Ghostwriting, scrivere senza firmare

di Francesca Campanini

Il ghostwriting è prima di tutto condivisione: di idee, emozioni e competenze. Pamela Ferlin ci parla del dietro le quinte del suo lavoro

Non spaventatevi quando sentite parlare di ghostwriting. I fantasmi a cui si fa riferimento non sono affatto le comparse di un film horror, ma professionisti della scrittura che lavorano in un settore poco conosciuto in Italia, ma molto vivo. I ghost sono autori che scrivono testi commissionati da persone, famose oppure no, i quali poi li firmano.

Abbiamo chiesto a Pamela Ferlin, direttrice di Ergo Sum Agency Italia e lei stessa ghostwriter, di raccontarci come funziona. “Il ghostwriter è testualmente ‘Il fantasma che scrive’. Significa prestare la propria penna e la propria capacità di scrittura, o presunta tale, a chi ha qualcosa da dire ma non lo sa fare. Perché la scrittura è un linguaggio, con regole e logiche che bisogna saper usare.

Ha parlato di prestare la propria penna, quindi la penna resta propria… Com’è il rapporto tra ghostwriter e i libri che scrive?

Potrei risponderti sbrigativamente dicendo che è frustrante, perché quali libri il ghostwriter scrive lo sanno per di più lui e il suo “cliente”. Infatti firmiamo degli accordi di non-disclosure, quindi la riservatezza è garantita come parte del contratto.

Pamela Ferlin
Pamela Ferlin - Ghostwriter

Prima del rapporto con l’elaborato però c’è il rapporto con la persona, non credo di esagerare se dico che iniziare un percorso di scrittura, soprattutto quando parliamo di un memoir, è un lavoro molto intimo, privato, di connessione tra persone prima, e vorrei dire anche tra anime dopo. Ѐ un approccio che cerco di avere in maniera rispettosa, delicata… A volte ovviamente non posso essere discreta, però posso cercare di mettere a suo agio il mio interlocutore, il quale ovviamente mi dirà tanto di più e il lavoro verrà tanto meglio quanto più riusciamo ad essere sinceri e vicini”.

Quindi il ghostwriter non “corregge solo l’ortografia” ma contribuisce proprio alla progettazione del testo insieme alla persona di cui scrive…

Direi che è il ghostwriter ad aver bisogno di qualcuno che gli corregge l’elaborato finale! Il lavoro del ghostwriter è quello di mettersi direttamente nel corpo del committente e di farsi mezzo attraverso il quale i pensieri, le idee, i sentimenti di questa persona possono essere messi sulla carta. Tante volte parte della nostra competenza sta proprio nel capire quali sono gli elementi che il nostro committente ha più a cuore. Insomma, è un discorso che non vale sempre e non vale per tutto, ma se per esempio parliamo del memoir, assolutamente sì”.

Che cosa direbbe allora a un giovane aspirante ghostwriter?

La domanda è difficile e avrei preferito che non me la facessi, ma devo rispondere. Non so, ciascuno ha la propria vocazione, già se a qualcuno viene il desiderio di scrivere significa che scrivere gli piace…

Se manca l’occasione o la volontà o l’intenzione di diventare autore, fare il ghostwriter è un eccellente modo per impratichirsi e avvicinarsi con più confidenza alla scrittura che, come tutte le cose, è frutto non solo di talento ma anche di applicazione, tanta! ‘Dai la cera, togli la cera, dai la cera, togli la cera’: questo è un modo per dare la cera a un pavimento molto ampio e sempre diverso, quindi certamente è una bellissima palestra per cambiare stile e prospettiva, per imparare a conoscere altre persone.

Perché le persone sono sempre belle, anche quando sono brutte, anche quando sono complicate e difficili. Entrare in comunione con una persona, insomma, è una delle cose più belle che a me capita”.

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