Così ho ripreso a camminare

di Hellen Magagna

Dopo un’amputazione transfemorale, Giulia Callegaro ha iniziato una nuova vita. Ora punta al piede da tacco!

Immaginatevi di passare una serata tranquilla in un bar con le vostre amiche e i vostri amici. Zero pensieri. Solo chiacchiere, spensieratezza e tanta voglia di vivere. Ma sulla strada del ritorno capita qualcosa che, vuoi o non vuoi, ti cambia la vita. Un improvviso e inaspettato incidente.

Ti ritrovi dentro a un fosso. Sotto la pioggia. Per terra. Un male assurdo e chiedi aiuto. Arriva l’ambulanza. Pensi sia tutto un sogno. E invece, ti risvegli due settimane dopo in un letto di ospedale, in terapia intensiva, dopo dieci giorni di coma.

I dottori ti sollevano il lenzuolo e ti ritrovi ad aver avuto un’ amputazione transfemorale. Praticamente è rimasto solo un pezzettino di gamba sopra il ginocchio. Solo un pezzettino di femore. Questo è successo a Giulia Callegaro, una ragazza di soli 25 anni, che nel 2016 la vita l’ha messa a dura prova.

“Stavo andando a casa del mio ex fidanzato. Ho perso il controllo, pioveva tantissimo, non andavo velocissima perché andavo ai 70 all’ora… ho fatto aquaplaning. Avevo una macchinetta. Ho fatto vari giri e capogiri, però sono riuscita, comunque, ad uscire. Sono andata in fosso.

Naturalmente Giulia non va nei fossi normali come le persone normali… No, va nel fosso cementato. E il motore mi è caduto sulle gambe. Mi sono rotta il bacino con la cintura e il braccio perché volevo uscire. Ho le placche nell’omero. E frattura esposta e scomposta di entrambe le gambe, tibia e perone. La gamba destra aveva preso l’aorta, quindi per quello hanno dovuto amputarla. L’hanno amputata dopo 10 giorni.

Mi hanno trasferita a Padova perché ero un codice rosso assolutamente e non avendo ossigeno nella gamba per 5 ore hanno dovuto farmi un bypass. Quindi, mi hanno tolto la safena dalla gamba sinistra alla gamba destra. Ed è durato dieci giorni. Hanno provato a salvarla a Padova, ma niente. Però meglio così”.

gennaio del 2017, per Giulia arriva finalmente un meraviglioso traguardo: la protesi. E ciò voleva dire ritornare a camminare.

“Mio papà ha pianto tantissimo. Io no, non volevo. Ma non perché non ero felice, mi sembrava una cosa stupida. Non potevo farmi vedere stare male davanti ai miei genitori ancora.

Però quando mi hanno messo gli stivaletti UGG ho pianto tantissimo perché me li sono comprati quando avevo il gesso, e non avevo la gamba destra. Quindi non li avevo ancora provati”.

Giulia però non era contenta. L’ULSS passa la gamba dritta senza ginocchio. E lei aveva solo 20 anni quando tutto è successo.

Oltre a ritornare a camminare, voleva sentirsi bella. Ecco che ha fatto rivestire una gamba vera. La sua protesi, infatti, è morbida. Ha aggiunto un ‘bottone speciale’ dell’aria, che toglie quando indossa la calza. Ad oggi, ciò che le interessa è l’estetica. E ci svela “adesso sto puntato al piede da tacco”.

Ovviamente si tratta di un cambiamento, soprattutto fisico. Si tratta di una parte del corpo che è stata amputata. Ma Giulia, ad oggi, a mente lucida non trova nulla di diverso rispetto a prima dell’incidente.

Anzi, aggiunge “lo vedo solo come un pezzo in più. Non è che sei senza un pezzo allora non puoi fare qualsiasi cosa. So saltare. So correre. A mio modo ovviamente. Vado lo stesso al mare. Non me ne vergogno, perché non ho ancora la protesi da bagno. Vado senza. Non ho niente di diverso. Lavoro, anche tanto. Ho una vita perfettamente normale. Anzi mi sembra anche fin troppo frenetica”.

