Scuola: ripartenza e riforme? La parola agli studenti

di Francesca Campanini

Marco Nimis, presidente della Consulta e membro della Rete degli studenti medi, parla di cosa ha significato la DAD per gli studenti e della ripartenza della scuola in presenza, che non dovrebbe avvenire senza riforme

Gli studenti italiani sono reduci da ormai un anno e mezzo di pandemia e di DAD, didattica a distanza, che ha permesso la prosecuzione delle lezioni in una modalità però che ne ha compromesso le dinamiche, gli obiettivi e i risultati. Così ne parla Marco Nimis: “La DAD, insieme alla pandemia, è stata un po’ uno stravolgimento nel modo di fare scuola. Si è persa la parte educativa più importante che riguarda l’ambito di aggregazione all’interno di una classe e di crescita emotiva, umana, che per forza di cose nel momento in cui la classe è stata spostata nella finestra di un computer è andata a perdersi”.

Rete degli studenti medi

Dei risultati “positivi” della DAD però secondo Marco ci sono stati. Sono consistiti nel rendere evidenti le problematiche strutturali della scuola italiana e nel risvegliare, anche negli studenti, voglia di cambiamento: 

La DAD è stata in grado di evidenziare delle spaccature che erano già presenti nel sistema scolastico in Italia. Se la didattica non funziona in DAD è perché non funzionava bene neanche prima, sono state ingigantite queste crepe. Se non c’è un buon rapporto in questo momento molto spesso tra studenti e docenti è perché nemmeno prima c’erano le basi solide per costruirlo. Quindi la DAD di per sé, sì, è stata uno stravolgimento, ma deve essere anche un punto di ripartenza”. 

Ma allora questa ripartenza della scuola voi studenti come la volete?

In primis una ripartenza fisica, con l’inizio dell’anno scolastico. Gli obiettivi sono garantire la sicurezza a tutti e tutte e allo stesso tempo il diritto allo studio. C’è bisogno anche che le scuole sappiano a cosa vanno incontro: stanno ri-accogliendo tra le loro mura degli studenti e delle studentesse che per due anni hanno vissuto la loro adolescenza in maniera totalmente diversa. Sono aumentati i rischi di suicidio e le richieste di aiuto per malattie mentali. Ecco, bisogna rendersi conto che gli studenti hanno difficoltà a cui anche la scuola dovrebbe saper rispondere. Quindi diritto allo studio, sicurezza e anche consapevolezza del disagio psicologico. – sottolinea Marco Nimis, e continua – L’altra ripartenza riguarda il sistema scolastico in generale. Siamo di fronte a una delle possibilità più grandi a livello storico per riformare la scuola. Dobbiamo riformare la didattica, la struttura delle classi, anche i programmi: per esempio aggiungere dei percorsi, come educazione civica, in modo che abbia il suo insegnamento di cattedra”.

I fermenti di novità e le ambizioni di cambiamento non sono quindi stati completamente inibiti dalla pandemia, nonostante abbiano subito dei duri colpi nel momento in cui gli spazi fisici democratici e di aggregazione delle scuole sono venuti meno.

Spiega Nimis quando gli si chiede quali siano state le attività extra-didattiche di cui si è sentito di più la mancanza: “Tutte! Penso che la scuola venga molto spesso immaginata, erroneamente, come quel luogo in cui si va la mattina e da cui non si vede l’ora di uscire. Ecco, non è sempre così, molto spesso le scuole hanno dato vita a percorsi di formazione culturale, teatrale, musicale, di dibattito… che sono fondamentali.

Quello che poi è mancato di più sono state le occasioni di dibattito, molto spesso gli studenti utilizzavano gli spazi democratici all’interno della scuola, come i collettivi e le assemblee di istituto, per confrontarsi e per parlare di come immaginano un’idea diversa di mondo e di scuola da vivere. In quel modo anche gli studenti che stavano male potevano rendersi conto di non essere da soli e riuscivano anche a stare meglio”.

Scuola: ripartenza e riforme? La parola agli studenti
Oggi quando si parla di ripartenza si parla di Green Pass, voi studenti come vedete questa opzione?

Sappiamo che se aumentano i contagi le scuole tornano in DAD, sappiamo che se aumentano i contagi le occasioni di aggregazione spariscono. Allo stesso tempo il Green Pass però è un dispositivo ancora imperfetto. Va garantito a tutti che questo dispositivo sia disponibile, che non ci siano casi di discriminazione tra gli studenti, che sia molto chiaro il fatto che al momento una grandissima parte di adolescenti non ha la possibilità di vaccinarsi autonomamente, perché dipende dalle scelte dei genitori. Allora la cosa importante è ricordarsi sempre di non continuare a svilire le generazioni più giovani additandole come irresponsabili non è così! Abbiamo visto che a Padova la percentuale di adolescenti che hanno già fatto il vaccino arriva all’87%, siamo una generazione responsabile, abbiamo voglia di essere responsabili.

Credi che ci sia il rischio che le opinioni anche tra gli studenti si polarizzino e che ci siano delle discriminazioni nei confronti delle persone che non sono vaccinate?

Sì, la pandemia ha acuito la polarizzazione politica, sociale e di conflitto anche in luoghi che possono sembrare semplici come le scuole. Una proposta per contrastare ciò è di fare formazione su cos’è il Green Pass, sulla sicurezza, sul vaccino, su chi ad esempio non vi può accedere, non per volontà come i no vax, ma per motivi medici o genitoriali. Nel momento in cui la comunità studentesca riceve informazioni riguardo a tutti questi punti di vista sul sistema Green Pass, si spera che anche le discriminazioni di quel tipo caleranno”.

 

Credi che le problematiche di bullismo, a prescindere dalla questione Green Pass, siano peggiorate o migliorate con la DAD? E quali pensi siano le prospettive future?

Ѐ difficile dire se siano peggiorate o migliorate, hanno cambiato sistema. Si è trasformato nel senso che è riuscito ad adattarsi al web: studenti lasciati fuori dalle lezioni online dai compagni, presi in giro nelle chat dei gruppi, oppure addirittura nelle chat delle lezioni davanti ai professori. A proposito, spesso i professori non sono formati a reagire a delle provocazioni di questo tipo. Quindi anche qui serve formazione, questa volta non solo agli studenti, ma anche ai docenti. Con la DAD purtroppo si può tranquillamente continuare a fare bullismo, quindi si deve continuare a combatterlo.

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