Quando il posto di lavoro diventa l’inferno

di Redazione
Barbara Bagante - Fondatrice e Presidente del Centro Antimobbing di Padova

Intervista a Barbara Bagante: il mobbing e il coraggio di uscirne

DEFINIZIONE DI MOBBING

Il termine “mobbing” indica una situazione lavorativa di conflittualità sistematica, persistente e in costante progresso in cui una o più persone vengono fatte oggetto di azioni ad alto contenuto persecutorio da parte di uno o più aggressori in posizione superiore, inferiore o di parità con lo scopo di causare alla vittima danni di vario tipo o gravità. Il mobbizzato si trova nell’impossibilità di reagire adeguatamente e  accusa disturbi psicosomatici, relazionali e dell’umore. 

Non stare bene al lavoro, sentirsi a disagio con i colleghi significa essere mobbizzati?

Mettiamo un punto fermo subito – chiarisce Barbara Bagante, fondatrice e presidente del Centro Antimobbing di Padova il  mobbing non è un litigio, il mobbing non è un demansionamento, il mobbing non è un licenziamento né una molestia sessuale, il mobbing è una situazione che si crea in ambito lavorativo nel quale una persona viene esposta a una serie di azioni legittime o illegittime, oppure omissive e che, reiterate nel tempo, portano a un danno della salute. Nell’ordinamento italiano non esiste una disciplina specificamente dedicata al fenomeno del mobbing; ci sono solo sentenze della giurisprudenza, non esiste nella legislazione vigente uno specifico reato di mobbing, ma esistono comunque alcune caratteristiche che qualificano e inquadrano una storia come mobbing: durata, azione reiterata, danno, intento persecutorio”.

I CAM (Centri Anti Mobbing) ascoltano chi manifesta un disagio lavorativo e lo orientano per capire se di mobbing si tratta, fenomeno che richiama precise parole, tra queste il termine impotenza: sei paralizzato nelle tue azioni, come avere le mani legate, ma con gli occhi e l’anima ben aperti che incassano colpi su colpi e ti mortificano fino al midollo. 

Negli ascolti – spiega la responsabile – ricorrono sentimenti e parole quali: senso di frustrazione, inadeguatezza, ansia personale. È un qualcosa che ti isola, per dirla in modo molto franco e diretto, diventi la “gallina sgarrupata” del pollaio. Nel momento in cui sei vittima di un’azione persecutoria, anche i colleghi con cui avevi un buon rapporto e con i quali avevi sempre lavorato bene, ti mollano e tu sei sola”.

Possiamo dare una dimensione del fenomeno?

Abbiamo dati frammentati – prosegue Barbara Bagante – poiché una persona quando ha un problema nell’ambiente lavorativo si rivolge prima al sindacato dell’azienda, poi all’avvocato e al medico,  soggetti ‘intercettori’ che  non riescono a restituirci il numero reale delle situazioni. Succede anche che una persona si rende conto di stare male in quell’ambiente di lavoro, trova un altro posto e se ne va ‘senza lasciare tracce’. Questi casi naturalmente rimangono un sommerso.

Inoltre manca un osservatorio. Posso dirvi che a livello nazionale l’8% della popolazione dei lavoratori è vittima di mobbing, ma sono numeri sottostimati. Al centro Antimobbing di Padova abbiamo ascoltato dal 2008, anno della fondazione, ad oggi 1100 casi, una media di 100 all’anno, parliamo prevalentemente del territorio di Padova e provincia e abbiamo sentito di tutto: dal titolare che picchiava il dipendente, a posti ‘spariti’ dopo aver fatto un concorso in ambito pubblico, fino ai 450 messaggi del capo che voleva una storia da questa ragazza che si è rivolta a noi. Parlando di numeri e di genere, tra le persone che si sono rivolte a noi il 64%  sono donne, 36% uomini, età media 42-43 anni”.

La lenta trasformazione

Nel disagio lavorativo ci arrivi con piccole azioni; è un processo erosivo, lento, che ti porta all’isolamento vero e proprio.

Vi faccio un esempio.

Mi è capitato di accompagnare nel percorso un uomo di mezza età, una bella carriera in un ente pubblico. L’uso di piattaforme digitali in molte strutture è gerarchizzato e questo signore, nel giro di un anno, è passato dal gestirne una decina a gestire solo la sua posta elettronica.

Sono ‘spariti’ gli strumenti di lavoro ma non il suo stipendio né la targhetta nella porta dell’ufficio. Un contenitore vuoto.

Ad un certo punto ti ritrovi isolato. Dal punto di vista biochimico sei sempre attivo, veloce nel dare soluzioni e ora erodi le tue energie per rispondere alla situazione, crolli, non sei nelle condizioni fisiche per reagire.

In un’ottica di prevenzione tu hai una situazione di mobbing, ma non puoi candidare una persona a perdere il lavoro; alcune non sono pronte, non sarebbero in grado di sopravvivere. Con gli psicologi al centro cerchiamo di allenare le competenze per resistere, modificare la relazione, cercare di rispondere in maniera diversa, reagire.

Lavoriamo in team: sindacato, psicologi e avvocati. In alcuni casi la persona sta male al punto da non essere in grado di affrontare un processo: i tempi della giustizia, l’idea di una soluzione lontana. Si opta allora per una preparazione, un sostegno per rimettere la persona in equilibrio e con una certa forza e convinzione.

Sarebbe opportuno – conclude la presidente del CAM – arrivare ad un ascolto prima di aver lasciato il posto di lavoro e prima di essere crollati per avere la lucidità di scegliere il percorso. 

Alcuni posti di lavoro sono viaggi all’inferno, bisogna andarsene con la propria dignità senza che venga calpestata. È necessario qualcuno che ti racconti che tutto il male non è unicamente colpa tua, che c’è una strada che puoi prendere. Puoi anche non fare causa perché non conviene, ma sta a te, a seconda del tuo contesto e della tua sensibilità, decidere come procedere”.     

Centro Anti Mobbing Padova: https://www.centroantimobbingpadova.it/

Info:  https://www.cantieredelledonne.it/https://www.facebook.com/ilcantieredelledonne

Guarda qui il video completo del webinar sulla questione mobbing: https://youtu.be/0iDnmShaNsc

di Lisa De Rossi

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