Avvocate e avvocati antidiscriminatori

di Micaela Faggiani

Veneto ed Emilia Romagna formano gli avvocati al diritto antidiscriminatorio

Discriminazioni di genere nel mondo del lavoro.

Oggi ci sono avvocati e professionisti preparati in materia a cui riferirsi attraverso le Consigliere Regionali e Provinciali di parità e i Comitati Pari Opportunità dell’Ordine degli avvocati.

Ci sono professionisti già formati, primi in Italia, solo in Veneto ed Emilia Romagna perché le due regioni sono state le prime ad attuare quello che chiede il protocollo firmato nel 2017 tra il Consiglio Nazionale Forense (il CNF, il massimo organo elettivo che rappresenta l’avvocatura a livello nazionale) con la Consigliera Nazionale di Parità.

Avvocatesse e avvocati antidiscriminatori

L’obiettivo del protocollo è quello di sviluppare un rapporto di collaborazione finalizzato alla definizione di un comune progetto destinato, in via sperimentale, a favorire il giusto accesso alla giustizia per le vittime di discriminazioni e promuovere una strategia di prevenzione e contrasto delle discriminazioni.

Grazie a questo protocollo ogni regione dovrà provvedere alla  creazione di una short list di avvocati/e professionisti

specificatamente preparati/e in materia antidiscriminatoria, dalla quale le consigliere di parità territoriali (regionali e provinciali) possano attingere per le azioni  giuridiche  nell’ambito del loro mandato, nonché per dare eventuali opportune indicazioni.

Abbiamo incontrato e messo attorno ad una tavola rotonda virtuale le due consigliere di parità di Veneto ed Emilia Romagna, Sandra Miotto e Sonia Alvisi, e due avvocatesse che hanno coordinato l’organizzazione del corso di diritto antidiscriminatori,  rispettivamente del foro di Belluno e di Bologna, Laura De Biasi Antonella Rimondi.

Noi come consigliere di parità – spiega Sonia Alvisisiamo l’unica autorità che può dar corso a un’azione giudiziaria  a tutela del lavoratore discriminato, anche se nella maggior parte dei casi tendiamo a una risoluzione bonaria della situazione.

 Per questo è stata importante la  preparazione degli avvocati in materia e la creazione della prima short list regionale di professionisti specializzati.

In tribunale abbiamo già 3 azioni, di cui una conclusa positivamente, con azione diretta della consigliera di parità regionale. Ѐ il primo caso non solo a livello regionale ma anche nazionale in materia, che ha portato ad un risarcimento di venti mila euro per il danno andato all’ufficio della consigliera regionale di parità”.

Avvocatessa Sonia Alvise

La causa è arrivata al Tribunale di Ferrara attraverso un’istanza d’urgenza da parte della consigliera regionale di parità. La vicenda riguarda il regolamento di una cooperativa di pescatori, rispettivamente all’assegnazione della quota giornaliera di prodotto pescato che risultava essere discriminante nei confronti delle socie donne.

Secondo questo regolamento, approvato dalla maggioranza dei soci, in prevalenza maschi ( 600 soci maschi e 50 soci femmine), a coloro che hanno un vincolo affettivo di coppia all’interno della cooperativa – sposati, conviventi o solo legati affettivamente – non viene riconosciuta la doppia quota di pescato, anche se hanno gli stessi compiti di pesca e di manutenzione.

Il Tribunale di Ferrara  – spiega la consigliera di parità dell’Emilia – ha accolto il ricorso e bocciato il regolamento, il cui effetto pratico era quello di indurre le socie a recedere dalla cooperativa e a scoraggiarne di nuove a entrarvi.  Non solo: il Tribunale ha ordinato anche la diffusione della notizia attraverso un quotidiano locale, proprio per il carattere discriminatorio della vicenda. Questo è un chiaro esempio di cosa si può fare oggi nel ribadire la dignità delle persone e riconoscere le stesse opportunità di lavoro alle donne e dell’attenzione che anche i giudici oggi hanno in materia”.

Avvocatesse e avvocati antidiscriminatori

“I temi antidiscriminatori sono argomenti che, se fino a poco tempo fa erano trattati poco, ora sono alla ribalta della cronaca – queste le parole della consigliera di parità della regione Veneto Sandra Miotto – Per questo motivo servono professionisti preparati che sappiano dare risposte concrete e sul pezzo. E soprattutto serve informare la cittadinanza che c’è questa possibilità, che è stato fatto questo percorso, che può essere utile a tante donne, che a loro volta possono rivolgersi gratuitamente alle consigliere di parità”.

Perché la discriminazione sul lavoro  – ha commentato l’avvocatessa Laura De Biasi di Belluno – si declina in violenza di genere, che non è solo violenza sessuale e fisica, ma anche e soprattutto violenza economica e psicologica.  Per atti discriminatori intendiamo tutti quei comportamenti quotidiani che purtroppo vedono tante donne, per esempio, al rientro dalla gravidanza, demansionate o che non ritrovano la scrivania o che dopo il matrimonio sono costrette a rassegnare le dimissioni in bianco o che non ottengono il medesimo stipendio degli uomini, pur a parità di mansioni e di impegno personale”.

Antonella Rimondi, avvocatessa di Bologna, spiega come “Non è facile riconoscere gli atti discriminatori, la materia è ancora poco conosciuta, ma oggi i colleghi che hanno frequentato il corso sanno farlo… Basti pensare che ai più è sconosciuta la ratifica della Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sull’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, firmata lo scorso 15 gennaio, che dovrebbe far parte del quotidiano di tutte le aziende e che introduce, nella valutazione dei rischi, anche la valutazione delle molestie sessuali sul posto di lavoro.

Questo il protocollo:

http://www.consiglionazionaleforense.it/documents/20182/417607/Protocollo+CNF+-+Consigliera+Nazionale+di+Parit%C3%A0.pdf/3c2c6273-168d-47c2-b5e7-8efb79b21d4a?t=1498151933000

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