Un ventenne al CERN

di Alessia Da Canal

Pietro Zingarlini chiamato dal Centro Europeo per la Ricerca Nucleare di Ginevra. “Mi sembra quasi di tradire il mio Paese”

Ha 21 anni, da studente non era tra i più secchioni, ma uno “smanettone” che amava costruire qualsiasi cosa, droni compresi. Domani Pietro Zingarlini prenderà le sue valigie e per due anni si trasferirà in Svizzera al CERN, organizzazione europea che si occupa di fisica nucleare, della ricerca sulle origini dell’universo.

Pietro, ma come ci sei finito al CERN di Ginevra?

Ho frequentato una scuola tecnica e parlavano spesso del Cern. Ho semplicemente provato a guardare bene il sito e ho valutato due posizioni correnti aperte. Dopo tre o quattro mesi sono stato ricontattato, ho fatto un paio di colloqui in Inglese e dopo un paio di settimane si sono fatti risentire con la buona notizia.  All’inizio non ci ho creduto, poi sono stato molto contento. Me lo hanno comunicato tre mesi prima di firmare. Ho avuto tempo per prepararmi”.

Sai già cosa farai al CERN?

Sarò inserito nel reparto criogenico, più specificamente nel reparto di controllo – nel mio caso informatico – dove si trasformano i magneti in super-magneti che trattengono il flusso nell’acceleratore di particelle, che hanno bisogno di stare a -270 gradi. E viene utilizzato l’elio liquido”.

Ti hanno fatto studiare tanto…

“Mi hanno fatto studiare tantissimo, tutte cose molto interessanti, sono stato contento di imparare. Tutto in Inglese. La soddisfazione è grandissima. Pensavo di non fare grandi cose dopo il diploma, adesso si è presentata questa opportunità e quindi sono contentissimo. Mi spiegavano che preferiscono inserire giovani senza esperienza, perché ci vogliono formare loro”.

Andrai in un paese che non conosci con una lingua che non parli, ma mi dicevi che al Cern sono pronti ad accogliere i ragazzi ed hanno anche un programma per agevolare questo vostro inserimento …

Sì, parlano francese, è vero, ma è abbastanza eterogenea come popolazione. Si trovano tedeschi, italiani, inglesi, un po’ tutti lo parlano l’Inglese ma per farsi capire bene bisognerà parlare il francese. Al Cern non c’è una produzione, un business da portare avanti, è un’organizzazione benefica di ricerca che tenta di agevolare i giovani a prendere quest’occasione. Hanno organizzato anche dei club per farci ambientare, abbracciando le diverse passioni e le appartenenze. E ci daranno un aiuto per fare in modo che il nostro stipendio non venga completamente impiegato nell’affitto di una casa”.

Hai avuto un po’ di sentimenti contrastanti: da un lato la soddisfazione per questa opportunità, dall’altro benevolmente ti sei sentito quasi traditore del nostro Paese.

Sì, ma alla fine l’Italia è tra i paesi che contribuiscono a quest’organizzazione e a maggior ragione mi sembra di fare qualcosa di buono. Se e dovessi andare all’estero dopo essere stato formato dallo Stato Italiano… Ecco, non mi sarebbe piaciuto tantissimo”.

Cosa ti aspetti da questi due anni?

Vivere questa esperienza, di imparare molto dal punto di vista tecnico e di imparare un po’ tutto, iniziare a legare con altre persone. Non ho mai fatto Erasmus e altro perché mi faceva paura, ma è arrivata l’occasione di provarci. Ѐ una cosa che secondo me dovrebbe fare la maggior parte delle persone. Ovvio che mi dispiace lasciare la famiglia, gli amici… ma è un compromesso, vale la pena provare piuttosto che restare nella zona di comfort. E anche la mia famiglia è molto contenta”.

 Buon viaggio, Pietro. Noi di Fuori la Voce non ti perderemo di vista.

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