“Una famiglia, tutti i colori”: la mostra antirazzista di Mamme per la pelle e CIAI

di Francesca Campanini

Una mamma per la pelle, in collaborazione con il Centro Italiano Aiuti all’Infanzia (CIAI), ha inaugurato la sua mostra fotografica. Installata nella meravigliosa location del Comune di Padova, ancora per tutto il weekend l’allestimento sarà disponibile per la visione da parte del pubblico

Paola Crestani, presidente CIAI, spiega: “Questa mostra nasce dal bisogno di fare qualcosa per contrastare questo razzismo. Qualcosa di positivo. E quindi non solo puntare il dito contro i razzisti, ma mostrare a tutti quanto è bello poter vivere in un mondo colorato, accogliente, in cui la diversità è una ricchezza che rende felici. Sono 65 foto di mamme e figli che provengono da qualsiasi parte del mondo”.

Paola Crestani - Presidente CIAI
Paola Crestani - Presidente CIAI

Venerdì 22 ottobre l’inaugurazione è stata occasione di incontro e di dialogo su temi cruciali per la nostra società.

La mission della mostra, dell’associazione Mamme per la pelle e del CIAI ha incontrato l’entusiasmo del Cantiere delle Donne.

Questa neonata associazione di promozione sociale per l’empowerment femminile, rappresentata in questa occasione dalla co-fondatrice e giornalista Alessia Da Canal, ha organizzato l’evento di apertura e partecipato all’importante dialogo sull’antirazzismo.

D’amore, d’accoglienza e di invito a mettersi in discussione e a riconoscere i propri pregiudizi, ecco il fulcro del messaggio lanciato da Mamme per la pelle e CIAI.

Gabriella Nobile, già autrice di libri sul tema come I miei figli spiegati a un razzista e Coprimi le spalle, racconta della sua esperienza e dell’urgenza della situazione: “Il mio libro nasce dall’esigenza di raccontare l’esperienza di una mamma che scopre improvvisamente che questa Italia non è poi così accogliente con i bambini dalla pelle più scura o dagli occhi a mandorla.

Io improvvisamente mi sono trovata catapultata, insieme a migliaia di altre mamme, in un mondo razzista, in un’Italia razzista. Quindi ho fatto tutto un percorso, che mi ha portato a capire errori, a fare dei passi verso la cultura antirazzista, che non è facile e nemmeno scontata – prosegue – Mi sono resa conto di essere anche io un po’ razzista con i miei figli, e lo dico con il cuore. Mi ricordo che con al mio figlio maggiore dicevo sempre ‘Tu ti devi vestire sempre meglio degli altri, devi essere più educato degli altri, devi andare meglio a scuola, devi sempre sorridere’… Lui doveva essere sempre di più per non dare modo agli altri di dire qualcosa… Ecco questo è un atto di razzismo! Ѐ un percorso che io ho fatto, un percorso nella cultura dell’antirazzismo”.

Numerosi sono gli esempi di gesti razzisti che “inconsapevolmente” genitori adottivi e persone qualsiasi commettono quotidianamente, Gabriella Nobile riporta altri esempi: “Un altro tipo di genitore inconsapevolmente razzista è quello che dice “No mio figlio è uguale a me, io non vedo il colore della sua pelle che è diverso”. Ecco questo è un altro errore enorme: noi dobbiamo vedere che il colore dei nostri figli è diverso e dobbiamo fare amare ai nostri figli la loro diversità. Se noi invece cerchiamo di sbiancarli e cerchiamo di renderli uguali a noi, togliamo a loro un altro pezzo di io. – e ancora – Smettiamola di usare il termine “di colore”. “Di colore” è un termine razzista, ma di che colore? Chiamiamoli neri, marroncini…

Queste cose ce le insegnano loro, non le decidiamo noi. Noi dobbiamo metterci all’ascolto, dobbiamo metterci all’ascolto dei nostri figli e sono loro che ci insegneranno che cosa è giusto e che cosa è sbagliato fare, ovviamente in un percorso di consapevolezza”.

Questo il tema fondamentale, la necessità da parte di genitori adottivi e della comunità tutta di mettersi all’ascolto di chi quotidianamente subisce discriminazioni e quelle che in gergo vengono definite “micro-aggressioni”.

Specifica Gabriella Nobile: “Purtroppo noi siamo portatori di privilegio bianco, essendo bianchi noi non abbiamo idea di cosa voglia dire subire un atto di razzismo di questo tipo. E attenzione, io per atti di razzismo non intendo l’insulto per strada, perché quello, si spera arrivi quando solo se si incontra il pazzo… Io per atto di razzismo intendo le micro-aggressioni quotidiane che i nostri figli sono purtroppo costretti a subire, date dagli sguardi, dalle parole dette a metà…”.

L’esperta Maria Caterina Pugliese, psicologa e consulente del CIAI che lavora per l’assistenza psicologica ai bambini e ai ragazzi nelle scuole, conferma i disagi dal punto di vista del processo di costruzione identitaria che gli episodi di razzismo accentuano.

In una condizione come quella dei bambini adottati quello che emerge a seguito di episodi di discriminazione è un’ulteriore percezione di ambivalenza rispetto alla propria identità etnica.

Da qui la definizione dell’obiettivo che Mamme per la pelle e CIAI si sono prefissati: combattere il razzismo in ogni sua forma. Non solo tutelare i propri figli con la pelle di un colore diverso, ma abbattere la cultura del pregiudizio che ancora permea la mentalità e le istituzioni italiane. “I nostri figli sono italiani, ma non facciamo questa lotta solo per loro, la facciamo per tutti quelli che non hanno voce. Noi abbiamo voce perché ce la danno, perché siamo in un paese bianco-centrico. Però dobbiamo parlare insieme a tutti coloro a cui questa voce non viene data. Quando mio figlio esce da solo per strada che sia adottato, immigrato, nato qui… non cambia nulla, verrà trattato allo stesso modo” – specifica Gabriella Nobile.

Paola Crestani dà una testimonianza del suo vissuto personale, delle esperienze di sua figlia adottiva, frequentemente fermata dalla polizia per controlli. In maniera innegabile succede più frequentemente di quanto non capiti ai suoi fratelli bianchi. Proprio perché vicina a questo tema, Mamme per la pelle annuncia l’organizzazione del primo corso antirazzista per i membri delle Forze dell’Ordine. Inizierà a Milano il 10-11-12 novembre.

Se i ragazzi neri vengono controllati e perquisiti costantemente dalla Polizia, spesso in malo modo, è a causa dell’immaginario razzista in cui, in Italia, le persone dai tratti etnici differenti dalla “norma” vengono collocate. Destrutturare questo immaginario deviato e deleterio è il dovere a cui tutti come cittadini e i genitori adottivi nello specifico vengono chiamati a rispondere.

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