Professione Fundraiser

di Valeria Iotti

Intervista a Giovanna Bonora

Coordinatrice area High Value Giving di Vidas e
parte del comitato organizzatore del Non Profit Women Camp

Di cosa si occupa un fundraiser?

Chi fa fundraising è un professionista o un volontario che cerca di convincere gli altri a sostenere la causa o le cause in cui crede.

Personalmente ho cominciato come attivista per Amnesty International, occupandomi all’inizio di tutto tranne che del fundraising, vittima anche io dei tanti pregiudizi che circondano questa attività. Col tempo e l’esperienza ho capito che invece dedicarmi al fundraising e alla comunicazione nel non profit poteva essere la mia strada.

Che differenza c’è fra fundraising e crowdfunding?

Il crowdfunding è una raccolta fondi che può essere svolta da chiunque, anche per finanziare attività profit o produzioni culturali o necessità personali, ad esempio un percorso di cura.

Il fundraising è, invece, un’attività di medio-lungo termine che costruisce relazioni progettuali con i donatori e, in quanto tale, è specifica del terzo settore. Nelle charity, ONG o associazioni la presenza di un fundraiser è data per scontata.

Oggi comincia, in Italia, a farsi strada il fundraising. In questo la pandemia ha sbloccato molte cose, avvicinando il pubblico a questo tipo di donazioni.

Come è stata la tua partecipazione al Non Profit Women Camp e a quale esigenza ha risposto?

Professione Fundraiser - Giovanna Bonora
Giovanna Bonora

È stato entusiasmante partecipare all’organizzazione del camp, insieme a Valentina D’Amelio e Francesca Cerutti e all’ideatrice Federica Maltese.

È necessario lavorare sui pregiudizi, gli stereotipi e le discriminazioni che colpiscono le donne, cominciando a rifiutarli a priori.

Questo cambiamento deve avvenire dentro e fuori il mondo del non profit, cominciando ad arruolare chi proviene dai gruppi discriminati, dare loro gli strumenti per prendere spazio.

Anche le donne, oggi, appartengono a questa categoria. Il camp serve anche a capire come guidare questo cambiamento.

Dono, richiesta e gratitudine: come vedi questo circolo virtuoso?

La pandemia ha attivato in modo straordinario e commovente la generosità dei donatori, creando tanti nuovi donatori e cambiando l’atteggiamento di quelli istituzionali, fondazioni e imprese, che si sono messi a correre con noi rinunciando a protocolli e burocrazie per portare aiuto prima possibile.

Il dono è il risultato di una domanda. Imparare a chiedere, e quindi essere grate, è importante per le donne che spesso non si riconoscono il diritto alla giusta retribuzione o al giusto ruolo.

Imparare a chiedere senza lasciarci frenare dall’orgoglio: questa sarebbe una nuova rivoluzione femminista.

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