Mara Maionchi sull’uguaglianza di genere e sui giovani nel mondo del lavoro

di Francesca Campanini

Il consiglio di Mara Maionchi per giovani ambiziosi? Saper aspettare per avere il tempo di lavorare sodo durante l’attesa. Riguardo all’uguaglianza di genere fondamentale la parità salariale e sì anche alle quote rosa. Le donne hanno buonsenso, spiega Maionchi, per questo ne servono di più ai vertici

Un pomeriggio con Mara Maionchi, produttrice discografica e personaggio televisivo, in occasione dell’ultimo incontro del ciclo organizzato da Confapi Venezia su formazione e lavoro per imprenditori, dirigenti aziendali e professionisti di Venezia e Rovigo.

I temi caldi affrontati il 9 dicembre al Teatro Metropolitano Astra di San Donà di Piave sono ancora una volta quelli femminili: l’uguaglianza di genere, la parità salariale e le quote rose, inseriti però in una riflessione più ampia sul significato del lavoro, degli sforzi per fare carriera e dell’importanza dell’impegno sin dalla gioventù, oltre che del talento.

Mara Maionchi, racconta, ha iniziato a lavorare a diciotto anni nel 1959 e oggi, quasi sessantatré anni dopo, non ha ancora smesso.
La sua esperienza nel mondo del lavoro non è iniziata immediatamente nel settore della discografia, eppure nonostante questo spiega come anche il periodo passato da stenodattilografa sia stato stimolante.

Ho lavorato tanti anni, ma di questo sono molto felice perché mi sono sempre divertita.

Qualsiasi lavoro io abbia intrapreso l’ho sempre fatto con gioia, con intenzione di ampliarlo o magari anche di cambiarlo – e prosegue – Non sono una ‘donna vittoriosa’, sono una donna che ha lavorato. Tutti sono vittoriosi e tutti sono perdenti, basta vivere un po’ e si vede che questo succede. Io alla fine ho vinto solo la vita che ho voluto e che mi si è presentata: io ho sempre desiderato lavorare, mi è sempre piaciuto. Ho fatto la discografica per tanti anni, ma prima ho fatto altri lavori. Grande curiosità fa molto bene, perché fa parte delle occasioni che le persone hanno per capire quello che succede, per ampliare il proprio orizzonte”.

Quali sono stati dunque i primi passi di Mara Maionchi nel mondo del lavoro? Primo step fondamentale è stata la decisione di trasferirsi a Milano, che già negli anni ’60 si presentava agli occhi giovani e ambiziosi come un luogo moderno e di opportunità: “Guarda, io avevo due idee fondamentali: una di lavorare e l’altra di venire a Milano. Perché mi sembrava che Milano potesse dare delle occasioni che una città di provincia un po’ più chiusa non mi avrebbe dato. Di questo ero sempre più convinta, ma ti parlo del 1960!”.

Contestualizzare è infatti fondamentale: se al giorno d’oggi nella nostra società non c’è nulla di strano a sentir dire a una giovanissima che vuole lavorare e far carriera, anzi è difficile trovare una di queste ragazze che aspiri a fare unicamente la casalinga, nell’Italia del boom economico in cui però le opportunità lavorative erano pensate per gli uomini e riservate agli uomini, quella di Mara Maionchi era un’aspirazione rivoluzionaria.

Rompere il connubio casa-figli come destino di una ragazza degli anni ’60 è stata, idealmente e poi anche concretamente, la prima mossa attraverso cui il suo percorso nel settore discografico è iniziato.

Ma da stenodattilografa, come ha fatto Mara Maionchi a passare a lavorare per una casa discografica?

Rispondendo a un annuncio sul Corriere della Sera, e iniziando a fare ufficio stampa per un’etichetta milanese, fino ad arrivare successivamente a diventare direttore artistico. Quest’ultima, spiega Maionchi, è una posizione a cui le donne hanno avuto un accesso difficile tradizionalmente.

Quando le viene chiesto se l’essere donna abbia avvantaggiato o ostacolato la sua carriera, la produttrice risponde: “Se devo essere sincera non ho avuto grandi difficoltà, ho avuto sì qualche sciocchezza, ma che ho superato brillantemente. Ci sono state però alcune donne sottovalutate”. Nonostante la sua esperienza personale complessivamente positiva Mara Maionchi infatti sottolinea: “Non è giusto, le donne hanno il diritto di lavorare come lavorano gli uomini, anche alla parità salariale, in alcuni casi anche meglio. Nel nostro mondo gli uomini sono sempre considerati con qualche chance in più, per tanti motivi e poi per abitudine, perché c’è anche un’abitudine! Il pensiero della donna come manager, come autore della trasmissione ecc… non è ancora così forte”.

Questo deve cambiare e in fatto di iniziative per indurre queste trasformazioni Mara Maionchi si dice favorevole anche alle quote rosa:

Alle quote rose io sono assolutamente favorevole, anzi toglierei le quote rosa e mettere moltissime donne. Perché secondo me le donne hanno buonsenso che, devo dire, è utile. Gli uomini non devono essere sottovalutati: servono, ma dovrebbero perdere un po’ di quell’aggressività ed essere un po’ più diplomatici, cominciare ad avere i risultati facendo più fatica. Ma del resto ci sono anche tanti uomini che già sono così, comunque si spera sempre in un miglioramento”.

A proposito di faticare per raggiungere risultati, il discorso si sposta successivamente dalla questione della disparità tra uomini e donne a quello sull’importanza, in generale, di impegnarsi al massimo per raggiungere i propri obiettivi, quindi si sposta sui giovani. “Guarda che vincere al totocalcio non sempre è una fortuna, perché quelli che vincono al primo colpo poi hanno il rischio che non riescano a ripetersi perché non hanno la base. Non sono partiti dal primo gradino, sono partiti, per destino o per altro, dal quarto gradino. Quindi gli manca l’esperienza iniziale del lavoro, dell’aspettativa, di saper aspettare. Se non sei pronto è meglio aspettare un anno che perdere tutto subito”.

Questo quindi il consiglio di Mara Maionchi ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro: saper aspettare, ma non aspettare con le mani in mano, bensì darsi da fare per costruire i gradini attraverso cui raggiungere la propria personale vittoria.

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