La parola al deputato Zan

di Redazione
La parola al deputato Zan

Il deputato Zan parla delle difficoltà per far arrivare il DDL in Senato e degli sforzi contro l'ostruzionismo

Onorevole Zan il suo disegno di legge è sostanzialmente un’integrazione a una legge pre-esistente. Le parole: «oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità» sono un’integrazione che fa paura e scatena il dibattito perché?  

“Esatto, noi stiamo estendendo la legge Reale-Mancino, che punisce i crimini per odio razziale, etnico o religioso, ai crimini commessi per il genere, il sesso, l’identità di genere, l’orientamento sessuale e la disabilità delle vittime. Estendiamo, in altre parole, una legge che esiste da più di quarant’anni e ha una giurisprudenza consolidata, la quale ha chiarito che in alcun modo minaccia principi costituzionali, che mai possono essere compressi.

La critica mossa da più parti, quasi sempre in malafede e in modo strumentale, è una presunta limitazione della libertà di espressione, ma non è ovviamente così, perché non lo è attualmente per la legge Reale-Mancino. Faccio un esempio: un prete in chiesa sarà sempre libero di dire che un matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna. Si tratta di una libera opinione, che io non condivido, ma totalmente legittima e che deve essere tutelata. Altra cosa è augurare il rogo alle persone omosessuali, magari da una tribuna pubblica o sui social. Quello è incitamento all’odio. Vi è un bilanciamento tra la libertà di espressione e la tutela della dignità delle persone.

Il Presidente della Repubblica ha più volte sottolineato che ‘Le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana’. Ecco che la libertà di espressione non può mai degenerare in discriminazione. Questo è il nostro obiettivo”.

Fino a poco tempo fa il DDL era fermo in Commissione Giustizia ed erano previsti tempi lunghissimi, addirittura sono state fissate centosettanta audizioni, un numero esagerato, qual è il rischio?

Il Presidente della Commissione Ostellari, dopo essersi autonominato relatore, ha fissato un numero enorme di audizioni con il preciso scopo di fare ostruzionismo. In altre parole, utilizza le sue prerogative di Presidente per scopi di partito, la Lega, che da sempre si oppone a questo provvedimento. Il rischio che la Commissione si trasformasse dunque in un “Vietnam”, impantanandosi definitivamente, era alto. Per questo i capigruppo delle forze politiche che hanno sostenuto la legge alla Camera (PD, M5S, IV, LEU e Autonomie) stavano premendo affinché si andasse direttamente in Aula. Il 6 luglio c’è stato finalmente il voto del Senato sulla calendarizzazione: il 13 luglio è così iniziata la discussione. Mi auguro che qui le senatrici e i senatori approvino definitivamente la legge contro i crimini di odio attesa da quasi trent’anni”.

La legge tiene conto delle diverse sensibilità tuttavia viene osteggiata perché?

Nel nostro Paese ci sono alcune frange reazionarie, ora particolarmente legate al mondo sovranista, che si sono strenuamente opposte all’approvazione dei diritti, da quelli delle persone LGBT+, a quelli per l’uguaglianza di genere, fino a quelli sul fine vita.

Anche se di facciata l’approccio dei sovranisti nostrani sul tema è cambiato – sostengono infatti di essere pronti a votare una legge contro le discriminazioni -, la verità è che non vogliono che il Paese raggiunga questo traguardo di civiltà. Intanto perché il testo (DDL Ronzulli-Salvini) da loro presentato è irricevibile: è infatti un attacco alla legge Reale-Mancino, che farebbe fare passi indietro al Paese nel contrasto all’odio razziale, etnico e perfino religioso, ed esclude inoltre dalle tutele le persone trans. Infine approvare questa estensione della legge porrebbe definitivamente il nostro Paese tra gli stati europei avanzati, nell’Europa dei diritti, lontana dal modello sovranità di Orbàn e Duda, cui Lega e Fratelli d’Italia sono legati da un filo rosso, tutt’altro che sottile”.

Intervista di Daniela Rossi

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