Malika e la storia triste di un regalo gestito male

di Maria Olga Tartaglia
Malika e la storia triste di un regalo gestito male

Succede che una ragazza di Castel Fiorentino decide di fare coming out con la propria famiglia. Succede che la sua famiglia invece di confortarla e di offrirle il proprio appoggio come una qualunque famiglia farebbe, la caccia di casa dopo averle detto le peggiori cose. 

Sei uno schifo, lesbica, se ti vedo t’ammazzo!”,  sono alcune delle  frasi pietose che Malika si è sentita dire dai suoi genitori. Malika ha soli 22 anni e non è indipendente, vista anche la sua giovane età. Si ritrova sola, spaesata, senza soldi, senza vestiti e senza una casa. Fortunatamente le sue amiche e sua cugina decidono di ospitarla a turno.

La sua storia viene raccontata dal programma di informazione “Le Iene” e finisce per commuovere molte persone, tanto che viene lanciata una campagna di crowdfunding per raccogliere fondi finalizzati ad aiutare la giovane a ricostruirsi una vita.

La campagna riscuote molto successo. Molti vedono in Malika un’anima fragile che è stata spogliata dalla sua dignità, proprio da chi l’ha messa al mondo. Vengono raccolti molti soldi, quasi 140.000 euro. Più di quelli sperati, tanto che Malika, commossa delle parecchie donazioni, dichiarerà di voler devolvere gran parte della somma a delle associazioni che possano aiutare persone che come lei vengono discriminate a causa del proprio orientamento sessuale. 

Poi accade qualcosa! 

Malika sulla sua pagina Instagram comincia a postare degli acquisti effettuati con i soldi dei donatori. La casa in centro a Milano, il bulldog francese da 2.500 euro, una Mercedes nuova di zecca…Non propriamente beni considerati di prima necessità! Scatta immediatamente l’indignazione da parte dalla community del web che la accusa di aver sperperato i soldi dei donatori. 

Ecco il rovescio della medaglia: gli stessi che hanno donato ora la insultano.

Malika prima mente, dicendo che la macchina non è sua; poi ammette l’acquisto, giustificandosi di essersi voluta togliere qualche sfizio. 

Tralasciando il fatto che con i propri soldi una può farci quello che vuole – ed effettivamente quei soldi che gli sono stati donati ora sono suoi – Malika non ha considerato il fatto di avere un debito emotivo con i donatori. Ha perso di vista il punto focale della donazione, ovvero usare i soldi con coscienza, riconoscendone il valore e l’importanza. L’importanza di condurre una vita dignitosa e finanziare delle iniziative rivolte al raggiungimento della parità di genere. Ma alla fine Malika ha solo ventidue anni! 

Chi ha donato l’ha idealizzata, pensando fosse una persona in grado di mettere gli interessi personali da parte per intraprendere una lotta comune. Dimenticando che effettivamente è solo una ragazzina che può sbagliare. 

Auguriamo a Malika di essere felice, di riflettere sui suoi errori e magari di usare quei soldi in modo migliore a favore dei ragazzi che come lei sono stati cacciati di casa e insultati solo perché amano una persona dello stesso sesso. Omnia vincit amor diceva il poeta Virgilio. L’amore vince tutto e quindi smettiamola di ostacolarlo e arrendiamoci ad esso.

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