Un cinema camp per ricominciare

di Micaela Faggiani

A Chioggia la proposta per gli adolescenti è quella di un camp cinematografico estivo per esprimersi post lockdown

Abbiamo lavorato a una fiction che mettesse assieme fantascienza e avventura, le nostre passioni, in gruppo e senza mai litigare, abbiamo non solo cambiato, ma migliorato le  idee rispetto all’inizio. Dopo il covid c’era tanta voglia di stare assieme”.

A parlare è Iris, ragazza di 12 anni di Chioggia, “socia” di una della quattro case cinematografiche nate e ideate all’interno del Cinema Camp, il primo laboratorio di cinema per ragazzi e ragazze delle medie e delle superiori, organizzato dalla cooperativa sociale Titoli Minori, associata a Confcooperative Federsolidarietà Veneto, in collaborazione con la Cooperativa “REM-Creative Lab” e la scuola di teatro “Bussolà” di Chioggia.

Il Camp ha formato a fotografia, sceneggiatura e teatralità i ragazzi coinvolti, che alla fine hanno prodotto dei corti scritti, ideati, sceneggiati, montati e recitati da loro stessi. Divisi in gruppi, pardon in case di produzione, con tanto di nome d’arte, che si sono dati battaglia in un festival finale dei cortometraggi.

Circa una cinquantina i giovani che hanno aderito all’iniziativa, un numero ben superiore alle aspettative degli organizzatori, giovani provenienti non solo da Chioggia ma anche da Piove di Sacco, Cavarzere e dintorni.

“Mi sono trovata a fare sia la cameraman – spiega un’altra ragazza – sia l’attrice nel ruolo che io stessa ho inventato. Mi sono davvero divertita e da grande, grazie anche a questa esperienza, vorrei fare l’attrice, tanto che l’anno prossimo voglio cercare una scuola di recitazione qui vicino.

“Il teatro è una passione che coltivo dalla quarta elementare  – ci spiega un altro giovane prossimo alla terza media – È da due anni che frequento un corso di teatro. Purtroppo, causa covid, le scene sono un po’ limitate perché non ci può tanto toccare e abbracciare ma ci siamo divertiti lo stesso. Il periodo della dad è stato complicato ma ne siamo usciti carichi, come potete vedere anche qui”

Quando ci sono le opportunità i ragazzi sanno scatenare la loro creatività” – raccontano invece le educatrici dell’equipe – ”e noi siamo strabiliate dall’impegno, la passione e la determinazione che ognuno di loro ha messo in campo per raggiungere un obiettivo comune”.

Attraverso il cinema, i ragazzi hanno espresso i loro vissuti, i loro sogni, le paure e i desideri.

Per realizzare un film infatti c’è bisogno di tanti ruoli: il direttore della fotografia, il regista l’aiuto regia, il ciacchista, il tecnico luci, gli attori.

Ogni ruolo è unico e fondamentale, e concorre insieme agli altri alla buona riuscita di un progetto.“

Non è vero che i giovani non si impegnano e non hanno idee…mi arrabbio sempre quando sento questa frase – spiega Giulia Zennaro filmaker e organizzatrice del camp da punto di vista tecnico – Quando si offrono le opportunità e gli strumenti giusti i ragazzi hanno un sacco di idee. E sono anche responsabili. Non è un caso che abbiamo scelto di farli lavorare con una videocamera e non con il telefonino, che hanno in mano in ogni momento, anche per responsabilizzarli rispetto ad una strumentazione che costa ed è preziosa”

La realizzazione del camp è stata possibile anche grazie al sostegno del progetto “Freetime”, una progettualità dedicata al contrasto del disagio giovanile e ad ogni forma di dipendenza, promossa dai Dipartimenti per le Dipendenze del Veneto (Fondo Nazionale per le Politiche Sociali anno 2020) a cui partecipano enti del privato sociale (Titoli Minori per il territorio di Chioggia , Cavarzere e Cona) e i Comuni afferenti al territorio di competenza dell’ULSS 3 Serenissima.

Fare da soli è fare peccato, fare insieme è fare politica – ha commentato Massimo Mantoan Presidente di Federsolidarietà Venezia – E di questo abbiamo bisogno oggi, di mettere assieme le persone”

Valeria Tiozzo Presidente della Cooperativa Titoli minori chiude raccontando come i ragazzi attraverso questa esperienza abbiamo tirato fuori tutti il bello che hanno dentro. “E noi adulti abbiamo fatto prevenzione parlando il loro linguaggio e proponendo loro luoghi sicuri e buoni, di aggregazione”

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