Fidapa ossia Donne Arti Professioni e Affari

di Daniela Rossi

Intervista a Carla Laura Petruzzelli Presidente del Distretto Nord Est FIDAPA BPW ITALY

Presidente Petruzzelli ci può sintetizzare in poche battute cos’è la Fidapa BPW Italy e quali sono le sue finalità?

È l’acronimo di Donne Arti Professioni e Affari e fa parte dell’International Federation della Business and Professional Women. Ad essa si possono iscrivere tutte le donne professioniste, artiste ma lo statuto prevede anche una quota parte per chi non svolga attività lavorativa.

Fidapa - Donne Arti Professioni e Affari

Essa ha due anime: promuovere la professionalità femminile in tutti gli ambiti, vale a dire supportare le donne per garantirne l’autonomia economica che permette di ottenere la libertà personale, e promuovere azioni a tutela dei soggetti più deboli.

La storia dell’associazionismo italiano è fatta di battaglie e libertà, storicamente la spinta propulsiva deriva  proprio dalla necessità di lottare insieme per un obiettivo comune. Lei, oggi, ravvisa ancora questo tratto distintivo?

Le situazioni storiche cambiano, oggi parlare di lotta è un temine desueto, io preferisco usare la parola “azioneper il riconoscimento dei propri diritti, inoltre le identifico così: alcune più salottiere, altre più incisive. Direi che siamo in una fase un po’ più “soft”.

 

L’impegno nel sociale nasce dalla consapevolezza che il benessere sia legato al protagonismo dei soggetti interessati, ma quando il protagonismo si trasforma in personalismo allora si rischia di disattendere i principi ispiratori. Lei è d’accordo?

Penso che il potere cambi molto le persone in funzione del loro status personale e professionale, la ricerca e l’affermazione del potere personale attraverso l’associazionismo è inversamente proporzionale al proprio grado di affermazione e questo, purtroppo, genera anche lotte tra donne; in assenza di solidarietà e collaborazione si verificano incresciose lotte intestine ma, riconoscendo queste storture, è possibile attivare le azioni necessarie per bloccare questo pernicioso modus operandi. Chi entra in un’associazione dovrebbe farlo non per esercitare un potere personale, bloccando così i progressi delle altre, ma avendo ben chiaro che insieme è possibile crescere: nella professione, nella formazione e nella conoscenza.

 

Tornando ancora alla storia, le associazioni avevano come denominatore comune il miglioramento della condizione femminile: culturale, sociale e politica. Oggi è ancora questo l’obiettivo dei club femminili?

Lo scenario sociale è cambiato, in particolare in questi ultimi due anni in cui sono ulteriormente emerse le lacune della condizione femminile, mi riferisco alle penalizzazioni causate dallo smart working, alla mancanza dell’indipendenza economica, all’incremento della violenza familiare, alla crescita di separazioni; direi che la novità è proprio la presa di coscienza delle falle. Ravviso però anche una trasformazione delle associazioni, quelle mirate solo alla discussione sono in crisi, mentre quelle più propositive hanno avuto un incremento di iscrizioni, grazie a un rinnovato entusiasmo per le progettualità future. Nella Fidapa si è innestata una nuova fase, sono state incrementate le azioni, trainate anche da nuovi argomenti, dal modo di divulgarle e dal metodo per lo sviluppo delle attività. Sono convinta che la capacità di cambiare porti a raggiungere i risultati.

 

Che ruolo ricoprono all’interno del nostro territorio?

Le associazioni devono interagire con il territorio, con le realtà e le Autorità locali, tali relazioni permettono di realizzare progetti, per noi ad esempio è ben definito nello statuto, siamo un movimento di opinione per cui a livello normativo le azioni non le facciamo noi, ma possiamo siglare accordi, stilare protocolli d’intesa con le Istituzioni; ecco perché la collaborazione è determinante.

 

Cosa rappresenta oggi per una donna appartenere a un’associazione, per esempio Fidapa BPW Italy?

Posso rispondere per l’associazione che rappresento: far parte della Fidapa significa essere all’interno di una rete mondiale di 25.000 socie; essere iscritta in una Sezione permette di avere un “passaporto” per accedere, nel mondo, ad altri club, di avere la possibilità di confrontarsi, creare progettualità tra Paese e Paese, partecipare ad eventi internazionali. Significa aprirsi al mondo e non rimanere nel proprio guscio.

 

Ci sono punti di forza nell’associazionismo contemporaneo?

Ci sono, certo! Essi emergono quando, analizzando bene lo scopo statutario, si scopre che un’associazione fornisce molti strumenti per poter raggiungere gli obiettivi personali, certo prima è necessario aver ben chiare le proprie aspirazioni. Comunque penso che qualsiasi forma di associazionismo funzioni solo se si è animate dalla sete di conoscenza, dalla fame di imparare, di fare, di essere attive e propositive.

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