Il grooming è un pericolo reale

di Alessia Da Canal

Intervista a Sergio Russo, dirigente della Polizia Postale per il Veneto

“Abbiamo riscontri in ambito nazionale di adescatori, groomer, che si infiltrano attraverso le piattaforme di gaming per bambini. Questi adescatori riescono ad ottenere amicizia, confidenza per avere poi molto di più”.

Il rischio è dietro la porta. Anzi, dietro lo schermo. È bene che lo sappiano i genitori che pensano tanto mio figlio gioca soltanto. A ribadirlo è Sergio Russo dirigente in Veneto della Polizia Postale e delle Comunicazioni, chiamata a perseguire questo tipo di reati.

“Purtroppo il 2020 ha comportato un aumento dei reati commessi attraverso la rete che hanno avuto ricadute prevalentemente sui minori – sottolinea il dirigente. Nell’anno appena trascorso i casi hanno riguardato alcune migliaia di studenti: si è registrato un +16%. Sono state 107 le persone denunciate nel solo Veneto (più del doppio dell’anno scorso) per adescamento, diffusione e detenzione di materiale pedopornografico”.

Ma chi vi chiede aiuto? Direttamente chi è vittima o i parenti più stretti o gli insegnanti?

“Il canale più importante delle info ci viene dalla collaborazione che è tenuta a livello internazionale dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia, perché di fatto ci sono molti operatori a livello mondiale che monitorano le comuni chat, canali internet e quindi riescono a ad ottenere informazioni sullo scambio di contenuti illeciti. Noi poi sviluppiamo indagini accurate, eventualmente attività di perquisizione per avere riscontro dei sospetti. Altre fonti sono i genitori che controllano i minori”.

Prima la fiducia poi il ricatto

I groomer cercano di adescare i ragazzi per ottenere immagini e per arrivare ad incontrare il minore e avere rapporti sessuali con lui. Il grado di pericolosità di queste persone è molto alto.

Il grooming è un pericolo reale

“Riescono ad ottenere la loro fiducia mostrandosi come un coetaneo o una coetanea – racconta il dirigente – del resto la curiosità di parlare del sesso è particolarmente spinta tra i più giovani. Quando hanno carpito la fiducia e ottenuto la prima immagine scatta il ricatto. La tua foto potrebbe essere condivisa con persone che conosci, in ambito sportivo o scolastico e questa è la chiave importante per entrare nella sensibilità del minore e costringerlo a produrre altro materiale”.

Quanto rischiano i groomers?

“In questi casi per l’adescamento la punizione va da 1 a 3 anni di pena, un trattamento sanzionatorio importante.
Da quell’adescamento possono derivare reati più gravi e quindi una pena più grave”.

Cosa fare per prevenire questi rischi?

“È evidente che bisogna prestare molta attenzione.
Lo dico anche da genitore. I bambini di 10 anni bisogna controllarli e insegnare loro a muovere i passi, anche su internet e avere un buon rapporto comunicativo con loro. Il genitore non si può estraniare perché lo sente sicuro all’intero di quattro mura. Non è sicuro e ci sono casi molti gravi: sfide, blackout challenge con situazioni portate all’estremo”.

Discorso diverso per gli adolescenti a cui vanno spiegate le responsabilità e i rischi anche futuri. A volte i ragazzi non si rendono conto della cassa di risonanza che può avere un messaggio mandato su Instagram o su qualsiasi social.

Il grooming è un pericolo reale

Quando una foto viene pubblicata se ne perde il controllo, il dominio, può rimanere lì per tantissimo tempo. Li potrebbe penalizzare per un domani se dovranno presentare un curriculum. Caricare determinati contenuti sulla rete è pericoloso. Non devono farlo, non devono farsi convincere. Devono avere contatti sulla rete, ma stare attenti alle insidie”.

La Polizia Postale non si occupa solo di pedopornografia, ma anche di cyberbullismo.

“A dicembre ho incontrato migliaia di professori. A febbraio qualche centinaia di migliaia di adolescenti.
Mi piace pensare che la legge 2017 dedicata a Carolina Picchio, abbia sortito buoni effetti.
I ragazzi devono segnalare questi episodi per intervenire in forma preventiva”.

La legge prevede la rimozione dei contenuti entro 24 ore dalla pubblicazione e nel caso questo non avvenga, l’interessato può rivolgere la richiesta al Garante per la protezione dei dati personali, che rimuoverà i contenuti entro 48 ore. Per i minori autori di atti di cyberbullismo scatterà l’ammonimento: il questore convocherà il minore insieme ad almeno un genitore.

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