Carpe diem e vivi al massimo. La filosofia di Lorenzo, morto a 16 anni, dopo 4 trapianti di fegato.

di Micaela Faggiani

Oggi la mamma Arianna pensa ad una borsa di studio per aiuto e un apprendimento diverso ai giovani come il suo Lorenzo

Lorenzo aveva 16 anni, a inizio ottobre quando è mancato, dopo il quarto trapianto di fegato o meglio dopo alcune complicazioni legate all’intervento e alla sua malattia.

Lorenzo è nato con un’atresia delle vie biliari che lo hanno costretto a subire tante ospedalizzazioni e appunto questi trapianti, due solo a settembre 2021.

Per colpa di questa malattia le vie biliari non crescono con l’età tanto che, a soli 10 mesi, Lorenzo ha subito il primo trapianto di fegato, un’operazione di salvataggio, a Palermo.

A raccontare la vita gioiosa e battagliera di Lorenzo è la sua mamma Arianna.

Lorenzo pesava solo due kg ma non era possibile fare altrimenti, il trapianto era necessario. L’operazione è stata complicata ma è andata a buon fine, anche se ha portato a conseguenze importanti. I medici ci avevano prospettato che non sarebbe stata l’ultima.

Lorenzo è stato per così dire, in buona compagnia, anzi forse l’armatura da guerriero l’ha ereditata da Arianna.

Colpita da miastenia gravis dall’età di 16 anni, con tutte le conseguenze del caso, nel 2018 si ritrova dall’oggi al domani a combattere contro una leucemia linfoblastica molto cattiva. Le dicono che ha pochi giorni di vita, ma lei non si arrende e si sottopone a tutte le terapie possibile ad un trapianto di midollo al San Raffaele di Milano. E supera anche questa “brutta bestia”, che ancora controlla ogni anno.

Io volevo vivere anche per Lorenzo e ce l’ho messa tutta – dice Arianna”

Lorenzo ha fatto lo stesso, ha superato anno dopo anno gli imprevisti del caso dovuti alla malattia ed è stato sempre stato bene, compatibilmente con quello che aveva. Ha avuto una vita normalissima anche se piena di ospedalizzazioni , ma non ha mai vissuto da ammalato.

Poi è arrivato il momento dell’ultimo trapianto, inevitabile, altrimenti Lorenzo non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere. I medici ci avevano preparato, il trapianto non sarebbe stato semplice. Eppure, dopo tanta attesa, il 1 settembre, è arrivato un fegato per Lorenzo e il trapianto è stato eseguito. Sembrava fosse andato tutto bene, Lorenzo si era anche svegliato ma poi ci sono state delle complicazioni. Anche queste erano prevedibili, chi affronta questi interventi lo mette in conto …può succedere di tutto anche se stai bene..”

Alla morte – continua Arianna –  cerco di pensarci poco, Anche perché credo che non esista la morte senza la vita. Certo mi  fa male il fatto di non averlo più qui fisicamente, ma quello che ci ha dato va oltre la morte.

Lorenzo è morto fisicamente ma, al di là della visione cristiana che uno può avere, ci ha dato talmente tanto, ha riempito la nostra vita per 16 anni di amore eterno, di pienezza, che è un assurdo parlare di morte”

Arianna pensa anche ad un ricordo di Lorenzo tangibileche possa essere utile ad altri ragazzi, all’insegna del sorriso e di quel “sono bello” che Lorenzo diceva sempre, di quella voglia di vivere che aveva, oltre la malattia.

Lorenzo lo voglio portare avanti, non so esattamente come , ma voglio che non venga dimenticato, in particolare il suo stile di vita. Quando eravamo in terapia intensiva ci siamo trovati con migliaia di persone che pregavano per noi …preghiere di ogni tipo che arrivavano da tutto il mondo… da amici e amici di amici…

Ed è stato un filo conduttore di amore e un pensiero positivo sia per Lorenzo per noi  genitori. Sapevamo che  qualcun altro ci pensava e non ci sentivamo soli.

E’ stato importantissimo ed è per questo che vorrei che questo continuasse ad avvenire… vorrei che passasse l’esempio che ha dato Lorenzo che non si è mai arreso, né mai lamentato, non ha quasi mai pianto, non ha mai detto …tutto quello che sto vivendo è un’ingiustizia… e lui avrebbe potuto dirlo.

Era un illuminato? Non lo so, però sicuramente sapeva vivere… non si è mai abbattuto, ha avuto i momenti di tristezza anche lui ma li ha sempre condivisi e questo lo ha reso il guerriero che è stato. Ed è questo che vorrei che passasse ai ragazzini della sua età, che hanno passato due anni tremendi con il covid e sono in difficoltà. Però la vita è un’altra cosa, la vita vince sempre, non si ferma, è inarrestabile e vorrei veramente che i ragazzi, e forse anche gli adulti lo capissero.

Quando uno dice carpe diem, non vuol dire vai e spreca la tua vita, buttala via, fai qualcosa di superfluo.

Vuol dire vivi quello che hai adesso come sia il giorno più prezioso che ti è stato dato. E Lorenzo lo ha sempre fatto. Ecco perché mi piacerebbe pensare ad una borsa di studio, anche perché Lorenzo, per colpa della patologia che aveva, ha fatto sempre tanta fatica con lo studio.

Lui aveva un ritardo negli apprendimenti, tutte le cose che avevano un algoritmo astratto, per esempio la matematica e la lingua straniera, faticava ad apprenderlo, gli mancava la memoria a breve termine, quella di lavoro.

Per arrivare al cervello di Lorenzo bisogna passare attraverso strumenti educativi ultramoderni.. come la metacognizione, usando strumenti e metodi simili al marketing puro, quello concreto.

Negli anni ho imparato quanto sia essenziale per ragazzini come lui o tanti altri riuscire ad accedere all’istruzione in maniera soddisfacente. Anche perché, anche se hanno delle difficoltà, questo non vuol dire che siano meno intelligenti …come ci sono i diversamente abili ci sono i diversamente intelligenti e questo non vuole dire che ti manchi veramente qualcosa, è solo che ci arrivano in maniera diversa dall’apprendimento classico o ci arrivano da altri punti.

E quindi, per concludere, poter avere una  borsa di studio che aiuti qualcuno sarebbe bellissimo perché darebbe continuità a quello che è stata la filosofia di vita di Lorenzo e ovviamente anche la nostra

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