L’elettorato teen

di Francesca Campanini
L'elettorato teen

Fuori La Voce indaga con un sondaggio: c'è speranza per dei giovani cittadini consapevoli?

Ad oggi un dibattito acceso riguarda il ruolo politico attribuibile ai giovani – in primis la questione recentemente sollevata riguardo al voto ai sedicenni – e incentiva a porsi domande importanti: sono abbastanza maturi per votare? Abbastanza informati? Abbastanza interessati? 

Fuori La Voce ha organizzato un sondaggio – con un campione di circa 350 giovani dai quattordici ai ventuno anni – in cui si chiedeva ai diretti interessati cosa ne pensassero del loro rapporto con la politica, delle occasioni di istruzione e formazione disponibili in questo campo e di quali credono siano, o debbano essere, le priorità attuali.

I risultati del sondaggio manifestano che la politica viene riconosciuta pienamente dai giovani nella sua importanza, smascherando il luogo comune secondo il quale i ragazzi sono prede di vortici individualizzanti che li estraniano e impediscono loro di riconoscere l’importanza di ciò che li circonda. Il 90.5% degli intervistati, infatti, attribuisce massima importanza (68% vota 5 in una scala da 1 a 5) o importanza elevata (il 22.5% vota 4 in una scala da 1 a 5) all’esercizio del diritto-dovere di voto.

Inoltre, il 68.3% degli intervistati afferma di non voler aspettare l’età in cui sarà chiamato a votare per iniziare a informarsi rispetto alle questioni politiche, ma di voler cominciare prima. Il 28.5% intende aspettare di dover votare. Solo il 3.2% si dichiara non intenzionato ad informarsi in campo politico né prima né quando sarà il momento.

Oltre che riconoscere l’importanza del voto in sé, dai risultati emersi i giovani sembrano anche molto coscienti della serietà richiesta nell’esercitare consapevolmente questo diritto: il 79.3% degli intervistati ritiene che sia di massima importanza (47,3% vota 5 in una scala da 1 a 5) o di importanza elevata (32% vota 4 in una scala da 1 a 5) avere conoscenze specifiche di carattere storico, giuridico, economico…

Proprio su questo punto però emergono delle problematicità: i ragazzi e le ragazze si rendono conto dell’importanza di votare, della necessità di informarsi e di possedere conoscenze sia basilari che specifiche, ma sembrano non sentirsi in grado di soddisfare questi requisiti.

Ci viene restituito il ritratto di giovani che chiedono di essere formati e istruiti riguardo alle questioni di attualità che caratterizzano il nostro mondo prima di venire investiti della responsabilità di contribuire, votando, a decidere del bene comune. Appaiono paradossali ma non incomprensibili i risultati del sondaggio che vedono l’83.9% ritenere che le attuali scelte politiche della classe dirigente non giovino ai giovani, eppure anche il 77.5% affermare di non essere favorevoli al voto ai sedicenni.

L'elettorato teen

Ai ragazzi e alle ragazze entrare in prima persona nella scena politica, in cui dominano altre generazioni che loro percepiscono come disinteressate del futuro delle nuove, non sembra la soluzione. Probabilmente perché non si sentono pronti per farlo: riconoscono l’esistenza di un problema enorme, ma non ritengono di avere gli strumenti per contribuire a risolverlo. La questione a questo punto è: hanno ragione a sentirsi impreparati? Probabilmente sì, non si tratta solo di insicurezza giovanile: sono conseguenze delle lacune presenti nel sistema scolastico e in generale formativo italiano.

Il 75.5% degli intervistati crede che si dovrebbe parlare di politica a scuola, il 61.7% si dice anche disposto a partecipare a iniziative extra-scolastiche di informazione in campo politico e di attualità, facendo così trasparire accanto al senso di insicurezza dato dalla percezione della propria scarsa preparazione, anche l’intenzione di rimediarvi, nel caso in cui si riesca a reperire gli strumenti adatti.

In merito a quali sono gli argomenti che stanno a cuore alle nuove generazioni e che secondo loro sono prioritari, le risposte del sondaggio parlano chiaro: la sensibilità dei giovani si dirige verso i temi caldi dei diritti civili, della questione climatica e della giustizia sociale con un focus sul diritto allo studio. In fin dei conti i ragazzi e le ragazze sembrano chiedere nient’altro che questo: libertà, cura per il pianeta ed equità.

La questione di anticipare la possibilità di votare a sedici anni desta preoccupazioni anche e soprattutto nelle fasce di popolazione adulta, timorose che l’immaturità giovanile possa indirizzare il paese verso itinerari sconsiderati e poco lungimiranti. In primis considerazioni di carattere matematico sfatano questo mito: secondo i dati ISTAT la popolazione tra i 16 ed i 18 anni (quella che verrebbe aggiunta all’attuale elettorato) ammonta a circa 1 milione e 130 mila persone, circa il 2% del corpo elettorale delle ultime elezioni nazionali. Ciò significa che è numericamente impossibile che i giovani elettori possano produrre conseguenze devastanti sulle scelte politiche del paese.

Gli effetti a cui ambiscono i sostenitori di un ruolo attivo dei più giovani in politica sono di carattere culturale e formativo, parole chiave in questo senso sono “responsabilizzazione”, “sensibilizzazione”, “informazione”. Del resto è di questo che in origine era fatta la politica.

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