GLI ACCONCIATORI E LA LORO VOCE

di Elisa Santucci
Gli acconciatori e la loro voce | Daniela Sala | Fuori la Voce

Temi come il bullismo e la violenza sulle donne entrano nel quotidiano di saloni e parrucchieri, che, grazie ad un progetto di formazione e comunicazione diventano luoghi per sensibilizzare i clienti su importanti tematiche, ma anche prima sentinella per intercettare dinamiche di disagio

Fuori la Voce scende in campo al fianco dei professionisti del settore acconciatura, primo punto di contatto con un panorama variegato e sensibile di dinamiche personali, spesso campanello di allarme per vere e proprie situazioni di emergenza, per offrire loro strumenti concreti con i quali affrontare le nuove sfide della professione.

Un progetto nato quasi per caso, grazie all’incontro con Daniela Sala, titolare di uno tra i più rinomati saloni di Carpi, in provincia di Modena. Volto e cuore del salone Danys Fashion, che, dal 1991, rappresenta una delle eccellenze dell’hair-stylist, Daniela non è solo una professionista del settore, ma è anche e soprattutto una persona che ha deciso, insieme al suo compagno Osniel, che era ora di “tirare fuori la voce”, di portare nell’ambito della sua attività tematiche come il bullismo e la violenza sulle donne. Argomenti che, senza quasi accorgersene, sono entrati nella quotidianità anche del suo lavoro.

Gli acconciatori e la loro voce | Daniela Sala | Fuori la Voce

Un parrucchiere, ogni giorno, ascolta decine di clienti, persone che, con l’occasione, a volte il pretesto, di farsi sistemare i capelli, sono in realtà alla ricerca della possibilità di stabilire una relazione, di qualcuno a cui raccontare e confidare piccole e grandi angosce.

Andare dal parrucchiere assolve una piacevole funzione di benessere psicologico: senza neppure rendersene conto, seduti di fronte allo specchio, ci si sente liberi di raccontare di sé e delle proprie vite.

Eventi, situazioni, problemi, a volte veri e propri drammi, piccole disavventure, grandi sorprese. Insomma, tutte le sfaccettature di una quotidianità che non sempre riserva cose positive.

Dal parrucchiere si stacca la spina e si finisce per raccontare cose che non si direbbero nemmeno in famiglia o ad una cara amica: fatti personali, visioni della vita, perfino opinioni politiche e religiose, veri e propri tabù per eccellenza, perlomeno fino all’avvento del Covid19.

Al professionista non si chiede solo di essere tecnicamente impeccabile, lo si dà per scontato – pago un servizio che mi aspetto di altissimo livello – ma anche un approccio che vada al di là della semplice ‘accoglienza’ e di un ascolto finalizzato a capire come rispondere al meglio ad un’esigenza estetica.

Si chiede che abbia attenzione non solo alla cura dei capelli, ma anche a quella dell’anima.

Un approccio che, mai come ora, dopo la pandemia, fa la differenza. Una differenza enorme.

Il parrucchiere è la prima persona a cui si confida il tradimento di un partner, una delusione sul lavoro, a cui si raccontano le difficoltà a dialogare con figli adolescenti o a prendersi cura di genitori molto anziani.

Il salone è un luogo dove, in modo spontaneo e immediato, senza filtri, si condividono le frustrazioni, l’impotenza, ma anche le gioie e le gratificazioni; si confessano paure ed incertezze.

Si cercano consigli e rassicurazioni. Si chiedono informazioni e conferme, quando non una spalla su cui piangere, dopo aver ricevuto la notizia che si dovrà affrontare una chemioterapia e che si perderanno i capelli.

Il parrucchiere è il primo ad accorgersi, con un’occhiata allo specchio, se c’è qualcosa che non va; la prima sentinella di un problema che spesso non si ha il coraggio di affrontare, si ha vergogna di raccontare, si ha paura di denunciare.

Ecco che l’ascolto, insieme alla capacità di dire (o non dire, a volte) una parola, quella giusta, diventa una competenza di altissimo valore, anche sotto il punto di vista sociale.

L’ascolto, attento e sensibile, che rassicura e mette a proprio agio, che fa stare bene, diventa sempre più il primo requisito nella scelta del professionista a cui affidare non solo i propri capelli, ma anche le proprie ferite.

Oltre agli attrezzi di lavoro, nuovi prodotti e le nuove tecniche, nel bagaglio di ogni acconciatore che vuole davvero fare un salto di qualità, personale oltre che professionale, servono altri strumenti: ascolto, osservazione, ma anche mediazione e, soprattutto comunicazione.  Strumenti che mettono nelle condizioni di cogliere ciò che non viene espressamente detto e di tradurlo nel modo migliore e più efficace, offrendo al contempo un’opportunità per sensibilizzare il cliente su tematiche importanti.

Non è più solo una questione di forbici, colore e asciugacapelli, ma un contributo a quello che diventa un circolo virtuoso di benessere e migliore qualità della vita, dentro e fuori il salone,

È in questo percorso che Fuori la Voce intende mettersi al fianco delle aziende che scelgono e vogliono fare la differenza, nel proprio ambiente, nella propria comunità, in quella rete sottile e invisibile che ci lega tutti e dove anche un piccolo gesto può cambiare una vita. La nostra e quella di altri.

Nasce così FLV Academy, un programma di attività che si propone di aiutare gli acconciatori, facendo quello che ci contraddistingue: informare, educare e comunicare.

Grazie al supporto di una rete di esperti, che attraverso attività mirate possano fornire ai professionisti dell’hair styling una serie di strumenti utili ad interagire con la propria clientela, ma anche con dinamiche sociali sempre più complesse e articolate, spesso piccoli campanelli d’allarme di disagi profondi.

Aziende che vogliono fare la differenza anche in questo.

Come dice Daniela: “Se ti stai chiedendo cos’è Fuori la Voce, sei tu, sono io, siamo noi”.

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