Sessualità giovanile – Voce agli esperti e non solo

di Hellen Magagna
Disagio giovanile e identità inconsapevoli | Sessualità giovanile | Fuori la Voce

Umberto Galimberti, filosofo - Sdoganamento della sessualità

Ad oggi si parla di sdoganamento della sessualità, determinato dal fatto che siamo passati dalla società della disciplina alla società della performance. Una spinta non solo sessuale ma anche lavorativa e di autoaffermazione. A tal proposito il filosofo Umberto Galimberti sostiene “Ad oggi le regole sono trasgredibili tranquillamente, quanto piuttosto il cambiamento è ‘Sono a livello? Ce la faccio o non ce la faccio?’. Si parla di performance. Questo crea sfiducia in sé stesso. Una scarsa considerazione e stima di sé. La sessualità è stata sdoganata da ciò. Nessuna colpa. E i ragazzi si sentono insoddisfatti e insoddisfacenti rispetto a tutto”.

Un altro problema è che i ragazzi hanno iniziato ad avere rapporti sessuali troppo presto. Oggi si parla di “trombamico/ trombamica”. Non c’è emotività! Aggiunge poi il filosofo “La scuola fa qualcosa? No, perché non educa. Non è in grado di portare dalle pulsioni alle emozioni. I sentimenti li impari. Ai bambini non bisogna raccontare che tutto va bene perché appena incontreranno la sofferenza e dolore non avranno gli archetipi interiori per affrontarli”. La sessualità non è solo un gesto ma una visione radicale del mondo.Internet e la pornografica che ti offre è demoralizzante. È centrifuga. Ti fa vedere gli organi sessuali e non volti. Il momento seduttivo però è lo sguardo, non il sesso. Se si comincia a fare sesso in isolamento della psiche, è demoralizzante. Poi nessuno ha le competenze delle performance di un attore porno che diventa un modello e i ragazzi pensano sia giusto fare così”. Umberto Galimberti, con una visione non ottimista, ritiene che il nocciolo della sofferenza oggi sia culturale perché:

Siamo in una cultura in cui abbiamo tolto ai giovani il futuro. I giovani ad oggi bevono, si drogano non solo per piacere di alcool e droga ma per accettare l’angoscia che nasce loro nello sguardo verso il futuro. Un futuro che non promette niente. Un futuro imprevedibile. ‘Perché devo stare al mondo?’ Manca lo scopo, manca la risposta, il perché. Tutti i valori si svalutano. E questo è una forma pura di nichilismo.

Umberto Galimberti | Filosofo | Sessualità giovanile | Fuori la Voce

Francesco Cicconetti - Testimonianza Transgender

Francesco Cicconetti, ragazzo transgender di 25 anni. Divulgatore per le tematiche transgender. Molto attivo nelle battaglie della comunità queer. Molto attivo sui social. Secondo Francesco, molte persone cercano veri e propri escamotage e dice: “Tantissime persone si definiscono bisessuali. C’è una orte bifobia interiorizzata, cioè il fatto di avere preconcetti sbagliati sulla bisessualità. Si crede che sia legata alla promiscuità, cioè una persona che fa sesso con chiunque e così la gente ha paura di dichiararsi tali. Preferire eterossessibili invece che bisessuali ma alla fine solo la stessa cosa”. Anche Francesco per molto tempo ha viaggiato nel buio, inconsapevole tra sesso della nascita e genere.

“Vediamo la gioventù come una causa. E le persone adulte screditano i giovani e la loro identità. L’identità dei giovani è inconsapevole perché indotta dalle persone adulte. L’hate speech arriva da chiunque, online da giovani ma i dubbi principalmente derivano dagli adulti. Come nel mio caso dai genitori. Qualcuno mi diceva che magari “non era così” e questo me lo dicevano perché di base non sapevano nulla di transgenerità. Manca tantissimo il dialogo, lo scambio e la fiducia da parte dei genitori. Spesso non siamo accettati come un’entità che può autodeterminarsi. Non ci credono. E spesso sono anche gli adulti a parlare di noi.”

Francesco Cicconetti | Trasgender | Sessualità giovanile | Fuori la Voce

Quando si parla di sentimenti, identità, orientamento sessuale sono cose attuali, moderne. Quanto le persone adulte si sanno auto-analizzare? Quanto le accettano? C’è un motivo se ad oggi c’è una società patriarcale, costruita dagli uomini per gli uomini, non esiste uguaglianza di genere, c’è discriminazione delle società più piccole. Questo perché arriviamo da una tradizione antica dove c’è la figura classica di uomo”.