Ma in questo periodo che ha superato a testa alta, Giulia ha attraversato un momento buio. Non legato all’incidente in sé e a lei in primis. Ma quando è venuta a mancare Dragana, la sua migliore amica. Anzi, la sua ‘sorella di gamba’ che ora è diventata la sua stella, come a Giulia piace chiamarla.

“Dragana l’ho conosciuta in ospedale e lei aveva appena scoperto di avere un tumore sopra la rotula e io avevo appena scoperto di essere senza gamba. Quindi ci facevamo coraggio a vicenda. Dopo io sono stata dimessa, lei è stata dimessa. Ci sentivamo sempre.

A gennaio di 3 anni fa le era andato via il tumore. Ad aprile mi scrive ‘mi tagliano la gamba come te’. Ed era contenta perché fa ‘io ho te come esempio, e se ce l’hai fatta te ce la faccio anche io’… Non vedeva l’ora di andare a Bologna.

E ce l’ha fatta ad andare alla prima visita. E infine mi è arrivato il messaggio il 6 settembre… È morta 3 anni fa. Ed è 3 anni che io non ho nessun problema. Ho trovato lavoro. Ho avuto il coraggio di prendermi la macchina, perché prima avevo paura. E so che è lei. Lo so perché la sento.

Penso che questo sia stato ancora più tragico dell’incidente in sé. Perché l’incidente toccava me, e quando toccano le persone a cui voglio bene non lo accetto”.

Bebe Vio, Monica Contrafatto, Nina Rima… sono fonte di ispirazione, coraggio e forza per Giulia. D’altronde le paralimpiadi hanno lanciato un messaggio importante: vedere la protesi come una normalità, ma soprattutto che si possono fare grandi cose.

E Giulia ci spiega che “Sì, puoi fare tutto. Nel senso, tanti mi dicevano ‘eh ma non puoi andare su in montagna’ io ci ho provato non sono mai caduta, anche sulla neve non sono mai scivolata. Devi stare più attenta naturalmente. Non fai la maratona dei 10 km correndo, ma la fai camminando… puoi farcela. Però non ho ancora visto limitazioni. È brutto da dire, mi dimentico a volte di avere la gamba finta.

Ma da tutta questa ‘tragedia’ è nata una cosa bellissima, ci ha raccontato Giulia. “Ho scoperto chi sono i veri amici, ne ho trovati di nuovi. Do meno importanza a una serata fuori anziché una serata a casa con chiacchiere… preferisco quello mille volte”. Guarda la vita con occhi diversi.

La felicità ora è camminare ed essere autonoma. Prendermi la gamba e venire fin qua da sola per me è stato bellissimo”. Ad oggi, Giulia è cambiata. È una nuova Giulia. Rinata. E si augura “di riuscire a fare tante cose ancora, a riprendere la mia vita. Anche un bambino tra qualche anno. Non vedo l’ora di viaggiare tanto, continuare a lavorare. Ma soprattutto essere sempre me stessa”.

Ha ripreso la patente. Si è comprata una macchina. Una macchina grande perché, come dice lei, così ci sono meno possibilità di andare in fosso. Inaspettatamente ha trovato l’amore, Riccardo.

Mamma Tania, la sua eroina, è sempre al suo fianco. Anche suo fratello Riccardo, non l’ha mai abbandonata. I suoi genitori sono separati, ma dopo l’incidente suo papà si è riavvicinato ai suoi figli. Insomma, ad oggi Giulia è felice!

Tutto è possibile, niente è impossibile. Perché anch’io in quel letto di ospedale vedendomi così ho detto non ce la farò mai a camminare, a guidare, a qualsiasi cosa. Basta avere un po’ di pazienza, tanta forza ma soprattutto circondarsi di persone che ti vogliono veramente bene, non perché sei senza gamba o perché hai fatto un incidente – questi sono i consigli che Giulia si sente di dare a chi sta affrontando o ha affrontato una situazione come la sua.

Noi di Fuori La Voce non ci resta che ringraziarla per la sua testimonianza, che sicuramente è un esempio di forza e coraggio per molte persone!

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