Il prurito delle ali che spuntano

di Valeria Iotti
Il prurito delle ali che spuntano

È quello che vivono gli adolescenti, che sempre di più
scelgono di leggere. Per crescere.

Diceva Umberto Eco che chi non legge vive una vita sola, chi legge ne vive migliaia. Vale anche a 16 anni, soprattutto quando le strade della vita reale si interrompono per cause eccezionali, come è successo nell’ultimo anno.

Non a caso, nel 2020 la percentuale di italiani che ha letto almeno un libro è salita dal 58 al 61% circa (fonte: Associazione Italiana Editori). Parliamo della cosiddetta ‘varia’, che comprende i romanzi e la saggistica e di cui è protagonista l’editoria per bambini e ragazzi, con ben il 25% del valore e una tendenza crescente di produzione per titoli e fatturato. Quindi non è vero che i ragazzi non leggono, anzi: le ragazze fra gli 11 e i 19 anni sono il gruppo di lettori più grande in assoluto.

Ma cosa possono trovare i ragazzi nella lettura? Quali altre vite cercano?
Come si cattura la loro attenzione e per dirgli cosa?

Ne abbiamo parlato con due professioniste che cercano di creare parole per gli occhi e le orecchie dei ragazzi e delle ragazze: Lodovica Cima, editor di Pelledoca, casa editrice per ragazzi e ragazze specializzata in thriller, noir e mistero, e Benedetta Bonfiglioli, scrittrice di letteratura per young adult, giovani adulti (dai 12 ai 20 anni circa), con tanti titoli all’attivo e un ultimo successo che tocca il tema del bullismo in un modo speciale: ‘Senza una buona ragione’, finalista al premio Andersen 2021, prestigioso riconoscimento italiano per la narrativa per ragazzi.

Cosa significa scrivere per ragazzi e ragazze adolescenti? 

Benedetta Bonfiglioli: Scrivere del mondo attraverso gli occhi e le esperienze di protagonisti adolescenti. Adottare la loro prospettiva, dar voce ai loro sogni, ai loro desideri, alle loro paure.

Scrivere Youth fiction vuol dire esplorare la realtà con passi vergini, con sulla schiena il prurito delle ali che spuntano, il desiderio del volo, la vertigine, la paura di diventare grandi. Nella scoperta di sé, dell’altro, dell’Alto”.

Quindi è importante la qualità, l’anima di ciò che si propone ai ragazzi di leggere.

Cosa è cambiato nell’editoria per ragazzi nell’ultimo anno?

Per Lodovica Cima “Il lockdown ha favorito la lettura, migliorando forse il rapporto con i libri dei ragazzi più diffidenti che si sono lasciati convincere a tuffarsi fra le pagine e a cercare la storia giusta per loro. Se la trovano, sono voraci e ne cercano altre, se invece diamo loro la storia sbagliata abbandonano ed è molto difficile riconquistarli. La lettura è un’attività faticosa, inutile negarlo, si impegnano solo se ne vale la pena, se trovano nella storia le emozioni forti che cercano”. Emozioni forti e storie importanti. 

Come si costruisce, allora, un personaggio? È più importante che sia autentico o esemplare?  

“Verosimile, direi – dice Bonfiglioli –  Non credo nel messaggio del protagonista esemplare, quando si tratta di letteratura io sto con Oscar Wilde: niente messaggi, niente lezioni, niente paradigmi che spieghino, solo una storia ben raccontata e ben scritta, possibilmente”. Niente lezioni quindi, ma storie pure. 

Quanto può aiutare la lettura ad affrontare la distanza forzata e l’impossibilità a viaggiare? 

Lodovica Cima risponde: La lettura è un viaggio. Ho la fortuna di gestire il programma ragazzi del Circolo dei Lettori di Milano e abbiamo due gruppi di lettura che in questo periodo si sono più che raddoppiati: i ragazzi leggono e hanno voglia di condividere le loro idee sui libri”.

Tra l’altro, scoprire modi nuovi di maneggiare le parole può essere molto utile.

Secondo Benedetta Bonfiglioli: “La parola letteraria è una voce fuori dal coro in un contesto generale di chiacchiere becere e distruttive. È una parola che crea ed è vitale per i ragazzi e per tutti: apre gli orizzonti, permette di esperire angoli dell’essere, del sentire, del pensare che altrimenti rimarrebbero loro preclusi. Regala loro il tempo lento, necessario a scivolare tra periodi più lunghi di un tweet, in narrazioni senza immagini che richiedono spazio mentale, creatività, disponibilità emotiva ad esplorare qualcosa di più di quello che ci propongono i social networks”.

La potenza del linguaggio è evidente anche nei suoi aspetti più negativi. Chiediamo a Benedetta Bonfiglioli. “Senza una buona ragione” è diventato un libro sul bullismo, anche se forse non era il tuo obiettivo. Cos’è il bullismo per te? 

“Il male, la cattiveria, quella forma sottile di violenza per cui di fronte al talento dell’altro mi sento meno inadeguato se lo demolisco, se lo imbratto, se lo abbasso. Bullismo è una parola che non amo, è l’etichetta alla violenza prepotente di chi non ha altro modo di affrontare la propria sofferenza o la propria mediocrità se non scaricandola addosso a qualcun altro”.

La protagonista del tuo libro cade in una spirale di eventi e emozioni negative dalle quali dovrà imparare a difendersi. Quando dovrebbe scattare l’allarme? 

“La solitudine, secondo me, è l’unico punto di non ritorno. Non esiste dolore che l’essere umano non possa affrontare, purché non sia solo. In questo panorama desolante, la letteratura salva la vita. Quando la scrivi e quando la leggi. Perché ti permette di vivere mille vite anche quando la tua è in stand by. Perché ti svela possibilità che non sapevi nemmeno esistessero, e quando ti rendi conto che un mondo diverso, un amore diverso, una relazione, un’amicizia, una vita diverse sono possibili non ti accontenti più e osi partire alla ricerca di quello che sai esistere, da qualche parte, per te”.

E, aggiunge Lodovica Cima: “Leggere favorisce la cultura del linguaggio e aiuta i lettori a parlare e scrivere più consapevolmente. Tra l’altro, stime autorevoli dimostrano che un aumento del’1% dei lettori corrisponde a un aumento dell’1,5 del PIL, quindi in una migliore qualità della vita per tutti”.

I ragazzi lo sanno e lo dimostrano leggendo sempre di più. Chissà che non lo insegnino ai loro genitori!

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