Alessandra Simonelli, psicologa - Movimento dell'identità tra fluido e rigido

La psicologa Alessandra Simonelli ha mostrato come sempre più adolescenti e giovani non si definiscono dentro a un’identità di natura binaria. E afferma “esiste una grande letteratura che ci dice che l’identità legata al genere è legata allo sviluppo. L’identità legata al genere si costruisce, non si nasce. L’età prescolare è un’età interessante perché i bambini sono molto rigidi sul genere. I maschietti potrebbero dire ‘non porterò mai delle scarpe rosa perché sono da femmina’. Manca ancora un traguardo importante: lo sviluppo della teoria della mente. La teoria della mente è importantissima. È un’acquisizione affettiva- relazionale e cognitiva, e questo aiuta il bambino a pensare che il genere possa essere indipendente rispetto agli attributi in riferimento al ruolo. Questo è un’importante svolta che si completa in adolescenza che ancora una volta il genere e l’identità viene messa in discussione rispetto all’incontro e scontro con il gruppo dei pari, familiari e riflessioni personali”.

Inoltre, la professoressa Alessandra Simonelli ha definito le identità come uno spettro, che ci permette di considerare che in diverse fasi della vita si possono riconsiderare le identità. “L’armonia o la disarmonia con cui viene lo sviluppo è un criterio di salute importante. Bisogna Interrogarsi su quanti giovani, adolescenti e bambini si percepiscono all’interno di un’identità fluida e portano nel corso della vita questo traguardo. Lo sviluppo di sé e di identificazione possono essere idealizzati come costrutti del corso della vita”.

Alessandra Simonelli | Psicologa | Sessualità giovanile | Fuori la Voce

Marco Scarcelli, sociologo - L'identità nei social network

Secondo il sociologo Marco Scarcelli manca l’ascolto verso i giovani. “Gli adulti non ascoltano perché riguardo ai media digitali ne sanno ben poco. O comunque ne sanno, ma rispetto ai media legati agli anni 90. La caratteristica importante è che i media digitali sono pervasivi e la vita dei ragazzi si costruisce nei media. Non c’è una separazione tra online e offline. I media siamo noi”. E questo è una grande cambiamento. Le piattaforme non sono neutre. E il cellulare, la musica, il cinema sono sempre state accusate di traviare la mente di più giovani. 

Qual è il primo passo da fare? Il professor Scarcelli afferma “Comprendere che i media sono un passo della prima cultura. Quando parliamo di identità noi rimaniamo fermi a una vignetta ‘in internet nessuno sa che in realtà sei un cane’. Ma questo rappresenta un internet degli anni 90. Oggi la domanda deve essere ‘come fa internet a sapere che sono un cane’. E questo è sia preoccupante che interessante”.

Perché l’identità è importante? “Nei social io mi mostro agli altri e metto me stesso in un banco di prova, quindi presentazione di sé.  Mettono like o no? Non è solo narcisismo ma qualcosa di più. C’è l’aspetto del gruppo dei pari, vedo gli altri cosa fanno, si trovano modelli. C’è tutto l’aspetto della partecipazione e i dati mostrano che i ragazzi e le ragazze partecipano sempre meno. Sono fantastici spettatori ma non partecipatori”.

Ma i rapporti che si creano online valgono meno di quelli faccia a faccia? “I rapporti mediati non sono diversi da quelli faccia a faccia. Abbiamo l’idea che se è mediato non vale. Ma non è vero. È un pezzo del reale. Abbiamo nuove pratiche di riflessività. Ogni giorno esprimo la mia identità e mi relaziono con gli altri. Continuo a mettermi sul palcoscenico. I like e commenti non sono un cuoricino messo a caso, ma si creano relazioni. Una sorveglianza sociale costante, di gruppo. C’è una comunicazione pubblicamente privata e privatamente pubblica. Tik tok e instagram muovono emozioni all’interno dei ragazzi e ragazze”. D’altronde si parla di una nuova logica dei media digitali che i ragazzi e le ragazze interiorizzano. Per esempio la golden hour. Tutti i giovani sanno cos’è! Ma soprattutto sanno che dietro a ciò c’è un algoritmo pazzesco. 

Infine, in relazione all’educazione sessuale il sociologo Scarcelli afferma:

Marco Scarcelli | Sociologo | Sessualità giovanile | Fuori la Voce

Nel nostro paese non c’è educazione sessuale, solo biologia. Le scuole molte volte alzano le mani su questi temi. Pornhub da’ un’educazione sbagliata. Ed è scandaloso che sia su PurnHub ma non a scuola! C’è ancora un grosso blocco su questo!”

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