La scuola nell’ospedale di Padova. Ecco cosa significa fare lezione in una struttura ospedaliera

di Micaela Faggiani
Scuola in Ospedale - Istruzione Domiciliare

Libri, quaderni, penne e pennarelli, disegni, modelli del corpo umano per le scienze… Non siamo a scuola. O meglio non nella solita scuola. Non nelle solite classi. Ci sono comunque i docenti, ma indossano un abbigliamento particolare…un camice bianco! E gli studenti sono giovani pazienti pediatrici dell’Azienda ospedale – università di Padova.

In Italia, la scuola in ospedale nasce negli anni 50, quando in alcuni reparti pediatrici vengono create le prime sezioni di scuole speciali. Nel 1986 la scuola in ospedale viene riconosciuta a livello ministeriale e nel caso di Padova, la scuola in ospedale è una sezione del II Istituto Comprensivo “Ardigò”, che è anche scuola polo per il Veneto.

Nell’Azienda ospedale-università di Padova sono presenti tutti i cicli di istruzione scolastica, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado, per un organico di oltre 20 docenti.

Elisa Galeazzo è l’insegnate e referente unica, Andrea Muto è il dirigente scolastico del II Istituto comprensivo “Ardigò” e Liviana Da Dalt è la direttrice del dipartimento didattico – scientifico – assistenziale integrato di Salute della donna e del bambino.

Scuola in Ospedale - Istruzione Domiciliare

L’obiettivo è quello di permettere agli alunni ricoverati di proseguire lo sviluppo di competenze e capacità, di garantire il loro diritto-dovere all’istruzione e non “abbandonarli” nel loro percorso scolastico.

“Gli insegnanti in ospedale si occupano di tutti i bambini ricoverati, li accolgono, cercano di capire insieme ai genitori e ai docenti della scuola di appartenenza a che punto sono i loro apprendimenti.

Li affiancano nel percorso di cura occupandosi della loro parte sana, li proiettano nel loro momento di uscita dall’ospedale. Innanzitutto, è un fondamentale elemento di normalizzazione della vita del bambino ricoverato, di tutela e di rinforzo della sua parte sana, quindi di ritrovamento della propria identità e della propria autostima che spesso sono minate dalla malattia.

A questo si aggiunge il fatto che, il rapporto molto spesso personalizzato che si viene a creare tra il bambino e l’insegnante, pur nel contesto concitato della vita in ospedale, diventa rassicurante per il piccolo paziente ed è di sostegno degli eventuali disagi emotivi e psicologici che sono originati dalla malattia.

Ancora, la scuola ha un ruolo di ponte, di cerniera tra la vita prima della malattia e del ricovero e l’attesa di quello che accadrà dopo. E infine per i bambini, soprattutto per quelli più piccoli, la scuola è ‘distrazione’, permette di dimenticare di essere malato e di essere in ospedale” – sottolinea Liviana Da Dalt.

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