CUAMM e l’impegno per le campagne vaccinali in Africa

di Francesca Campanini

Da settant’anni opera in Africa con medici e operatori sanitari, ora la sfida è quella della copertura vaccinale, in un continente in cui le cifre si aggirano attorno al 5%. Non solo vaccini però, ma anche tanti altri progetti in cui sono le madri e i bambini a essere al centro.

Il 70° Annual Meeting di CUAMM Medici per l’Africa al teatro Geox di Padova è stata un’occasione di confronto e condivisione, un momento di raccoglimento che ha riunito più di un migliaio di persone. Accanto al direttore del CUAMM Don Dante Carraro erano presenti esponenti importanti delle istituzioni: il ministro degli esteri Luigi Di Maio, il commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni, il presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli Romano Prodi…

Ma anche scienziati d’alto profilo: l’immunologo Alberto Mantovani e, in video-messaggio, il consigliere medico capo del presidente statunitense Biden, Anthony Fauci. L’obiettivo del meeting non era solo annunciare le soddisfazioni raggiunte negli ultimi anni e comunicare con trasparenza la gestione di fondi e progetti, ma anche cogliere le nuove sfide che si presentano.

C’è un ambito su cui CUAMM vuole puntare tutto. Una missione che non solo l’ONG, non solo il continente africano, ma il mondo intero non può permettersi di perdere: quella della vaccinazione per Covid-19.

L’immunologo Alberto Mantovani cita l’espressione “altruismo interessato” per parlare dell’urgenza di estendere le campagne vaccinali nei paesi più svantaggiati all’interno dell’attuale ordine economico globale.

C’è un tema di sicurezza: anche la nostra sicurezza. Un giornalista ha coniato il termine di ‘altruismo interessato’… Dobbiamo riflettere sul fatto che le varianti che ci preoccupano sono nate in India, in Amazzonia, in Sudafrica e ci sono altre varianti che ci preoccupano nei paesi poveri. Il virus più scorre, più si moltiplica, più muta e più genera varianti.

Dobbiamo fermarlo a casa nostra vaccinandoci e comportandoci bene e lo dobbiamo fermare in Africa: un miliardo e trecentomila persone con una copertura vaccinale che in alcuni paesi è sotto l’1%”.

Vaccinare significa prima di tutto reperire la materia prima, il vaccino, cosa già di per sé complessa per paesi che hanno serie difficoltà a disporre di denaro per comprare dosi.

Per questo si affidano per esempio al meccanismo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità COVAX, che ha l’obiettivo di contrastare l’alleanza vaccinale e rendere disponibili 1.3 miliardi di dosi per i paesi a basso reddito che vi partecipano.

Eppure, anche una volta ottenuti i vaccini non tutti gli ostacoli sono superati: le difficoltà logistiche e di somministrazione sul territorio sono importanti, soprattutto in paesi in cui esistono realtà che sembrano sconnesse dal mondo.

Piccoli villaggi e comunità difficilmente raggiungibili non devono essere dimenticate.

CUAMM vuole portare i vaccini in Africa, facendo però sì che essi arrivino veramente ovunque, per non lasciare indietro nessuno.

Paolo Gentiloni spiega quali sono stati e quali auspicabilmente saranno gli sforzi dell’Unione Europea per bilanciare la disuguaglianza nella produzione e distribuzione globale di vaccini: “A luglio ci fu il vertice globale della salute in cui la presidente Von Der Leyen promise entro l’anno cento milioni di dosi per l’Africa, in realtà possiamo annunciare che saranno duecento milioni di dosi per l’Africa da parte dell’Unione Europea.

Ma credo che sia altrettanto importante creare una capacità di fabbricare vaccini in Africa. Si lavora su tre hub regionali: uno in Senegal, uno in Sudafrica e uno in Rwanda. Sapete che l’Africa importa il 99% dei propri vaccini. Quindi “Medici con l’Africa” sì… e bisognerebbe anche dire non ‘Vaccini per l’Africa’ ma ‘Vaccini con l’Africa’!”.

Del resto l’impegno di CUAMM per le campagne vaccinali contro il Covid-19 non interessa solo il continente africano, ma ha prodotto effetti importanti anche sul territorio veneto: a Rubano è stato aperto un centro vaccinale gestito dal personale CUAMM.

Con i suoi sforzi Medici con l’Africa ha quindi contribuito a rendere possibile il raggiungimento dell’84% di popolazione vaccinata a livello regionale che, come sottolinea il presidente del Veneto Luca Zaia, è il motivo per cui attualmente non sono in atto restrizioni: “Cari signori, se oggi siamo liberi è perché ci siamo vaccinati, altrimenti non saremmo qui oggi… Questo deve essere chiaro!”.

Le vaccinazioni sono diventate ovviamente tema prioritario in tempo di pandemia, le energie di CUAMM però vengono impiegate anche in altri settori dell’assistenza sanitaria. Tra i risultati raggiunti negli anni scorsi il responsabile della programmazione, innovazione e ricerca Giovanni Putoto illustra gli esiti di “Prima le mamme e i bambini”.

Questo programma nei cinque anni di intervento previsti, dal 2017 al 2021, ha reso possibili quasi un milione e mezzo di visite pre e post-natali e ha garantito 330.000 parti assistiti e assistenza nutrizionale post-parto tra Angola, Etiopia, Mozambico, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania e Uganda. Luoghi in cui la mortalità perinatale e la morte da parto sono piaghe che affliggono il tessuto sociale.

La nuova edizione di Prima le mamme e i bambini per il quinquennio 2022-2026, con il sottotitolo “Persone e competenze”, coinvolgerà quattordici ospedali in otto paesi. Il goal è la formazione di personale sanitario locale, che possa creare dei servizi sanitari strutturati attraverso l’impiego delle risorse umane del territorio, sempre con un occhio di riguardo per quanto riguarda la specializzazione in assistenza per mamme e bambini.

Impiego di personale medico specializzando italiano, focus sulle competenze gestionali e sul sistema di valutazione dei sistemi sanitati in uso anche in Italia, attraverso il lavoro di squadra con il Laboratorio di Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, infine la collaborazione con le Università delle città africane in cui si opererà in Tanzania ed Etiopia.

Il direttore Don Dante Carraro conclude mettendo al centro non solo la professionalità e la competenza che occorrono per strutturare progetti che possano produrre realmente il miglioramento delle condizioni socio-economiche di alcuni territori, ma anche e soprattutto la passione e il cuore che ci vogliono.

Crediamo nel coinvolgimento della gente: la cooperazione si fa in Africa, ma si fa anche mobilitando la società civile qui. Crediamo ai cuori delle persone, agli sguardi, alla relazione, perché quando hai toccato il cuore di una persona è un uragano dopo che si scatena!

Questo è il cambiamento più radicale. Vogliamo costruire un paese, il nostro, l’Italia, che in riferimento all’Africa metta insieme il grande patrimonio della gente, di tutto questo bene, collegandolo strettamente con le istituzioni, non perdendole per strada ma diventando così più uniti e più forti!”.

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