Terre del fiume è l’azienda agricola guidata da Valentina e marito. Con i loro campi vogliono rigenerare un pezzo di terra, nel rispetto degli animali e dell’ambiente
Un’azienda di agroecologia a pochi passi dalla città, proprio per contrastare la cementificazione e valorizzare e salvaguardare la flora e la fauna locale.
E’ il progetto/sogno di Valentina Chiesura e marito, che, dal 2016, hanno iniziato a produrre ortaggi nei quattro ettari di loro proprietà, in zona Basso Isonzo a Padova, a margine della città, in quella che è l’azienda Le Terre del Fiume, azienda associata a Cia Padova.
“La nostra idea era quella di curare questo pezzo di terra, vicino a casa – queste le parole di Valentina – di riportare più vita a tutti i livelli, dai microorganismi, ai piccoli insetti, fino agli animali più grandi.
Per questo abbiamo fatto fare uno studio ad una neolaureata sulla fauna locale, in una zona dei nostri campi lasciata a boschetto, utilizzando una fototrappola .
La ricercatrice ha fatto una bellissima scoperta ossia che sono presenti tante specie animali, anche non comunissime: volpi, scoiattoli , ricci, picchi rossi e verdi e ovviamente le rane”
Terre di fiume è un’azienda familiare, ci lavora tutti i giorni Valentina con il marito e vi collaborano uomini provenienti da paesi in difficoltà, soprattutto Africa e donne che escono da situazioni di tratta e difficoltà familiari.
“Abbiamo avuto anche un riconoscimento dell’Unhcr per questa accoglienza!
Pensiamo infatti che sia importante dare un messaggio di apertura e di inclusività anche attraverso il nostro lavoro”
L’azienda produce ortaggi biologici che vende direttamente al consumatore, ortaggi che si avvicendano tutto l’anno, in modo da avere sempre qualcosa da proporre ai clienti e da produrre sul campo.
Valentina non nasce però imprenditrice agricola.
“Mi sono laureata in lettere con indirizzo storico, prima di fare questo riordinavo l’archivio della biblioteca civica di Padova, ma non incarichi temporanei, mio marito per vent’anni è stato un manager di un’azienda che vendeva caffè.
Lui ha sempre avuto il pallino per il verde e le piante, io quello per l’ecologia, abbiamo messo assieme le cose e ne è nata Terre di fiume”
Secondo Valentina una cosa buona la pandemia l’ha portata ed è la maggiore attenzione dei consumatori al mondo del biologico e alla natura in genere.
“La pandemia ha messo in luce una fragilità e un contesto nuovo, tanto che le persone si stanno facendo molte domande, soprattutto sull’ambiente da preservare e su un’alimentazione sana che vada a tutelare anche il territorio.
Secondo uno studio dell’Università dell’Illinois l’agricoltura convenzionale, che ha come fine solo la produzione e gli allevamenti intensivi, sono responsabili del 57% delle emissioni e dell’effetto serra e hanno dunque una responsabilità pesante sul benessere e sull’ambiente circostante.”
“A questo – continua Valentina – si contrappongono per fortuna tanti piccoli e medi agricoltori che hanno invertito la visione delle cose e che hanno capito che la terra non è solo produzione, ma va amata e curata”
Valentina è a tutti gli affetti un’imprenditrice pink green, che definisce addirittura una sfida grande quanto quella di aver cresciuto una figlia.
“Vivo questa scelta e questo lavoro ogni giorno con entusiasmo, sicura di andare verso la giusta direzione.
Con una responsabilità. Quella di riuscire a replicare la nostra esperienza di vita e lavoro, visto che siamo sostenibili, sia dal punto di vista ambientale che economico. Siamo infatti tutti gocce nel mare, ma il mare è fatto di gocce…e tante gocce fanno un’onda, che va verso una direzione precisa. Ed è questo a fare la differenza”
