla loro felicità, insegnargli a rispettare le regole, a socializzare fuori dal campo. Regalargli, insomma, una vita sempre più normale. Al momento purtroppo siamo ancora abbastanza indietro come cultura sportiva.”

Quanto sia fondamentale il solco culturale all’interno del quale si propaga il messaggio ce lo ha raccontato Tania Busetto, Avvocato del Foro di Venezia, da sempre impegnata su più fronti nella sensibilizzazione contro bullismo scolastico, cyberbullismo e violenza di genere, nota nei canali social per essere la “voce” di Christian, suo figlio, diciottenne, affetto da autismo verbale.

Coinvolta, in qualità di docente, nel progetto di formazione per gli allenatori di calciatori e calciatrici con disabilità.

“Io credo che ci siano poche strutture adeguate in questo Paese. Io sono la mamma di Christian ma anche la mamma di altri due ragazzi. Quando dovevo iscrivere l’altro mio figlio a calcio, avevo l’imbarazzo della scelta.

C’erano scuole di calcio in tutte le province. Quando si è trattato di dover iscrivere Christian, ahimè, mi sono trovata in difficoltà. Le persone alle quali mi rivolgevo mi rispondevano che avrei potuto iscrivere mio figlio senza problemi ma aggiungevano, riluttanti, che quello forse non era il luogo più adatto a lui.

Se ti scontri con situazioni del genere ti rendi conto che non esiste una parità di scelta formativa. Si tratta, a conti fatti, di un diritto violato. Tutti i ragazzi devono avere le stesse opportunità. Tutti meritano di capire qual è la loro strada, le proprie attitudini, le proprie difficoltà.”

La Busetto utilizza termini secchi ma efficaci. Parla di opportunità. Ed è la stessa parola attorno alla quale ruota uno degli ultimi obiettivi messi in campo dal’A.I.A.C. con il corso per Allenatore di Calciatori e Calciatrici con Disabilità indetto dal Settore Tecnico della FIGC nel 2021 con un programma formativo volto a fornire una formazione in toto agli allenatori che si approcciano a ragazzi disabili.

Mancini non nasconde il suo entusiasmo.
“Questo è il primo corso in Europa. È realizzato da una Federazione Europea: la Figc, per cui mi sento di ringraziare il Presidente Gabriele Gravina. Sono fiero di dire che l’A.I.A.C. è il braccio armato di questo percorso di formazione.

Stiamo facendo tanto e lo facciamo con gioia, con passione, con amore. Stiamo affrontando questa strada insieme ai corsisti per fare in modo che tutti parlino la stessa lingua, che tutti sviluppino la medesima sensibilità, sappiano riconoscere la disabilità, e riescano ad entrare in relazione con questi ragazzi.

Nel corso affrontiamo fondamenti di Psicologia, Pedagogia, Diritto (di questo tipo di lezioni si occupa proprio l’avvocato Busetto), Comunicazione e molte altre discipline”.

Moltissime e ulteriori novità all’orizzonte per fare ancora di più e veicolare ancora meglio il messaggio. Nè la Busetto nè Mancini si sbottonano. Vogliono tenerci sulle spine. Ma sono gioiosi, emozionati.

Che la parità, allora, sia raggiunta a vivaci colpi di emozione e, soprattutto, di cultura.

www.assoallenatori.it

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