Dad o non Dad? Questo è il problema

di Redazione

L’Ordine degli Psicologi del Veneto chiede un ecosistema scolastico che preveda una DAD ripensata e riorganizzata

Contagi, isolamenti, quarantene, ragazzi vaccinati con la terza dose in classe fino a 2 positivi, quelli non vaccinati a casa, questo alle superiori e alle medie, mentre all’asilo con un positivo si va tutti in dad,  nelle scuole elementari parte la sorveglianza con un positivo, se due si va in quarantena  per 10 giorni, tamponi da fare, prima nei covid point, ora in farmacia gratuitamente , dad da attivare subito per chi è a casa, in modalità mista se qualcuno rimane in classe.

Dopo tutte queste parole e termini qual è la sensazione?

Di confusione e spaesamento  sicuramente, ma noi siamo adulti, loro, gli studenti no, e ancora una volta sono loro a subire gli effetti della bestia nera della dad, un modalità già sperimentata  nel duro lockdown e che oggi riappare alla finestra.

Ad aiutarci ad orientarci vengono in soccorso gli psicologi dell’Ordine delle Psicologhe e Psicologi del Veneto con la Vicepresidente Fortunata Pizzoferro.

«La DAD in sé non è un danno per i bambini dipende da come  viene gestita – spiega la Pizzoferro – La Didattica a Distanza è uno strumento, al pari di una lama che può ferire nelle mani di un delinquente, ma salvare una vita nelle mani di un chirurgo.

La DAD, così come lo Smart Working (che però sta andando verso una regolamentazione), nel 2020 sono stati utilizzati d’urgenza, da un giorno all’altro, senza una preparazione specifica adeguate dotazioni tecnologiche.

Ci sono degli evidenti rischi psicologici in una DAD organizzata male.

L’esperienza precedente, con la chiusura improvvisa della scuola, aspettando una riapertura poi posticipata all’anno scolastico successivo, ha lasciato negli studenti un vissuto di “ansia da abbandono”, il timore di perdere il contatto sociale, un percorso didattico improvvisato e incerto, anche per gli insegnanti.

E aggiungo, l’alternativa “in presenza o a distanza per tutti”, senza definire tipologie di studenti con bisogni speciali che richiedono modalità specifiche di approccio, aumenta il gap di preparazione e lo svantaggio sociale per questi studenti.»

Ecco perché l’Ordine delle psicologhe e psicologi del Veneto invita ad una riorganizzazione della Dad attraverso un patto formativo tra studenti, insegnanti e famiglie.

Fortunata Pizzoferro- Vicepresidente Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi del Veneto

«È necessario invece ri-pensare alla DAD  continua la Pizzoferro –  come una forma di didattica non più eccezionale ma complementare, prevista e prevedibile: applicabile a rotazione per alleggerire il trasporto pubblico, con un calendario definito che possa permettere ai genitori un’organizzazione adeguata (come succede per i periodi di vacanze scolastiche), e dare agli studenti delle certezze (una data di inizio e una di rientro, conoscere quali attività si svolgeranno a distanza e quali al ritorno in presenza) all’interno di un patto formativo che coinvolga l’intero “ecosistema scolastico.

Pensare alla “DAD come risorsa” significa anche permettere in futuro a molti bambini con patologie lunghe o croniche, o ospedalizzati, di non perdere molti giorni di scuola, e di mantenere un contatto anche virtuale con la propria classe, con ovvi benefici psicologici.

In altri termini, non tutto ciò che ci ha portato il Covid è da buttare via, solo perché associato all’esperienza drammatica della pandemia: ogni emergenza è anche un acceleratore di cambiamento sociale.

Proviamo ad insegnare ai bambini che la vita è piena di imprevisti: sta a noi e poi a loro trasformarli in opportunità.»

Insomma una DAD non emergenziale ma progettata e messa a norma, un po’ come si fa con le case antisismiche in previsione di un possibile terremoto o di scosse continue.

https://www.ordinepsicologiveneto.it/

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