Dal Tedx alla comunicazione efficace per la vita di tutti i giorni

di Micaela Faggiani

Le regole della comunicazione efficace (e dei giochi!) con il caso del Tedx attraverso la saggezza e l’esperienza di Rudy Bandiera, docente, autore e gamer

Rudy Bandiera è e si definisce un autore, creator, anchorman, docente online-offline e gamer. Come relatore ha preso parte a decine di eventi prestigiosi come TEDx Bologna, Senato della Repubblica o Camera dei Deputati ed è stato il presentatore/anchorman – tra gli altri – di eventi Google, Randstad, Confindustria, Juventus. Ha tenuto lezioni, master e seminari un po’ ovunque, ed ha insegnato “teorie e tecniche di digital public relation” all’Università IUSVE, a Venezia e Verona. Ha scritto 4 libri: 1 sulla tecnologia e il futuro della stessa, 1 sul rapporto uomo/digital, 1 sulle digital PR e 1 sulla creazione di contenuti per il Web.

Con noi di Fuori la voce ha fatto una riflessione a 360 gradi sul significato proprio del tedx, sulla sua storia, il senso e come questa modalità di public speaking, per usare un termine in voga, sia importante e di utilità anche per la vita di tutti i giorni, come può esserlo anche un esame scolastico.

Tedx  – ci spiega Rudy – è un format nato negli Stati Uniti sotto il nome di Ted. Su youtube ce ne sono di straordinari… come quelli con Steve Jobs e Bill Gates, dai tedx sono nate delle idee eccellenti come quella del cerchio d’oro di Simon Sinek” (https://www.jampaa.it/il-cerchio-d-oro-di-simon-sinek/)

Il TED è stato fondato da Richard Saul Wurman e Harry Marks nel 1984… poi esportato in tutto il mondo e chiamato Tedx.

Rudy Bandiera (photocredits: Andrea Verzola)
Rudy Bandiera (photocredits: Andrea Verzola)

Funziona – continua il docente – che hai un speaker sul palco che deve stare dentro un cerchio rosso di circa 2 metri di diametro e parlare per 18 minuti precisi. Ogni ted ha un filo conduttore.

Quello a cui ho partecipato io aveva come tema “l’inimmaginabile”.

Nei ted funzionano le storie come in ogni altra situazione. Per esempio pensiamo al tedx con Bill Gates che è arrivato sul palco con un barattolo per parlare della storia della malaria che lui combatte con la sua fondazione.

Gates è arrivato sul palco e non ha detto cosa c’era dentro il barattolo.

Poi ad un certo punto ha spiegato che avrebbe aperto il barattolo e sarebbe uscita una zanzara che porta la malaria e la gente si è terrorizzata, pur sapendo che era solo un insetto.

(https://www.ted.com/talks/bill_gates_the_next_outbreak_we_re_not_ready?language=it)

Insomma bisogna riuscire a prendere il cuore prima che il cervello delle persone con delle tecniche particolari.

Ma quali sono queste tecniche particolari?

Parlerei di strategie più che di regole, che valgono per ogni public speack. Nel tedx ,oltre alla compressione del tempo, le persone vogliono essere sorprese. Non bisogna iniziare mai dicendo… ho poco tempo… buonasera, inizierò con… sono tutte cose scontate e tu hai solo hai 18 minuti da giocarti.

Bisogna appellarsi ad Aristotele che diceva che un discorso funziona se metti assieme logos ethos e pathos. Bisogna cioè usare la ragione con dati e fatti convincenti, la levatura morale cercando di  essere allineati con i valori agli altri e scatenare emozioni o trasmetterle.

La percentuale dei tre?  Nel libro “Essere Steve Jobs” Carmine Gallo https://www.amazon.it/Essere-Steve-Jobs-Varia-Economia-ebook/dp/B005UKHXDW ha analizzato matematicamente una quantità di tedx e le percentuali che ne escono sono: 60% pathos, 30% di logos, il resto resto ethos. Questa dovrebbe essere la formula vincente.

Parlando di comunicazione efficace non possiamo non pensare ai nuovi linguaggi e al modo di comunicare dei giovani attraverso i social che potrebbe essere ritenuto un linguaggio “carente”. E’ così?

Non credo – spiega Bandiera –  ogni generazione si crede più furba della precedente. Anche io a 14 parlavo come un idiota, perché avevo solo 14 anni, poi la lettura e scrittura mi hanno aiutato, così come allenarmi. Non c’è una demenza senile causa smartphone. Le modalità comunicative cambiano ma non sono nè migliori nè peggiori.”

E se dovessimo dare qualche consiglio sui social?

Ne voglio dare uno in particolare a cui tengo molto, correlato a questo momento storico. Usando i social abbiamo impressione che non ci sia nessuno dall’altra parte e che quello che facciamo venga mitigato dallo schermo che ci fa da filtro. E così passano grettezza e violenza. 

In realtà abbiamo una responsabilità enorme su quello che pubblichiamo che ricade su altri individui. Si tratta di una vera e propria forma patologica online disinhibition effect” si chiama https://cyberpedia.it/disinhibition-effect-la-base-del-crimine-online/.

Sembra che una persona su 4 faccia cose diverse online da quello che farebbe nella realtà, perché appunto pensano che non ci sia nessuno dall’altra parte. Cose che non faresti mai dal vivo come per esempio quella di insultare online.

Ad esempio in una conversazione via zoom si tende a non arrossire perché gli imbarazzi sono mitigati dallo schermo.

L’online sembra più sfilacciato ma è uguale alla realtà.

Insomma bisogna vivere i social come la vita reale. Ed è un consiglio semplice ma non così banale. Tutto questo è la base del cyberbullismo e va insegnato ai ragazzi, ma prima ancora agli adulti che non hanno uno storico e non sono preparati. Dobbiamo capirlo prima noi per trasmetterlo ai ragazzi

Infine una parentesi sul suo definirsi un “gamer”.

Si certo, l’essere un gamer mi contraddistingue. Come vedi ho tatuato sulle braccia i loghi dei miei giochi preferiti, uno tra tutti destiny. Certo i giochi possono essere tossici come il vino ma se sorseggiati  nel momento giusto e con le dovute maniere fanno bene. Anzi io rilancio. Gli adulti dovrebbero reimparare a giocare.

E sul fatto che i ragazzi che giocano amano follemente e guardano i video dei gamer professionisti non stupiamoci. Ho scritto un articolo su “La Ragione” in merito, per rispondere alla domanda su che gusto c’è nel guardare chi gioca.

(https://laragione.eu/il-meglio-de-la-ragione-in-edicola/il-gusto-di-vedere-i-campioni-giocare-ai-videogame/) Io rispondo con una domanda. Ma quando vai allo stadio giochi tu o guardi qualcuno che gioca?

Se hai una passione ami guardare i professionisti al massimo livello, se ami il calcio vuoi vedere Ronaldo giocare, se ami Fortnite ti fermi a osservare Power giocare. Come al Roland Garros guardi uno che gioca e non prendi la racchetta, così stai su youtube a guardare i gamer che giocano al tuo gioco preferito. Queste si chiamano passioni

https://www.rudybandiera.it/

Potrebbe interessarti anche...

Lascia un commento

* Utilizzando questo modulo accetti la memorizzazione e la gestione dei tuoi dati da parte di questo sito web.