Bullismo, nella maggior parte dei casi sinonimo di disagio e di assenza di una guida genitoriale.

di Micaela Faggiani

Carlo Pagano, dirigente della Squadra Mobile di Padova, ci racconta dal suo osservatorio il fenomeno del bullismo in questo particolare momento storico.

Il bullismo, questo fenomeno così distante eppure così vicino. Soprattutto in epoca di Covid, di lockdown o comunque di limitazione della libertà personale. Chiariamo subito una cosa. Bullismo non è il singolo episodio di prevaricazione, offesa o percossa, ma una serie reiterata di tutti questi episodi ad opera di un singolo o di un gruppo, ai danni di quella che diventa una vittima.

Purtroppo sempre più spesso, sono minorenni, sia il bullo che il bullizzato.
La legge punisce chi opera questi reati, tranne i minori di 14 anni che sono impunibili.
Abbiamo deciso di analizzare il fenomeno con Carlo Pagano, dirigente della Squadra Mobile della Questura di Padova, deputata a reprimere e punire i colpevoli.

“Il bullismo è sempre esistito – queste le parole di Pagano – anche se il lockdown ha sicuramente determinato il venire meno di un intervento delle istituzioni, in primis la scuola. La didattica a distanza se da una parte non fa perdere terreno rispetto all’istruzione, dall’altra per forza di cose non permette di vigilare sui ragazzi al 100%.

E i genitori in tutto questo?

“I genitori hanno una responsabilità elevata perché, proprio in quanto genitori sono chiamati a educare e vigilare sui loro figli. Dietro il singolo fenomeno, infatti, si nasconde un possibile disagio o comunque uno scarso senso critico e un’incapacità di discernimento che deriva nella maggior parte dei casi proprio dall’assenza di una guida quale dovrebbero essere proprio i genitori.

Ecco che, se il danno esiste e viene provato che il minore non viene adeguatamente seguito dai genitori, saranno gli stessi a dover risarcirlo. Hanno cioè anche una responsabilità civile rispetto a quanto è successo”.

Non è però solo questione di repressione, ma di comprendere realmente la gravità dei gesti che si fanno e la mancanza di rispetto anche per chi porta una divisa e rappresenta la legge e lo Stato.

“Ribadisco,  nella maggioranza dei casi ci troviamo di fronte a ragazzi che non hanno la consapevolezza e la percezione reale del misfatto. A quel punto bisogna rieducare questi ragazzi a comportamenti corretti, a tornare negli schemi soprattutto quando ci troviamo a dei veri e propri influencer in negativo, che dettano le mode della ribellione e hanno un seguito che li rafforza ancora di più.”

A questo proposito ben ci sta un nuovo strumento di prevenzione, più che di repressione, che dal 2017 può essere utilizzato dalle forze dell’ordine in questi casi: l’ammonimento.

“Dal 2017 in poi – conclude Carlo Pagano – il Questore può richiamare gli autori di atti di bullismo a rientrare in un comportamento normale prima che sia troppo tardi. Ossia prima di dover procedere e punire. Perché magari, vista in alcuni casi anche la giovane età, è meglio evitare un processo che danneggia non solo l’autore del reato ma anche la vittima che magari non è in grado di sopportare anche un iter giudiziario”.

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