I tempi e i confini della violenza

di Alessia Da Canal
I tempi e i confini della violenza

Il punto di partenza, la vicenda Grillo

Perché non li avete arrestati? Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato niente perché chi viene stuprato e fa una denuncia dopo otto giorni vi è sembrato strano”. 

Sono le parole di Beppe Grillo che a spada tratta prende le difese del figlio Ciro. Il giovane, assieme  ad altri due amici, avrebbe violentato e ripreso una ventenne italo-norvegese dopo averla fatta ubriacare. Era il 17 luglio del 2019. Gli abusi sarebbero stati consumati in una villa a Porto Cervo in Sardegna, ma la ragazza ha denunciato quanto avvenuto solo al suo rientro, a Milano, otto giorni dopo.

La vittima ha raccontato di come non riuscisse neppure ad urlare. Era terrorizzata, non riusciva a muoversi e non si rendeva conto di cosa stesse accadendo. E se non è fuggita è solo perché aveva la responsabilità della sua amica, sua ospite in Sardegna, che al momento dei fatti dormiva. Quello che è accaduto quella notte sarebbe però stato ripreso dal gruppo e diffuso in una chat condivisa. 

Può una vittima che aspetta troppo prima di denunciare la violenza essere ritenuta meno attendibile dai magistrati? Mentre il processo continua su diversi piani, quello giuridico, quello mediatico e quello politico, noi ci chiediamo cosa è considerato violenza? Se esistono dei confini e quali sono i tempi di reazione agli abusi. 

Per questo abbiamo coinvolto tre professioniste, una ginecologa, una sessuologa e una psicologa psicoterapeuta.

ECCO PERCHЀ SOLO IL 7% DELLE DONNE DENUNCIA LO STUPRO
Cinzia Polo - ginecologa

Grillo ha dato una dimostrazione che definirei didattica del perché le donne non denunciano.

Perché si passa dall’altra parte, dall’essere vittima ad essere sotto accusa.

Perché era lì…”,  “Era consenziente…” “Era vestita in un certo modo…”, “Magari era ubriaca…” (non è attenuante, ma aggravante).

La donna ovviamente ha paura di subire una seconda violenza, quella non essere creduta e di doversi giustificare: se l’è cercata o, nel caso Grillo, l’aver cercato un briciolo di notorietà.

Questo spiega perché solo il 7% delle donne denuncia lo stupro subito. Dal punto di vista del mio lavoro, anche quando le donne riescono a nascondere le violenze o situazioni di ansia feroce come il mobbing, il corpo le fa esplodere sotto forma di patologia.

Questo comporta modificazioni ormonali, reazioni compulsive come la bulimia o l’anoressia nervosa, l’amenorrea. Spesso le donne non riescono più ad avere rapporti o una vita di coppia normale. Soffrono di vaginismo, di dolore pelvico cronico, di vulvodinia.

Donne che hanno sofferenze stratificate e che spesso vengono scambiate per pazze. Addirittura si sono sentite dire da ginecologi maschi “Si beva un bicchiere di vino e vedrà che riuscirà ad avere un rapporto appagante”. Ci sono degli indicatori per riconoscere non solo le situazioni di emergenza legate alla violenza.

Le interruzioni di gravidanza ripetute, ad esempio, ma anche le cistiti interstiziali o un dolore pelvico riferito in modo costante. Io cerco di vedere sempre le mie pazienti da sole e non accompagnate dai loro uomini, perché quello della visita potrebbe essere l’unico momento in cui si può captare qualcosa, l’unico momento di libertà da una situazione di giogo.

www.studiomedicocinziapolo.it/dottoressa-cinzia-polo

SOLO SE FACCIAMO GRUPPO, SE DENUNCIAMO, LE COSE POSSONO USCIRE
Serenella Salomoni - psicologa sessuologa

Serenella Salomoni - Psicologa, sessuologa

La cosa più pesante nel mio lavoro è stato quando ho sentito donne che riportavano violenze subite addirittura dallo psicanalista, dallo psicoterapeuta.

Quando accade una cosa del genere sei in una nebbia, non capisci più niente. Per una mia paziente ci sono voluti tre anni prima che avesse la forza di denunciarlo.

Il professionista in questione ha avuto il coraggio di andare dall’avvocato con sua moglie, dicendo che la sua paziente era fuori di testa.

Peccato che un altro psichiatra che ne aveva dovuto documentare lo stato mentale, avesse confermato che anche una sua parente era stata molestata dalla stessa persona nella stessa maniera. Ecco, nel momento in cui facciamo gruppo e denunciamo tutte, le cose possono uscire.

Tu concepisci la violenza nel momento in cui la senti. Dipende dall’età, dal tipo di psicologia, dalla forza che hai. Anche il catcalling (ovvero le molestie di strada, fischi e apprezzamenti di cattivo gusto) può essere molesto se fatto su una bambina che è particolarmente timida e impaurita. 

Io sono madre di tre figli maschi e mi chiedo come educhiamo questi figli maschi…come nascono gli uomini maltrattanti? Sono convinta che ci deve essere un’educazione genitoriale, sessuale, che non si fa. 

Io vedo molti matrimoni bianchi. Di  tre, undici o anche vent’anni. Sono situazioni che devi risolvere in fretta perché la coppia si distrugge. C’è troppo sesso buttato lì, senza mediazione, penso ai film, ad internet, ma poca attenzione per l’empatia, l’affettività, il rispetto dell’altro.

www.serenellasalomoni.it

Ѐ VIOLENZA NEL MOMENTO IN CUI
VIENE MINATA LA MIA DIGNITÀ
COME PERSONA
Emanuela Ruocco - psicologa, psicoterapeuta

Emanuela Ruocco - Psicologa, psicoterapeuta

Non solo gli stupri, ma anche le violenze psicologiche quotidiane non vengono denunciate

Ѐ una forma di violenza subdola, ambigua, uno schema cucito allo scopo di minare l’identità e la dignità personale, assoggettando la vittima al proprio carnefice.

La mente della vittima viene talmente colonizzata, in modo che non abbia più la possibilità di pensare in maniera autonoma.

Ѐ uno stillicidio, un susseguirsi di offese, denigrazioni, insulti, in pubblico o privatamente, con una modalità di un controllo pressante, quasi una morsa. La persona si sente come in prigionia. Quello che abbiamo potuto osservare con la rete di The Net Onlus è che queste persone spesso non si rendono conto, anche per anni, di questo meccanismo

E spesso anche le persone intorno non se ne rendono conto, cosicché tutta questa violenza psicologica si perpetua in un clima di indifferenza emotiva. Ѐ difficile tirare fuori la mano e tanto più denunciare, perché quando se ne rendono conto cominciano a vergognarsi: “Ma come ho fatto a non accorgermi?”.

Poi dal momento che non sono più in grado di avere un giudizio critico sul fatto che “Io valgo al di là di te”, non riescono neanche a chiedere aiuto. Ѐ un lavoro lungo e complesso quello che porta a ricostruire un senso di sé

Ci sono anche violenze sepolte nella memoria. Spesso attraverso un frammento emerge un ricordo traumatico. Ma anche se si avviano processi di rimozione, la nostra mente e il nostro corpo porta dei segni.

A me pare importante sottolineare questo: nel momento in cui in una relazione viene minata la mia dignità come persona, quella è una forma di violenza. Che non posso affrontare alla pari, ma posso cercare di chiedere a aiuto o di sfilarmi.

thenetonlus.com

Segui il webinar completo proposto sul tema da “Il Cantiere delle donne”  

Potrebbe interessarti anche...

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da parte di questo sito web.